CHIESA DI S. ANTONIO SUL PORTO

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Appartiene, purtroppo, al nutrito elenco di chiese e monumenti della “Rimini sparita, che non c’è più” venuti meno in seguito agli eventi bellici, per incuria o per volontà umana. Prima di procedere alla descrizione di questo sacro edificio, ritengo necessario e doveroso accennare alla devozione dei riminesi riserva- ta al Santo portoghese Antonio (1) inviato a Rimini da San Francesco per contrastare l’eresia catara allora perseverante e ben salda soprattutto nel “rione pataro” situato nella zona compresa tra le mura romane nei pressi della chiesa ed oratorio di San Girolamo e San Giovannino (RiminiAmo – anno 2 n. 4 – Ago./ Sett. 2018) all’incirca nel punto in cui oggi vi è la congiunzione tra le vie Dante e Clementini dove secondo alcuni allora esistevano chiesa e monastero di S. Maria degli Angeli (2) (secondo L. Guerra invece – Il Ponte del 19 Ott. 2011 – era ubicato nei pressi dell’attuale piazzale Gramsci) e dall’adiacente “molino dei patarini” fino alla chiesa dei Santi Bartolomeo e Marino (oggi S. Rita) e all’anfiteatro romano.

IL MIRACOLO DELLA PREDICA AI PESCI
Antonio giunse da Forlì e soggiornò a Rimini forse dalla quaresima o dall’autunno del 1222 fino alla fine del 1223 per esercitare il suo ministero. Ma alle sue prediche – di cui non è rimasta traccia – non assistevano che pochissime persone sia nelle chiese che nelle piazze, anche perchè boicottate dai vertici catari. Così egli, per divina ispirazione, si recò immerso nella preghiera verso la foce del Marecchia nel punto in cui il fiume formò un nuovo tratto di porto in seguito ad una piena avvenuta nell’anno mille.
Giunto che fu tra la riva e lo stesso fiume, si rivolse ai pesci con le seguenti parole: “Udite la parola di Dio, voi pesci del mare e del fiume, dappodichè gli infedeli eretici la schifano d’udire”. …(omissis) E detto ch’egli ebbe così, subitamente venne alla riva a lui tanta moltitudine di pesci, grandi, piccoli e mezzani, che mai in quel mare né in quel fiume non ne fu veduta sì grande moltitudine; e tutti tenevano i capi fuori dell’acqua, e tutti stavano attenti verso la faccia di santo Antonio, e tutti in grandissima pace e mansuetudine e ordine: imperocché dinanzi e più presso la riva, stavano i pesciolini minori, e dopo di loro stavano i pesci mezzani, poi di dietro, dov’era l’acqua più profonda, stavano i pesci maggiori. (omissis) (cap. XL dei “Fioretti di S. Francesco d’Assisi – ed. Meravigli 1988 – pagg. 125/126).
STORIA
Sul luogo dove avvenne il miracolo (all’incirca all’altezza dell’attuale linea ferroviaria Rimini-Bologna, tenuto conto che nel 1200 la linea costiera si spingeva ancora un poco oltre) fu edificata a ricordo una celletta. Ma per vedere sorgere una “cappelletta” ottagonale a forma piramidale alla cui sommità venne posta una lanterna “per guida de’ naviganti e sicurezza nell’oscurità della notte” (C. Clementini) (3) occorse attendere il 1569. Tale cappelletta, a causa dell’avanzamento della linea di costa venuta ad essere la chiesa più vicina ad essa, usurpò il ruolo di faro al campanile della chiesa di San Nicolò. Fu affidata alla “confraternita sul porto” della congregazione dei Padri Celestini di San Nicolò (4) i quali da subito vi officiarono quotidianamente, seguiti soprattutto dalla gente della marineria. La chiesa godette di franchigie e di indulgenze concesse nel tempo da più pontefici e con essa ne beneficiarono anche i riminesi che nel frattempo avevano eletto S: Antonio coprotettore della città.
