NOTIFICA da BEART: Ci vediamo una di queste sere?

Clicco “Aggiungi brano” su Spotify e “Non ci vediamo da un po’” diventa parte della mia nuova playlist “Ballo sola”. Ballo sola quando cucino, quando pulisco, sotto la doccia, mentre faccio smart working. Forse, proprio sola non sono. La musica è la miglior compagna.
La musica assume un valore profondo, soprattutto oggi, è la costruzione di un emisfero parallelo.

Energia pura, esplosione creativa, così come lo sono i suoi ricci, Riccardo Bartolini, in arte Beart, giovane cantautore di Riccione, ci accompagna alla scoperta della sua musica colorata.
Metto le cuffie. Mi respira sul viso la brezza primaverile. Mi sorride il mare. La sensazione di leggero freddo della spiaggia le prime volte in cui togli le scarpe e calze e senti l’umido della sabbia, i brividi frizzanti di un nuovo inizio, la bella stagione.
Mi ritrovo a ballare di fronte allo specchio e il mio coinquilino alle mie spalle che pensa che sia impazzita. Forse un poco ha ragione, ma chi non impazzirebbe per Beart?

TI VA DI RACCONTARCI UN PO’ DI TE, DELLA SCELTA DEL TUO NOME D’ARTE E DEL TUO LEGAME CON LA MUSICA?

“Io sono Beart, un ragazzo di vent’anni di Riccione che da sempre ha trovato rifugio nella scrittura e conforto nella musica. Be Art perché credo che trovare l’arte in noi stessi sia la nostra missione nella vita. Ho iniziato a dodici anni con i testi e da qualche anno ho più chiaro chi voglio essere e cosa voglio trasmettere. Cerco di far vedere il mondo con gli occhi di un bambino o di un adulto mai cresciuto.” Be Art essere arte, la musica di Riccardo è così piena di colori, per un pensiero visuale come il mio, è un’esplosione di vernici o polveri colorate.

CHE SIGNIFICATO HA PER TE L’ARTE? E COSA PENSI CHE SI POSSA DEFINIRE ARTE?

“Per me l’arte sta nelle piccole cose e nei grandi sacrifici, in tutto ciò che è visibile e in ciò che non lo è. Chi non vive per l’arte, qualsiasi forma essa abbia, per cosa vive? Soprattutto, vive?”
Riccardo, nonostante la sua giovane età, riconosce l’arte come forma intrinseca della vita e la ricerca in tutto ciò che lo circonda, riconoscendola sempre presente. Ognuno ha una formazione personale, fatta di esperienze, periodi della vita e un’artista sa bene che tutto ciò che vive, che ricerca, che scopre, forma un bagaglio musicale che si porta sulle spalle e dà valore a quello che vuole raccontare con la propria arte, la propria musica.

E IL TUO BAGAGLIO MUSICALE QUAL E’?

“Sicuramente sono stato influenzato dal rap italiano e americano che hanno rappresentato la mia formazione fino agli ultimi tre/quattro anni, da quando, poi ho iniziato ad amare tutta la musica fino ad oggi dove non c’è un genere che non sia in grado di trasmettermi qualcosa né tantomeno che senta di non poter introdurre all’interno della mia musica.”
Il colore temporaneo che Beart dà al mescolarsi di più generi è frutto di apertura a tutto ciò che vibra, esce dalle casse e arriva dritto al cuore. Una magia sentita fin da più piccolo, da quando ha iniziato a scrivere testi, abilità che ancora lo accompagna e lo caratterizza.

PARLIAMO DEI TUOI TESTI, SONO SCRITTI DA TE? COSA TI ISPIRA?

“La scrittura rappresenta una chiave fondamentale nel mio approccio alla musica, deve sempre esserci un messaggio, che possa anche essere frivolo e innocuo, ma chi ascolta amerà le parole che cantiamo ed è giusto che significhino qualcosa per noi e per gli altri. Scrivo sempre, ho oltre mille testi, non lo dico per dire, quindi mi ispira davvero tutto. Passo periodi scrivendo tre o quattro canzoni al giorno, interi album che non vedo l’ora di fare uscire.”

IN QUESTO PERIODO, COME TI SENTI, ARTISTICAMENTE PARLANDO? SEI ISPIRATO?

“Come dicevo, scrivo tanto, ho tanto da raccontare e spesso mi fermo solo perché odio tenere testi appesi in fila. Non ho mai avuto quello che viene chiamato il blocco dello scrittore, tutto mi ispira, anzi a volte devo tenere a freno le idee o rischio di impazzire. Questo periodo penso sia dolente un po’ per tutti, no? Forse noi artisti siamo quelli che ne risentono meno perché se è musica ciò che amiamo fare, nessuno ci ha vietato di farlo.”

