Che sucCede? Ci scaPpa del (EMO MATH) rock, CICCIO! E anche delle ciambelle

Voi sudate? No perché io quasi per niente. Non scampo alle vampate da panico o a quelle da imbarazzo, ma le goccioline, quelle vere, non le vedo mai. Quasi mai. Due sole cose fanno eccezione: il corso di danze africane e le interviste fatte al telefono.
Pronto, Andrea? Ciao! Sono Gloria, ti disturbo?
«Ciao Gloria, no assolutamente!»
Caldo. Voce giovane e gentile. Accendo il registratore del pc e il ventilatore. Sono inciampata nei Cucineremo Ciambelle per caso, in un appiccicoso pomeriggio di luglio. Non ricordo se a propormeli sia stato il dio Facebook o l’amico Youtube, ricordo solo il colpo di fulmine per il nome.
I Cucineremo Ciambelle sono un gruppo formato da tre giovanissimi ragazzi, Andrea Muccini, Jacopo Corbelli e Leonardo Agostino. Nati musicalmente nel 2015 in parallelo ad un altro gruppo, hanno inciso il loro primo album, Fingere di essere ciò che si è, tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 per V4V-Records (N.B. ascoltatelo!). Sono molto vicini all’emo math rock, stile musicale americano dalla ritmica che confonde, fonde e manipola i tempi, qualcosa di agressivo e insieme dolcemente malinconico.
Vado subito al sodo così non ti rubo troppo tempo. Raccontami chi siete, raccontami di voi.
«Io sono Andrea, ho 22 anni e sono di Santarcangelo. Vivo a Madrid per studio, faccio odontoiatria, e sono il bassista e cantante del gruppo. Jacopo è del ‘96 come me, è di Verucchio, è il batterista e studia lingue, mercati e culture dell’Asia… Se non sbaglio! Leonardo invece è del ‘98, è di Novafeltria ed è il chitarrista, e insieme siamo i Cucineremo Ciambelle. Ognuno di noi arriva da un background musicale diverso. Jacopo, il batterista, è quello con la conoscenza musicale interminabile, Leo invece è quello che ha studiato seriamente musica ed è quindi molto tecnico, e io arrivo dal pop punk quindi, come puoi intuire, le influenze che abbiamo sono molto diverse».
No scusa Andrea… Ma se tu vivi a Madrid, come fate a provare o a registrare?
«Facile: quello che gli altri gruppi fanno in un anno noi lo concentriamo in tre mesi! E poi prendo tanti aerei…»
Wow! Tra l’altro ho letto che siete nati in una gelateria, è vero?
«Diciamo che la gelateria è stata la “sala brainstorming”. Tra un gelato e l’altro abbiamo partorito la maggior parte delle idee, quindi sì, possiamo dire di essere nati in gelateria!»
Cosa che tra l’altro si sposa benissimo con il vostro nome. Perché Cucineremo Ciambelle? Da dove salta fuori questo nome assurdo?
«Devi sapere che noi scherziamo il 99% del tempo. Durante i nostri live, ad esempio, facciamo proprio spettacolo, che ne so! ci vestiamo da donne o qualsiasi cosa ci faccia divertire… Siamo noi i primi a goderci il live! Praticamente in una serata di delirio, tra una birra e l’altra, mi sono ritrovato a pensare al cartone animato Shrek. C’è una scena in cui Ciuchino dice “Domattina cucinerò ciambelle”… Bé ci è sembrata così stupida e assurda quella frase, che abbiamo capito che ci saremmo dovuti chiamare così: Cucineremo Ciambelle. Quando vogliamo vergognarci meno ci presentiamo come CiCi comunque».
(io la scena me la immagino…)
E come vi trovate all’interno del mondo discografico italiano?
«A livello di produttori male purtroppo. Sembra che qui si faccia tanto, se non quasi tutto, per soldi. Abbiamo incontrato poche persone mosse dalla passione o da una ricerca autentica di sperimentazione. Sembra che tutto si stia conformando, che tutto stia andando verso un unico genere. È difficile fare quello che si ama senza scendere a compromessi, questo lo abbiamo capito, e per questo abbiamo provato ad andar fuori, a varcare i confini nazionali. Siamo contenti di quello che ne è uscito, però allo stesso tempo ci aspettavamo qualcosa di meglio».
