Alla ricerca di mia mamma…

 Alla ricerca di mia mamma…

Canto per chi è come me. Silvia Quadrelli in arte Meus

Esile, uno “scricciolo di donna” come si dice dalle nostre parti ma, è un uragano: una forza della natura, nonostante la sua semi cecità, il bullismo e il rapporto logoro con la madre. Attraverso la musica ha riscoperto: se stessa, la voglia di vivere, sorridere e di far conoscere la sua storia con il canto.

Conosciamo insieme Silvia Quadrelli, una voce incantevole e melodiosa, quasi un canto poetico greco. Noi di Riminiamo e gli amici di Magabagarre abbiamo ascoltato in anteprima questa coinvolgente canzone: “Colors and Shapes”. Presto anche voi udirete la splendida voce di Silvia o meglio; di Meus [la pronuncia corretta è: Mìas] e solo allora capirete il potenziale del suo timbro.

Qualche giorno fa ho conosciuto Silvia, una ragazza educata. Apparentemente taciturna, ma quando ingrana e inizia a parlare è difficile da fermare. Fortunatamente è dotata del dono della sintesi che le permette, dopo un po’, di riassumere praticamente tutto in poche parole. Ho ascoltato la sua canzone e la sua storia; parlando assieme a lei è nato il titolo: “Alla ricerca di mia mamma”. In quel momento ha iniziato, tra risate e tristezza, a raccontarmi la sua storia e di come la musica le abbia donato una nuova vita.

<<Beh, dal titolo del articolo, sembrerebbe io abbia perso mia mamma; non è proprio così. In realtà la vedo spesso. Pensa: abitiamo nello stesso condominio, stesso pianerottolo, una di fronte all’altra; ma non ci parliamo. Spesso i rapporti tra le persone sono strani. La separazione tra i miei genitori ha inciso tanto in questo: la mia musica e il mio rapporto tra i due. Mia madre non mi parla ormai da cinque anni. Bigliettini, regalini; le presi persino un gattino. Ho cambiato tre volte il mio numero di telefono per lei, ma nulla. Allora mi son detta: “Ok. Non mi vuoi ascoltare? Allora facciamo che mi sentirai tutti i giorni alla radio? Ascolterai. I miei pensieri, le mie parole. Perchè nonostante tutto non hai capito quanto ti voglio bene>>.

Da queste prime parole potete capire lo spirito guerriero di Silvia, che continua poi, parlandomi del suo primo progetto musicale e di cosa vuole trasmettere.

<<Quello che hai ascoltato è il mio primo inedito: “Colors and Shapes” (colori e forme). Nasce con il forte desiderio di voler esternare completamente ogni mia emozione. Molto spesso, mentre ascolto musica, mi rendo conto di sentire storie molto simili: d’amore, di sofferenza e canzoni da discoteca. A me piacciono le sfaccettature dei rapporti, delle emozioni, delle storie. Non vengono trattate molto spesso.

Preferisco molto di più il contenuto alla “ballabilità”; mi piace comunicare. È un mio bisogno! Sono sempre stata molto chiusa; ho sempre tenuto tutto dentro. Per ritrovare mia madre voglio comunicare il mio inti- mo, le mie debolezze. Ognuno la racconterebbe e la vivrebbe a suo modo. C’è chi fa sport, chi dipinge, chi va a ballare: io canto. A metà Luglio circa dovrebbe uscire con il video. Stiamo preparando altre due canzoni per uscire con un EP. L’uscita ancora non si sa. Quello che so per certo è che “Colors and Shapes” uscirà con un video veramente emozionante>>.

Perchè hai scelto di cantare in inglese?

<<Perchè ho iniziato il mio percorso cantando in italiano, imitando artisti come Elisa, però, col passare del tempo, mi son resa conto che: le linee vocali in inglese mi piacciono di più. Più vicine a me e al mio stile. Mi riesce tutto molto meglio>>.

Cosa ti aspetti da questa canzone?