Nel 1766, dopo che in data 23 maggio 1751 i Celestini fecero espressa richiesta per scongiurare i danni da allagamento causati dalle piene del Marecchia (5), l’edificio religioso fu ricostruito sempre in forma ottagonale con tre altari sulla “montagnola di S. Antonio” (così fu chiamato il terrapieno di edificazione) su disegno del capo mastro riminese Domenico Bazzocchi Pomposi. Il terremoto che colpì Rimini nel 1786 causò solo leggeri danni alla chiesa che potè così continuare ad officiare.
A fine Maggio 1915, con lo scoppio del primo conflitto mondiale, l’edificio sacro fu colpito dall’artiglieria navale austriaca. Più gravi danni gli furono causati dal terremoto dell’anno successivo. Col restauro terminato nel 1931, la “montagnola” preesistente fu sostituita da una scalinata. Anche con il bombardamento del 21 Gennaio 1944 subì leggeri dan- niall’abside, ma nel marzo successivo i tedeschi la demolirono completamente in quanto era per loro ostacolo all’osservazione delle difese della costa. Non fu più ricostruita, neppure dopo il rimborso dei danni bellici impiegati nella costruzione di una nuova chiesa a Riccione.
L’ARTE
La Confraternita sul porto dei Celestini non godeva di grandi ricchezze, per cui anche l’arte e gli arredi delle loro due chiese ne risentirono. Dall’inventario dei beni da loro redatto nel 1778, risulta l’esistenza:
– sull’altare maggiore, di un quadro raffigurante il “miracolo della predica ai pesci “ del pittore riminese AngeloSarzetti (1656–1713) inserito in una cornice fatta dorare “in proprio” a Venezia con l’apposizione in aggiunta di una corona d’argento dall’allora parroco Francesco Curti;
– di una stata lignea del XVII secolo rappresentante S. Antonio;
– il secondo altare in legno, rialzato di un gradino, ospitava un quadro del Costa avente per soggetto S. Carlo Borromeo;
– sul terzo altare erano situati una “SS. Trinità con vari santi” ed una “Beata Vergine Addo- lorata” con cornice dorata.
Le prime due opera, oltre alla Via Crucis di cui fu dotata nel 1837, oggi si trovano nella chiesa di San Nicolò.
1) S. Antonio da Padova, al secolo Ferdinando Martins de Bullöes (Lisbona, 15 Agosto 1195 – Padova 13 Giugno 1231), di nobile famiglia, appartenne all’ordine francescano. Il 30 Maggio 1232 papa Gregorio IX lo proclamò santo e Pio XII lo nominò Dottore della Chiesa.
2) Chiesa e monastero di S. Maria degli Angeli. Fu fondato dalla Beata Chiara da Rimini tra il 1306 ed il 1308. Dopo la sua soppressione avvenuta nel 1810 in seguito all’invasione napoleonica fu completamente distrutto e mai più ricostruito.
(3) Cesare Clementini (Rimini 3 Febbraio 1561 – 1624) così documenta nel suo “Raccolto istorico della fondatione di Rimino e dell’origine e vite de’ Malatesti” il cui primo volune fu stampato nel 1617 ed il se- condo lo fu, postumo, nel 1627.
4) Congregazione fondata nel 1264 da papa Celestino V, al secolo Pietro Angelerio o Angeleri (S. Angelo Limosano o Isernia tra il 1209 ed il 1210 o 1215 a seconda delle fonti – Castello di Fumone 19 Maggio 1296). Seguaci della regola benedettina più stretta, fu incorporata da papa Urbano IV nello stesso ordine e nel medesimo anno di fondazione. Furono soppressi in Francia durante la rivoluzione ed il Italia nel Febbraio 1807 da Napoleone.
5) Presso la chiesa di San Nicolò esiste un elenco dei debiti contratti per edificare la chiesa nuova dal 17 Ottobre 1765 al 9 Marzo 1767.