CHIESA DI SAN BERNARDINO

La prima apparizione dei francescani in Romagna si ebbe con la venuta di San Francesco d’Assisi durante i suoi viaggi apostolici, nel Maggio del 1213. Non è dato averne certezza se proveniente da Rimini o da San Leo dove il giorno 8 dello stesso mese ricevette in dono dal conte il monte de La Verna dal conte Orlando Cattani. Sicuramente vi ritornò nel 1215 e nel 1224 prima di fare ritorno a La Verna dove il 14 Settembre ricevette le sacre stigmate.
Di certo sostò a Villa Verucchio quando gli fu donato un terreno dalla famiglia Ferrini su cui, vivente Francesco, fu iniziata la costruzione del convento ancora oggi esistente e, come detto, a Rimini ove soggiornò, secondo alcuni, nel luogo in cui successivamente si stabilirono le Clarisse (oggi chiesa di Santa Chiara-Santuario della Madonna della Misericordia), oppure, secondo altri, dove sarebbero sorti la chiesa ed il convento di S. Francesco, area su cui ora insiste il Tempio malatestiano.
Come a Villa Verucchio, anche a Rimini si costituì una comunità francescana alla quale partecipò anche S. Antonio da Padova, sia pure per un limitato periodo di tempo. Qui, nel 1257 dai monaci di Pomposa i francescani ricevettero una vecchia chiesa che, una volta da loro ricostruita, fu dedicata a S. Francesco.
Nel corso degli anni si verificò una divisione nell’ordine che provocò la separazione tra gli “Osservanti” che propugnando una vita il più fedele possibile alla regola francescana volevano isolarsi dai lussi della città, ed i “Conventuali” propensi ad una lettura meno rigida della regola. Conseguentemente a ciò, quando nel 1396 ebbero in dono un piccolo convento con annessa chiesetta ubicati sul colle di Covignano (chiamato poi “Convento delle Grazie” perchè sul luogo su cui si erigeva il complesso monastico, esisteva una statua lignea riproducente una Madonna detta appunto “delle Grazie” che oggi si trova a Venezia nella chiesa di S. Marziale presso la quale si trasferì miracolosamente), una parte dei confratelli – gli “Osservanti” – vi si ritirò, mentre i “Conventuali” restarono nel convento di città. A derimere la questione, fu papa Leone X, al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici (Firenze, 11 Dicembre 1475 – Roma,1 Dicembre 1521) con apposita bolla del 1517 che definì la separazione dei conventi e dei beni.
Già dal 1480 gli Osservanti avevano ricevuto in dono una casa destinata ad uso abitativo che adibirono ad infermeria per i frati malati e ad ospizio a cui nel 1485 fu annesso un oratorio in origine edificato per un uso assolutamente privato che fu adibito ad uso pubblico dal 1602 quando l’ospizio divenne convento autonomo. Fu dedicato a S. Bernardino da Siena (1) .
Come si legge nella “Breve guida della chiesa” scritta dallo storico dell’arte P. Giorgio Pasini, l’oratorio probabilmente costruito ad un solo altare, i padri Osservanti lo “dotarono nel 1600 di una pala con la raffigurazione di “S. Bernardino davanti al papa a cui presenta la monografia del Nome di Gesù”, opera di Giovanni Laurentini detto l’Arrigoni (S. Agata Feltria, 1550 – Rimini, 18 Marzo 1633). La chiesa fu ingrandita ed abbellita in breve tempo anche con la costruzione di altari laterali e nel 1640 fu dotata di un bel crocifisso ligneo di frate Innocenzo da Petralia Sovana (Petralia Sovana, 1592 – Palermo, 1648) e nel 1641 di un’immagine della Madonna di Loreto”. Con il terremoto del 1672 fu quasi completamente distrutta.
La sua frettolosa riedificazione forse non fu eseguita nel migliore dei modi. Difatti solo successivamente si avvidero della pericolosità dell’edificio e della conseguente necessità della sua ricostruzione. Del progetto fu incaricato Giovan Francesco Buonamici (Rimini, 1692 – 4 Agosto1759), celebre archietto pontificio, residente vicino alla stessa chiesa nella contrada dei Magnani – l’attuale via Garibaldi – nel rione Montecavallo. I lavori iniziarono il primo Maggio 1757 con la posa della prima pietra e venne benedetta il 6 Settembre 1759 da padre Francesco Antonio da Modigliana anche se non completamente finita.
