ADRENALINA SU UNA RUOTA. Dalla sfida personale al mondiale

Denis Meluzzi, alias “MonoMela” si racconta nella sua avventura col monociclo.
Dal cuore di Rimini arriva un’esperienza pronta a sorprendere e ispirare giovani sportivi alla ricerca di novità e sfide.
Da cosa deriva questo tuo soprannome “MonoMela”?
I miei amici mi hanno sempre dato il soprannome “Mela” dal mio cognome “Meluzzi. Sono diventato “MonoMela” da quando ho iniziato ad andare in monociclo ed ora molti mi chiamano così.
Com’è nata questa passione per il monociclo?
La storia è iniziata con anni di mountain bike qui nel circondario e successivamente ho fatto diversi tour anche in tre regioni. Poi ho scoperto il monociclo: mi ha attirato subito il fatto di stare in equilibrio su una ruota, anche se all’inizio lo vedevo molto come un elemento circense. Inizialmente non avevo nessuno a cui chiedere come fare e decisi di comprarlo per una sorta di sfida personale nel novembre 2013. Ci ho messo un mese per fare le prime pedalate e capire i concetti alla base del suo funzionamento, ma non credevo di poterci fare chissà che cosa. Con l’arrivo della primavera, andavo via spesso in mountain-bike e ho provato a fare dei giri anche col monociclo per qualche kilometro. Nello stesso periodo ho conosciuto dei ragazzi di Ferrara che vanno in monociclo già da sei anni, i quali mi hanno dato dei consigli. Non essendoci una scuola vera e propria, la miglior via è affiancare persone già esperte e imparare insieme a loro. Già guardando vedi la tecnica e capisci il movimento perché non viene naturale pedalare a scatto fisso, soprattutto per curve e salite. Prendendo confidenza con le strategie e migliorando l’equilibrio, decisi di iscrivermi alla mia prima gara nel settembre 2014 dove ho percorso 25 kilometri. Poi ho iniziato a girare in diversi luoghi come Bolzano e Varese, continuando a crescere e migliorare, così ho comprato un monociclo più grande a giugno 2015. A settembre ho partecipato alla Ventiquattro ore per mountain bike qui a Bellaria e ho fatto il record di distanza su sterrato. Nel 2016 si è presentata l’opportunità di andare ai mondiali di monociclo insieme ad altri due ragazzi grazie anche ad uno sponsor di Acqualagna. Così abbiamo deciso di tentare, essendo a San Sebastian in Spagna, quindi una destinazione abbastanza vicina rispetto al Canada dell’anno prima. E’ stata davvero una bella esperienza: eravamo in 2000 da tutto il mondo e ho potuto vedere diversi livelli di monociclo e imparare condividendo. Ad esempio io gestisco bene la distanza, mentre gli asiatici erano bravissimi nel free style. Dopo il sisma ad Amatrice, ci siamo organizzati per raccogliere dei fondi da portare personalmente nelle zone terremotate. Nonostante avessi una ferita importante derivata da una caduta, ad ottobre in tre giorni sono arrivato ad Amatrice in monociclo, passando per Castelluccio dove conto di tornare a giugno.
Come si sceglie un monociclo?
Si inizia con un monociclo base, di solito un 20 pollici per capire l’equilibrio e il movimento. Poi si può passare a un 20 pollici con una ruota un po’ più larga per poter fare i salti, oppure quelli da free style sempre da 20 o 24 pollici che hanno la ruota leggermente più stretta e liscia per fare le acrobazie. Si può passare ad un 24, 26 o 29,5 pollici da sterrato per andare in montagna o su sentieri di terra e ghiaia. Dipende poi ovviamente anche dall’altezza e dalla forza della gamba che deve spingerlo. La cosa importante su sterrato è avere un freno, soprattutto in discesa per diminuire il lavoro della gamba.
Che riscontri hai avuto con le persone?
Inizialmente mi davano del matto, poi è emerso che non era un’attività semplicemente a livello circense, ma c’era del potenziale e voglia di crescere. Quando la gente inizia a conoscerti e vedere cosa fai, allora l’opinione cambia, come è successo quando ho provato la salita del monte Grappa che non era mai stata fatta prima. E’ stato un esperimento ben riuscito in due ore e mezza, solo che il tempo non basta mai per fare tutte le cose nuove che mi vengono in mente. In seguito ho rilasciato delle interviste per Altarimini, La Voce ed il Corriere della Romagna. Ho fatto l’apripista alla Rimini Marathon il 17 aprile dell’anno scorso ed è stata un’altra bella esperienza, anche in previsione della maratona del mondiale.
Come ti tieni in allenamento durante l’anno?
A livello di temperature preferisco il freddo al caldo e mi alleno senza problemi nelle temperature rigide. Una mia settimana di allenamento: tre volte vado a nuotare al Garden di Rimini anche perché sono in squadra con alcuni ragazzi che si allenano lì. In questo modo mantengo sciolta la spalla sinistra che sta spesso in una postura sbagliata col monociclo. Poi corro a piedi, sempre per il triathlon: l’anno scorso ho fatto anche il Challenge di rimini, quindi dovevo preparare 21 kilometri. Al momento attuale il mio giro di allenamento a piedi è tra 8 e 10 kilometri. Vado a correre due o tre volte a settimana, di solito abbinando gli allenamenti, così il fisico si abitua alla gara da triathlon.
Quali percorsi preferisci nel circondario di Rimini?
Come giro classico per iniziare c’è la ciclabile del Marecchia fino a Verucchio.
Poi dipende: se cerchi distanza e salita come me devi andare su strada. Puoi prendere la via Marecchiese per Pennabilli, San Leo o altre. Altrimenti vai sulle zone di Coriano e Carpegna: proprio quest’estate ho fatto il cippo di Carpegna. Se no per giri più tranquilli prendi il lungomare fino a Pesaro e fai tutta la panoramica e te la godi anche come vista.
Quali sono i tuoi progetti per i prossimi mesi?
Come salite punto al monte Grappa, Quattro Passi e passo dello Stelvio. In particolare penso al monte Grappa dove ormai sono di casa. Ci sono stato l’ultima volta a novembre anche con la pioggia. A livello comunale sono molto attivi come nel caso del Giorno del Monte Grappa e mi sono trovato davvero bene grazie all’interesse reciproco. Nel prossimo giro che farò lì voglio cambiare tre monocicli in gara. Poi c’è l’obiettivo del mondiale 2018 in Corea. Mi piacerebbe anche fare un altro tour di distanza in Italia o all’estero come Parigi-Londra o Sparta-Atene.
Cosa diresti a qualcuno che vorrebbe iniziare uno sport del genere?
Una persona che va col monociclo non deve avere fretta, bensì tanta pazienza e voglia di imparare senza scoraggiarsi.
L’ideale sarebbe essere affiancato da una persona già capace che ti può consigliare e mostrare tecniche, mentre da solo può essere più complicato. Ti devi mettere alla prova e insistere ed il confronto tra più persone può essere molto utile.