Avete dei video molto molto belli. Spettro è curatissimo e personalmente ho trovato molto bello anche quello illustrato da Giulia Betti, Profeta.
«Sì, quello di Spettro è mozzafiato. Filippo Cinotti, di VMultimedia, è un vero maestro. Le due persone che compaiono nel video sono lui e la sua ragazza in Scozia. Con quello di Giulia Betti abbiamo invece cercato di trasmettere solo attraverso la grafica. Teniamo molto ai video anche se sappiamo che come band emergente potremmo investire meno energie e risorse economiche nella parte visuale. Cosa ci possiamo fare, per noi conta davvero tanto. Possiamo dire di essere fieri dei nostri lavori».
(guardateli!)
I testi invece chi li scrive e da dove arriva l’ispirazione?
(Faccio la domanda ad Andrea ma la risposta mi arriva da Jacopo qualche ora dopo via mail)
«L’ispirazione principale nella stesura dei testi è la vita quotidiana, per quanto possa suonare come clichè. Molti testi nascono da piccole cose insignificanti che vivo, o vedo, o sento. Succede che la maggior parte del tempo la passo da solo, da qualche anno a questa parte va semplicemente così, e quindi il tempo per rimuginare non manca mai. In particolare, è diventato quasi facile notare le affinità tra me o la rappresentazione delle cose che ho in testa ed altre cose apparentemente slegate da me: me e un insetto, il mio rapporto con una mia amica come quello tra un topo e un gatto, le mie preoccupazioni e un ortica che decide di prendersi un muro, e così via».
C’è un palco che vi piacerebbe calpestare?
«Più che un palco ci piacerebbe suonare per Audiotree. Quello potrebbe essere il sogno del cassetto in comune. A noi comunque quando ci viene dato un posto dove suoare siamo felici. Ci basta molto poco, facciamo già quello che ci piace».
Vi sentite musicalmente vicini a qualcuno?
«Direi di no, più che altro in quanto a musicalità e felicità ci lasciamo ispirare molto dai Tiny Moving Parts».
Essere sempre d’accordo non deve essere facile, c’è qualcosa che come band avete trovato difficile?
«Diciamo che non c’è mai niente che vada liscio (ride), però abbiamo come base l’amicizia quindi partiamo con le spalle coperte. Di sicuro ci aiutano i gusti musicali simili. Qualche screzio ovviamente, soprattutto perché siamo tre persone particolari. La cosa più difficile è stata mettersi d’accordo con gli altri artisti e con l’etichetta, più che tra di noi. Quando sei ad un certo “livello” e devi fare le cose in un certo modo, non diventa più una passione ma qualcosa di calcolato, e questo dispiace. Noi ci siamo sentiti un po’ legati, continuiamo a rimanere fuori dalle cose poco genuine perché noi siamo così e ci teniamo a mantenerci integri. L’ambiente non è facile e questa non è cosa scontata».
Vi vedremo da qualche parte prossimamente?
«Purtroppo con l’inizio dei corsi alle porte mi sa che ci vedremo tra un po’ di tempo. Stiamo registrando un Ep e vorremmo farlo uscire a breve, questo lo anticipo. Anche se non ci vedremo presto di persona, ci faremo di sicuro sentire!»
Saluto Andrea e spengo il registratore del pc. Il ventilatore no, non ancora. Sudatissima digito Cucineremo Ciambelle nella barra di Youtube e lascio che parta la riproduzione casuale. Da quell’appiccicoso pomeriggio ascolto questi tre ragazzi ogni volta che il mio umore è in grado di reggere le loro melodie malinconicamente dolci. D’altronde come potrei non farlo, io che per i donuts sono come Homer Simpson??
Ciao. Buon ascolto. Mi vado a fare la doccia.