È USCITO DA POCO IL TUO ULTIMO SINGOLO “NON CI VEDIAMO DA UN PO’”. TI VA DI RACCONTARCI COME È NATO? VUOI SVELARCI QUALCHE CURIOSITA’?

“Il brano è stato registrato alla 4, ovvero la tana della nostra musica, nonché un piccolissimo monolocale. È un brano nato ad ottobre, dopo un periodo di piccoli litigi con il mio produttore, quando eravamo pieni di musica, ma senza l’aiuto di nessuno. Decidiamo di rivederci e di fare qualcosa di nuovo, questo brano è stato il primo di un ciclo che ha portato alla luce davvero tantissima musica. Non ci vedevamo da un po’, davvero!”

Il tuo produttore: Bongi.

QUAL È IL VOSTRO RAPPORTO MUSICALE?

“Bongi è la metà della mia musica, forse anche di più. Penso di essere davvero difficile da tollerare, da capire e da seguire, ma lui ci riesce perfettamente. In Italia, pochi produttori hanno la sua duttilità e una personalità del suo calibro. Sicuramente, non ha ancora l’esperienza, ma di sicuro forza d’animo e determinazione lo porteranno a far parlare di sé. Tanto.”
BeArt è un giovane talento, classe ’99. Negli ultimi anni Riccione è terreno fertile per la musica, molte giovani voci si sono fatte ascoltare.

FAI PARTE DI QUALCHE COLLETTIVO?

“Diff Squad si chiama il mio collettivo, siamo quattro cantanti e due produttori, ma devo dire che Riccione riserva davvero tantissimi giovani talenti. Nel mio piccolo sto cercando di contribuire ad aiutarli, tanti artisti passano alla 4 e da tutti abbiamo da imparare qualcosa. Credo che la musica unisca la nostra città che spesso troviamo divisa.”
La sua giovane età è un valore aggiunto alla sua arte. Il video di “Non ci vediamo da un po’” è stato creato utilizzando piattaforme di social network come Instagram e Tiktok. Un’idea interessante è stata proposta dal suo team, con il lancio di un’iniziativa: creare un video “home edition” della canzone tramite la partecipazione dei suoi followers con video personali di momenti passati insieme ad amici e non, prima della quarantena. Un modo per dirsi che anche se “non ci vediamo da un po’” non ci siamo dimenticati di loro.

VUOI RACCONTARCI QUESTA SCELTA E IL TUO RAPPORTO CON I SOCIAL? PENSI CHE POSSANO AIUTARE LA MUSICA?

“L’iniziativa è stata un’idea di mia sorella e del suo moroso e l’ho vista come un’opportunità per coinvolgere chi ci ascolta. Il merito del video ufficiale e della gestione dei social, invece, lo devo a due persone che da sempre hanno deciso di aiutarci nel progetto: Filippo e Letizia. Credo che i social siano le vetrine dove puoi comunicare a chi segue le tue uscite e far si che loro possano aiutarti a promuoverle.”
La musica ricerca non solo canali digitali, ma la forza vitale di essa è nei live. Nell’energia di un palco, delle note cantate a squarciagola dai fan e dalle vibrazioni dei luoghi in cui si suona.

COME SENTI IL FATTO, PER ORA, DI NON POTERLI FARE?

“Abbiamo passato più di un anno rintanati in studio, fermandoci con i live che in passato abbiamo proposto anche con la band, perché volevamo di più, nella fiducia di suonare poi una volta che la musica sarebbe uscita. Volevamo tanto salire sul palco e so che chi come me, e chi da anni lo fa come mestiere ne ha dovuto risentire e non poco. Basti vedere Salmo, primo rapper a San Siro costretto a dover posticipare la data. È un momento difficile per tutti, ma credo che servirà per eliminare l’eccesso musicale che c’è stato negli ultimi anni.”

COME STAI VIVENDO QUESTO PERIODO? Difficile pensare al futuro che è sempre incerto, MA QUALI SONO I TUOI OBIETTIVI PER IL FUTURO, ARTISTICAMENTE PARLANDO?

“Sono molto sereno, cerco di esserlo sempre in realtà. Non mi spaventa il futuro. So che testa, duro lavoro e passione mi guideranno sempre verso la direzione giusta; in più, posso contare su una famiglia e degli amici che sono sempre pronti ad aiutarmi. Ho tantissima musica e ancora più idee, non vedo l’ora di mostrarle a tutti.”

In bocca al lupo Beart. Sperando di poterci riabbracciare presto e cantare a squarciagola sulla bella spiaggia della Romagna.

Ilaria Ferrari

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