CINEMA E TEATRO. LE DUE FACCE DI SAMUELE SBRIGHI

UN CAFFÈ CON L’ATTORE E REGISTA SANTARCANGIOLESE.
Via, si parte, registratore e macchina fotografica nello zaino ci sono, domande da fare, memorizzate, più o meno, poi spesso improvviso dopo i 30 la memoria è quella che è, fresca e pimpante, più o meno, non dimentico nulla, no, via allora esco dall’ufficio, sono le 16:30 alle 17 sono atteso a Santarcangelo, nella bella e allegra Santarcangelo, mi aspetta un ospite d’eccezione, in realtà grazie a degli amici l’ho conosciuto qualche settimana fa per la presentazione di un film in anteprima alla Befane ed avevo scambiato con lui già quattro chiacchiere, quindi so già cosa mi aspetta e chi mi aspetta, un attore e regista che sta trovando nel teatro la sua massima espressività ad ottimi livelli e che l’ha visto “trionfatore” nella sua Santarcangelo con lo spettacolo teatrale l’evoluzione delle specie, calcando il palco del Teatro Lavatoio il 29 e 30 maggio, solo per gli applausi finali però, perchè di questo travolgente spettacolo ne è il regista e traghettatore.
Lui è Samuele Sbrighi, un ragazzo semplice, alla mano, che ad ogni sua parola trasmette l’amore per il suo lavoro e la voglia di migliorarsi sempre e comunque. Odio l’aria condizionata ma oggi è davvero caldo, pazienza, finestrino aperto e i pochi capelli al vento, ormai tra il traffico e una rotatoria come al solito ho i miei 5 minuti di ritardo dall’orario concordato, beh dopotutto il famoso quarto d’ora accademico c’ è, esiste tecnicamente quindi sono in orario. Ecco, l’arco di Santarcangelo, sono quasi arrivato, parcheggio, appuntamento in un bar del centro al bar Commercio per l’esattezza, 17:05 puntuale direi, conoscendo i miei standard di puntualità, Samuele è già lì che legge un giornale, mi vede ci salutiamo e mi invita a restare al bar a sorseggiare un caffè e fare qui la nostra intervista.
Bene penso, un caffè è un pò come una bella donna, calda e travolgente, che sa coccolarti e sa essere dolce e amara, quindi ci vuole. C’è tanta gente, chi per un aperitivo chi per una bevanda fresca, tanti conoscono Samuele e non mancano di fargli un saluto, all’improvviso prende il suo smartphone e via parte come il più consumato degli show man con la sua diretta su instagram “E’ iniziata l’intervista di Riminiamo con Giuseppe” parte così la nostra intervista, social.
Arrivano i caffè, mentre cominciamo la nostra chiacchierata, Samuele, chi ti conosce già sa quel’è stata la tua prima apparizione al cinema, raccontala per chi ancora non ti conosce…
<<Nel 1979 avevo 4 anni, mio padre mi portò a fare un provino per il film Chiedo Asilo diretto da Marco Ferreri con Roberto Benigni e fui scelto per girare una scena. Da quel momento mi si aprì un mondo, visto con gli occhi e quindi con la purezza di un bambino. Ne fui affascinato. Quello doveva essere il mio lavoro>>.

Esordire con Benigni non è male, eri piccolo, quali sono i ricordi del piccolo Samuele di quella giornata?
<< Sai ho dei ricordi vaghi, ricordo che mi dissero di fare delle cose e che io non le facevo. Ancora oggi faccio sempre di testa mia. Quando lavoro come attore devo però cercare di trovare un punto di incontro con il regista, un compromesso, quando invece faccio regia ho il mio punto di vista e spesso vado avanti sulla mia strada. Di Benigni ricordo questa grande carica artistica e questa aurea di grande artista che lo illuminava. Da lì iniziai a dire di voler fare l’attore. A 4 anni sapere ciò che si vuole fare nella vita è una bella fortuna, finiti gli studi e finite le superiori andai a studiare all’Accademia d’ Arte drammatica Antoniana di Bologna. Iniziò la mia vera strada>>.
Santarcangelo sforna attori, ci sono altri tuoi colleghi nativi del posto, credi che vivere qui, lontano dai riflettori delle metropoli come Roma o Milano, sia un limite per chi fa il tuo mestiere?
