ASCOLTATE I NONNI! È l’appello di Ilaria Vanucci, neodiplomata al liceo linguistico di Rimini G. Cesare – M. Valgimigli.

Ilaria ci racconta della tesina da lei elaborata per sostenere l’esame di maturità: “ho voluto affrontare il tema della Seconda Guerra Mondiale in chiave diversa dal solito. Ho parlato di quegli anni da un punto di vista molto più personale, niente a che vedere con un libro di storia.”
Le vicende che ha raccontato Ilaria derivano in gran parte dai racconti di uno zio (“per la verità è lo zio di mio babbo, ma lo consideriamo un po’ lo zio di tutti”) e dalle vicende del suo bisnonno.
“Lo zio ricorda la maggior parte degli episodi col sorriso e solitamente inizia parlando in italiano per terminare in dialetto. L’idea di raccogliere i suoi racconti ce l’ho da un po’ perché mi dispiace che vada tutto perso.. egli sta diventando anziano e mi piacerebbe salvare queste memorie. L’idea inziale era infatti quella di fare una raccolta delle sue storie e solo dopo ho introdotto la vicenda del bisnonno per la tesina.”
Come hai iniziato questo progetto?
La mia ricerca è partita dallo strano nome di mio babbo: Guerrino. Mi parlò dell’usanza di chiamare i figli coi nomi dei propri padri. Così iniziarono le ricerche del bisnonno Vanucci Guerrino grazie al sito ‘I dimenticati di stato’. Si tratta di una pagina web nata con lo scopo di raccogliere i nomi di coloro che erano dispersi e in alcuni casi ricostruisce anche i loro ultimi anni di vita. Grazie al medesimo sito abbiamo rintracciato anche il nonno di mia madre disperso in Russia. Inserendo nome e comune di nascita abbiamo riscoperto il mio bisnonno nel cimitero militare di Monaco di Baviera dove ci siamo recati in seguito. E’ stato un episodio davvero emozionante andare lì a ritrovarlo e vedere mio babbo mettersi a piangere di fronte alla lapide, è stata una scena senza prezzo. Riportarlo in Italia è stato complicato a causa delle procedure burocratiche, ma dopo alcuni mesi è tornato a casa. L’hanno fatto atterrare all’aeroporto militare di Bologna con un picchetto d’onore ed ora si trova nel nostro cimitero insieme al resto della famiglia.
Quali sono state le ultime vicende del tuo bisnonno?
Era in servizio militare a Parma quando nel 1943 venne firmato l’armistizio. Lui e i suoi compagni furono allora fatti prigionieri di guerra dai tedeschi. Rimasero per qualche giorno fermi a Bolzano per poi essere portati nel campo di lavoro di Fussen in Germania. Naturalmente le condizioni igieniche erano pessime e questo causò un’epidemia di tubercolosi, portandolo poi alla morte nel ’44. Solo tre anni fa siamo riusciti a riportarlo qui.
Parlaci di quali argomenti hai trattato nella tesina.
Ho iniziato con la poesia ‘Il sogno del prigioniero’ che fa parte della raccolta ‘La bufera e altro’ di. Montale. Il tema principale è quello del prigioniero in un campo di concentramento e qui naturalmente ho collegato la storia del bisnonno. Anche se Montale si riferisce più in generale ad un uomo non libero di esprimersi, il concetto di mancanza di libertà era un parallelismo molto vicino alla prigionia dei suoi ultimi anni. Ho collegato anche inglese parlando della storia di Max Johnston ‘Odissea di un americano tra Riccione e San Marino’ . Si tratta delle vicende di un aviatore americano nascosto nella zona di Mulazzano in seguito ad un atterraggio in paracadute che gli causò la slogatura di una caviglia. Il territorio era pieno di truppe naziste e fasciste, perciò gli abitanti tra cui alcuni simpatizzanti dei partigiani nascosero Johnston nelle loro case. Solo in seguito riuscì a riavvicinarsi alle sue truppe a san Marino. In seguito abbiamo saputo che si è sposato e ha avuto dei figli. Ho scelto questo passaggio per creare un parallelismo con la storia del mio bisnonno: entrambi hanno avuto un’esperienza di prigionia anche se in contesti differenti, mentre il finale della storia è logicamente diverso. Ho concluso parlando del passaggio del fronte a Rimini e a Mulazzano dal punto di vista di mio zio ancora bambino. Da un giorno all’altro si sono ritrovati fuori casa e hanno deciso di cercare rifugio a San Marino come fecero molti di questa zona. Furono accolti in una chiesa da alcune suore e mio zio ancora ricorda la strada all’andata come al ritorno serpeggiando in mezzo a cadaveri.
La tesina di Ilaria ha reinterpretato gli orrori della guerra con gli occhi in un bambino dando voce alle storie che da sempre ha sentito raccontare ai suoi cari.
“Per me è sempre stata una vicenda molto vicina, soprattutto grazie al modo di raccontare di mio zio che permetteva di immedesimarsi completamente nella storia”. Il progetto è stato accolto con entusiasmo e curiosità dalla commissione d’esame, mentre i familiari di Ilaria si dicono sorpresi e fieri del lavoro intrapreso. “Tanti nonni raccontano ancora degli aneddoti di quegli anni, ma non molti pensano a raccoglierli per conservarli, perché a volte possono essere ripetitivi. Anche se sembrano noiosi, sono pezzi di storia e fanno riflettere, quindi ascoltiamoli!”