<< Io spero con tutto il cuore che qualsiasi persona in difficoltà, ascoltando il mio pezzo, possa sentirsi incoraggiata. Incoraggiata ad andare avanti e trovare la propria valvola di sfogo, come me. Vorrei che questo messaggio venga ben percepito. Ci tengo molto. Voglio lasciare qualcosa di positivo, essere di aiuto per tutte le persone che stanno soffrendo. Scrivere e cantare mi han dato la forza di esprimermi senza timore, senza paura di dire e di cercar di capire. Questa canzone mi ha dato tanto: mi ha liberata. Tu pensa che, oltre a cantare disegnavo. Amavo disegnare. A circa dieci anni mi hanno diagnosticato il Glaucoma Congenito, malattia degene- rativa che porta, nel peggiore dei casi, alla cecità. Lì mi fù imposto il paletto del non stancare gli occhi, tradotto in: smetti di disegnare. Così ho iniziato a coltivare le passioni per scrivere e cantare. Ero troppo piccola per accettare una malattia del genere. Ho cercato qualsiasi modo per uscire da una tale scottatura. Ora ci vedo, poco, ma ci vedo. Ho una percezione più amplia e diversa. Tutti i miei sensi mi aiutano a vivere al meglio. Ho accettato questa condizione fisica>>.

Cosa significa “Meus”?

<<È il mio nome d’arte. È il composto di “Me” e “Noi”, quindi: me-us in inglese.
Me e noi inteso come “insieme” perchè, come dicevo prima: i miei problemi, i miei traumi, le esperienze belle; sono le mie come quelle di tutti. Mi piace estremizzare la mia empatia. “Meus” deriva da “Medusa”. Uno dei nomignolo spesso utilizzato per prendermi in giro a scuola per i miei occhi>>.

Hai subito anche bullismo quindi…

<<Si. È una cosa bruttissima. Ti segna. Io, per fortuna, ho trovato la mia strada, me stessa. Come dicevo: ti se- gna, quindi devi essere forte. Ogni giorno devi decidere chi vuoi essere. Medusa o Meus? Io ho scelto di vederci il bello, di non adeguarmi al giudizio e al come ti vogliono far sentire-presentare gli altri.

Credo bisogna sempre chiedersi il “Perchè?” i/le ragazzi/e lo facciano. Credo che i bulli possano migliorare, capire la fonte del loro disagio interiore. Bisogna essere forti psicologicamente. Meus è questo. Ho trovato nelle parole di sconforto, che le persone mi attribuivano, e ne ho fatto un particolare mio. Una cosa bellissima. Penso vivamente che ognuno di noi, in fondo, sia una bella persona. Ognuno di noi ha i propri difetti. Per me i difetti sono la nostra parte migliore, bisogna solo saperli riconoscere e valorizzarli>>.

Il rapporto con tua mamma?

<<Ho capito perchè ha fatto quel che ha fatto. A nessun genitore viene lasciato un manuale su come farlo. Spero realmente di riuscire a dirle quel che penso tramite la musica>>.

Il tuo cantare in inglese credi sia uno scoglio?

<< No. Ormai l’inglese è entrato nelle case di tutti. Passano molte canzoni in lingua straniera alla radio. Esiste internet e il testo sarà lì per tutti, per i più curiosi: anche la traduzione. Potrebbe piacere la novità. Dietro a tutto questo c’è molto lavoro.
Il mio progetto è seguito da Francesco Fonti e Alessandro Casadei. In genere spiego il testo e espongo la linea vocale. In più, passo a passo descrivo le emozioni che vorrei far percepire attraverso la base>>.

Come pensi sia il tuo futuro da cantante?

<<Voglio continuare a cantare. Fare della musica il mio lavoro, oltre che la mia passione.
Mi sento libera di riuscir a trattare molte tematiche analizzando sempre tutte le sfumature mie interiori>>.

Se ora fossi su un palcoscenico: chi vorresti tra il pubblico?

<<In prima fila: tutte (nessuna esclusa) le persone che mi prendevano in giro. Poi vorrei assolutamente: la mia migliore amica,il mio moroso, i miei produttori, i miei due migliori amici, il mio papà e la mia mamma. Poi ovviamente tutte le persone che mi apprezzano. Spero che questo inizio mi dia la forza di vivere di musica. Spero di trovare l’etichetta che voglia investire in tutto e per tutto su di me>>.

Tutto nasce per “riarrivare” a tua mamma

<<Avrei tanti altri modi per appunto “riarrivare” a mia madre, ma io vorrei essere su un palco.
Vorrei si spegnessero tutte le luci ed un faro la illuminasse. Conoscendomi: inizierei a piangere chiedendole scusa. Scusa perchè non l’ho capita, perchè non l’avevo capita>>.

Giuseppe Andreozzi

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