<<Santarcangelo come tutta la Romagna è una fortuna per chi fa il mio mestiere. Ti nutre di poesia di bellezza, di magia, di rispetto. Io sono grato a Santarcangelo perchè mi ha consentito di vivere in un luogo bellissimo. Credo sia un privilegio crescere qua e forse un limite per chi non ci abita>>.
Il tuo laboratorio…
<<Si, La valigia dell’Attore è il mio laboratorio, la mia palestra per attori“ dove ogni anno scelgo un gruppo di persone con le quali fare un percorso. Se qualche ragazzo volesse avvicinarsi e proporsi basta mi mandi una foto, i suoi dati e la motivazione per la quale vorrebbe partecipare alla mail samooconcept@gmail.com.
Ogni anno scelgo 12 ragazzi dai 17 anni in un su. Da due anni che finalizziamo il lavoro con qualcosa di concreto portando poi in scena qui e in giro per l’Italia uno spettacolo mettendo a frutto ciò che viene fatto a laboratorio. L’approccio è professionale è accademico, il mio è un per- corso serio ed ambizioso dove nascono anche tante sinergie umane e professionali. Studiare recitazione con me non ha un amatoriale, dai ragazzi pretendo il massimo perchè voglio tirino fuori il massimo e non si accontentino. Un attore non deve essere bravo, deve essere vero>>.
La scena che ti ha fatto più ridere durante le prove dell’evoluzione della specie?
<<Devi sapere che io spesso interpreto i personaggi assieme ai ragazzi e in base a quello con loro vedo cosa viene fuori e insieme decidiamo, C’è stato un momento divertentissimo durante le prove de “L’ evoluzione della specie“ dove, in un flashback in cui si ritorna all’homo sapiens, dove una delle attrici di cui non farò il nome, Laura Camininati, è dovuta correre in bagno perchè stava per farsela addosso dalle risate. Abbiamo iniziato tutti a ridere stesi per terra. Questo è stato uno dei momenti che ricorderò con grande simpatia. Nonostante i sacrifici, il duro lavoro e i tanti momenti di tensione c’è anche il momento in cui ci si ritaglia del sano divertimento di gruppo>>.
Cinema e teatro, due mondi opposti…
<< Eh, cinema e teatro sono due linguaggi diversi, il teatro ti da un’adrenalina incredibile, non hai possibilità di sbagliare, hai subito un contatto con il pubblico e vivi un’esperienza magica, quasi trascendentale. Ti racconto questo anedoto: durante la prima de “L’evoluzione della specie“, in regia, avevo un rilevatore di battiti cardiaci che mi informava costantemente sulla loro media al minuto. Ecco quella sera per più di mezz’ora ho avuto una media superiore ai 120 battiti al minuto. Un po’ come fare una maratona da fermo. In regia mi sono accorto di essere molto più emozionato perchè non es- sere sul palco in quegli istanti non ti da modo di sfogare tutta l’adrenalina accumulata. Il cinema invece è molto più lento e disteso, una scena la ripeti più volte quindi è totalmente diverso. Molto poi dipende dal progetto, non ti saprei dire cosa preferisco. Il primo amore comunque è stato il cinema. Poi è arrivato il teatro. In ogni caso mi piace e mi diverte lavorare con persone che stimo perchè possono sempre dare un qualcosa in più a ciò che è scritto>>.
Hai viaggiato molto per lavoro so che sei stato anche per un bel pò a Napoli…
<<Si ed è bellissimo, conosci tante persone. Tra tutte le esperienze forse quella napoletana è quella che porto dentro con più affetto. In inverno stavo a Napoli per le prove, al Vomero per l’esattezza, ho un ricordo magico della gente del posto, tre anni veramente fantastici. Napoli è una grande scuola di vita professionale e personale. Quei tre anni mi hanno dato veramente tanto. Quello che accomuna la Romagna a Napoli è il godere dei piaceri della vita con entusiasmo e uno di questi è il mangiare. Chi viene in Romagna prende chili, chi va a Napoli prende chili. Quando sono tornato qui a Santarcangelo dopo la tournè napoletana ho dovuto fare una bella dieta per tornare nei vestiti. Tornando alla domanda, probabilmente l’esperienza più difficile e gratificante è stato lo spettacolo ““l’amico del cuore” di Vincenzo Salemme con Biagio Izzo, i napoletani a livello teatrale sono dei geni, dei talenti incredibili, inserirsi nei loro ritmi e nei loro suoni, non è facile. Interpretare un personaggio riadattato in romagnolo per me è stata una grande sfida che abbiamo vinto e che ci ha davvero gratificato tantissimo. Fu un successo spaventoso a livello di critica e di pubblico. Biagio Izzo è una persona fantastica e un artista grandissimo al quale sarò per sempre legato>>.