Occorse del tempo affinchè i lavori potessero terminare: la facciata rimase comunque incompiuta. Purtroppo il Buonamici non potè vedere terminato il suo capolavoro a causa della morte avvenuta il mese antecedente quello della benedizione. La facciata ospita, racchiuse in due nicchie, le statue di S. Bernardino da Siena e San Giacomo della Marca (2). Sulla fiancata lungo la via Bertola, sempre in una nicchia, si trova la statua di S. Framcesco d’Assisi. Tutte e tre le opere sono stucchi dello scultore bolognese Carlo Sarti (3), autore anche delle statue, pure in stucco, situate all’interno della chiesa raffiguranti San Ludovico da Tolosa (4) e S. Bonaventura da Bagnoregio (5). Nell’abside si trovano interessanti opere del pittore Giuseppe Milani (6).
A padre Francesco Antonio Pappiani da Modigliana, teologo e segretario generale dell’Ordine, si devono i doni dei reliquiari (uno dei quali rubato nel 1974 dal museo delle Grazie), delle suppelletili, dei paramenti, del coro ligneo e dell’altare maggiore in marmo, commissionata nel 1769 ad artisti ravennati.
Resistette bene al terremoto del 1782, mentre quello del 1916 produsse gravi danni al campanile e causò il crollo del soffitto.
Durante la seconda guerra mondiale i sotterranei del convento che servivano da rifugio antiaereo, furono duramente colpiti dal bombardamento del 28 Dicembre 1943. In quell’occasione trovarono la morte 56 persone, in maggioranza donne e bambini. Una targa posta all’esterno lungo il vicolo San Bernardino, ricorda il triste evento.
NOTE
(1) S. Bernardino da Siena [Bernardino degli Albizzeschi (Massa Marittima (GR), 8 Settembre 1380 –
L’Aquila, 20 Maggio 1444) da Tollo di Dino di Bando – Governatore della città – e da Nera di Bindo entrambi di nobili famiglie di origini senesi. Dovette trasferirsi presso la zia Diana dopo la morte della madre e del padre avvenute quando egli aveva tre e sei anni. Nel 1391 si trasferì a Siena presso lo zio Cristoforo degli Albizzeschi. In questa città completò gli studi ed a ventidue anni indossò l’abito entrando nell’ordine dei frati Minori Osservanti di cui fu vicario generale dal 1437 al 1441. Grande predicatore, evangelizzatore e pacificatore, nel 1427 subì un precesso per “eresia” dal quale fu completamente prosciolto anche grazie al trattato scritto in sua difesa dal teologo Paolo da Venezia – o Paolo Veneto (al secolo Paolo Nicoletti, Udine, 1368 – Padova 1428/29). Papa Martino V che lo conobbe durante il processo, molto colpito dalle sue prediche, volle nominarlo “predicatore della casa pontificia”, incarico che Bernardino rifiutò per umiltà. Fu proclamato Santo il 24 Maggio 1450 da papa Nicolò V.
(2) San Giacomo della Marca (2), al secolo Domenico Gangala (Monteprandone (AP), 1 Settembre 1393 – Napoli, 28 Novembre 1476) apparteneva all’ordine dei frati minori osservanti. Canonizzato da papa Benedetto XIII il 10 Dicembre 1726. .
(3) Carlo Sarti fu un plasticatore bolognese molto attivo a Rimini dal quarto all’ottavo decennio del XVIII secolo . In Treccani, Dizionario biografico degli italiani – volume 90 (2017), apprendiamo da una sua dichiarazione autografa datata 11 Giugno 1768, sappiamo che era figlio di Benedetto (detto Rodelone) cittadino bolognese e di avere sessantotto anni circa. Si ritiene pertanto che potrebbe trattarsi di Carlo Antonio di Benedetto Sarti (anch’egli scultore) e di Margherita Vanini, nato il 13 Aprile 1697 come risulta dai registri battesimali della Cattedrale di Bologna. La data del suo decesso non è certa: sembra il 1771, ma in data 25 Aprile 1773 sembra essergli stato indirizzato un pagamento per una “Madonna del Rosario”.
(4) San Ludovico da Tolosa (Brignoles, 9 Febbraio 1274 – 19 Agosto 1297), francescano francese e vescovo di Tolosa, figlio del re Carlo d’Angiò e di Maria d’Ungheria. Canonizzato nel 1317 da papa Giovanni XXII.
(5) San Bonaventura da Bagnoregio (Bagnoregio (VT), ca. 1217/1221 – Lione, 15 Luglio 1274) al secolo Giovanni Fidanza, cardinale, teologo e filosofo, insegnò alla Sorbona di Parigi e fu amico di S. Tommaso d’Aquino. Canonizzato da papa Sisto IV nel 1482 e proclamato Dottore della Chiesa da papa Sisto V nel 1588.
(6) Giuseppe Milani (Cesena o Fontanellato?, 1711 o 1716? – Cesena, 1798).