Lo spettacolo andato in scena al Lavatoio, l’evoluzione delle specie, cosa ti ha lasciato
<<Mi ha dato una energia nuova, mi ha fatto riscoprire il grande amore per la regia, che avevo accantonato dalla mia opera prima cinematografica, “La vida es un carneval”“. Mi ha acceso nuove luci per il futuro e per il mio laboratorio. Durante lo spettacolo ho visto la gente ridere, piangere, ho visto un pubblico entusiasta come poche volte mi era capitato. E’ stata una grande soddisfazione. Ora abbiamo tante richieste per rivederlo ed infatti replicheremo il 15 e 16 Ottobre al Lavatoio per poi andare a Roma, Napoli, Salerno e poi al Nord. Gli attori i ragazzi saranno gli stessi che mi stanno accompagnando in questa avventura e per me è molto importante averli vicini, sono diventati un pò la mia famiglia, la mia squadra>>.
Novità all’orizzonte?
<<Sto pensando ad un progetto cinematrografico perchè entro due/tre anni vorrei fare una regia al cinema. Quest’anno invece con grande gioia tornerò sul set con un nuovo film, dove oltre a recitare ho firmato anche la sceneggiatura. Il film si chiamerà “Tutto liscio“ e sarà diretto dal regista Igor Maltagliati>>.
Tutto liscio questo è il titolo del tuo nuovo lavoro, qualche anticipazione?
<<Non posso dire molto, la storia ruoterà intorno ad un orchestra di liscio e questo sarà un pretesto per parlare anche di molto altro, soprattutto della nostra terra. Gireremo tra Rimini San Marino e in molti borghi tra cui Santarcangelo, parleremo molto della Romagna che cinematograficamente è stata un pò abbandonata. Mi piacerebbe un pò sdoganarla dai soliti clichè. Qui c’è ancora tanto da scroprire e da mostrare. Ci saranno attori molto importanti nel cast come Mariagrazia Cucinotta, Anotnio Catania e Piero Maggiò che è anche produttore della pellicola. Di più per ora non posso proprio raccontare>>
L’attore o attrice con cui vorresti lavorare….
<<Mah, guarda è una bella domanda, ultimamente ho scoperto che mi da più soddisfazione cambiare le carte in tavola e scoprire nuovi talenti. Ci sono attori mai scoperti ma interessantisimi che andrebbero valorizzati. Questi sono gli attori o le attrici con cui vorrei lavore.
Nel mio laboratorio ad esempio ci sono tanti ragazzi davvero bravissimi, per me loro sono diventati ormai come figli professionali anche se qualcuno è più grande di me di età. Mi accorgo di essere molto legato a loro perchè gioisco quando succede qualcosa di bello per loro e li vedo gratificati. Tengo molto a loro e spero possano togliersi tutte le soddisfazioni che meritano>>.
Abbiamo aperto con la tua simpatica poesia, come ti è venuto in mente di scriverla?
<<Scrivere su un grande amore può essere facile ed anche difficile, perchè potresti non rendergli giustizia. Santarcangelo è un luogo sospeso nel tempo, senza epoca, è un tutto, è come la mamma.
Per scherzo, anni fa, quando mi trovavo a Roma per gli studi di recitazione scrissi “La donzelletta vien da Santarcangelo di Romagna“…>>.
Purtroppo gli impegni di Samuele sono tanti e quindi non sono riuscito a rubargli altro tempo, ma sicuramente ci risentirete parlare di lui ed è una sua promessa.
” La Donzelletta vien da Santarcangelo di Romagna”
Appena arrivi a Santarcangelo di Romagna ti accorgi subito che negli occhi della gente c’è già un innato talento artistico. Puoi scorgere personaggi già pronti da mettere in scena. Un po’ come andare in una spiaggia brasiliana e cercare qualcuno per fare una partita a calcetto. Non è un caso se proprio questo paese, che conta poco più di ventimila anime, ha dato i natali ad artisti come Tonino Guerra, Paolo Carlini, Teresa Franchini, Fabio De Luigi, Daniele Luttazzi, Flavio Nicolini, Raffaello Baldini, Guido Cagnacci, Gianni Drudi, Andrea Guerra, Nino Pedretti e tanti altri.
Li immagini quando, con la valigia in mano, salutavano le proprie madri per partire alla volta di una grande città ad inseguire una passione.
Immagini quella madre che, mentre stende i panni, con un sorriso di cui solo lei ne conosce la ricetta, saluta il proprio figlio domandandogli: “quando torni?”.
Vivere a Santarcangelo non è semplice perchè difficilmente ci si libera del piacere di poterci stare rinunciando al giro a piedi nella piazza di fronte alla fontana che guarda l’arco, al caffè della mattina al bar leggendo il giornale e alle due sane “pataccate” con gli amici di una volta che anche se tu fossi il Presidente della Repubblica, un “testa clà” non te lo negherebbero mai.
Chi parte da qui per fare l’attore, il regista, il presentatore, lo scrittore o il pittore sa già, che prima o poi ritornerà per sedersi a tavola in famiglia davanti un piatto di passatelli in brodo caldo.
Qualcuno in giro per l’Italia prova a farci il verso: “soccia!” e allora giù a spiegargli che in Romagna “soccia” non si dice, che la Romagna è un’altra cosa. Bella a modo suo. Dove c’è tutto, il mare, la montagna, il sole, la nebbia, la neve. Altro che studi di Cinecittà. Ti diranno “quello che avete voi non sarà mica mare?” e tu a dirgli che il nostro mare non è sporco, è pulitissimo, solo che è “sabbioso” e quando ci sono le onde diventa scuro.
Ma se la Romagna avesse avuto pure il mare bello come la Sardegna allora potevano chiuder bottega tutti, no?
Perché ricordate che: “La Romagna è quel luogo che tutti quelli che hanno il mare bello vorrebbero essere, ma per diverse ragioni non ci riescono”. A Santarcangelo ci sono gli anziani al posto delle biblioteche.
Ci sono le signore a sedere su una panchina che guardano il loro mondo cambiare. Ci sono le colline da dove affacciarsi per guardare l’orizzonte e pensare a quanti anni ancora ci si potrà godere quell’angolo colorato di modo.
Qui anche un sasso ha un colore diverso perché è cresciuto sulle Valli del Marecchia e con la rincorsa è arrivato a fare il bagno nel mare accarezzato dalla sabbia.
Una volta una mia compagna di studi romagnola, lesse con emozione, a tutta la classe di recitazione, “Il sabato del villaggio” di Leopardi. Recitava: “La donzelletta vien dalla campagna…”, e tu, che come lei, la campagna l’hai respirata davvero, non potevi fare a meno di perderti in quel quadro di ricordi con su dipinto un dondolo sbiadito e un sentiero di ghiaia vicino alla casa dei tuoi poveri nonni.
“Santarcangelo di Romagna che quando piove non si bagna” ci hanno insegnato i nostri vecchi. Forse si bagnerà anche ma per noi no. Con noi lei è stata come una mamma che ti fa sentire come su un lettino, abbracciati da un telo, coccolati ed asciutti. A Santarcangelo la sera ti metti li, davanti alla finestra che da sul tuo giardino e tutto diventa un cinema all’aperto e quando si spengono le luci una colonna sonora di grilli ti illuminano i pensieri.
A Santarcangelo c’è sempre una fiera pronta a ricordarti che la piadina in coppia con la cipolla, è il più grande antidepressivo mai inventato al mondo, c’è sempre un vicino pronto a portarti i radicchi e le fragole, c’è sempre una bambina sulla via che gira in bicicletta.
Essere nati qui è una responsabilità. Sei debitore a vita col destino che ti ha dato questa possibilità.
Da ragazzi cantavamo: “i nus vec i sla sempra det che un dè a murirem ma sta beleza av la lasem” e proprio perché Tonino ci ha insegnato che “la bellezza ci salverà” noi la nostra bella Santarcangelo cerchiamo di tenerla come un’auto d’epoca lucidata per andare a fare il giro sul lungomare la domenica.
Concludeva “Il sabato del villaggio” di Leopardi: “Godi, fanciullo mio; stato soave, Stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vò; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave”.
Da noi non è mai troppo tardi per diventare attori di vita e se un giorno passeggiando, vedi una ragazza nel borgo che ti sorride, recitagli con gli occhi chi sei, perché, molto probabilmente, quella è una donzelletta che vien da Santarcangelo di Romagna. (Samuele Sbrighi)