Cosa succede in citta’? SANTARCANGELO FESTIVAL

Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino ci raccontano l’appuntamento artistico più atteso dell’estate.
È una gioia incontrare due donne meravigliose che disegnano anche quest’anno uno dei panorami artistici più suggestivi d’Italia, Santarcangelo Festival. Non sappiamo ancora cosa chiedergli e come farlo ma guardandole negli occhi le domande sembrano arrivare da sole, possiamo quasi leggerle su quel gobbo invisibile che compare dietro le loro figure e suggerisce… Iniziamo:
Lo scorso anno avete scelto come immagine del festival un blob, un’immagine che lascia spazio all’immaginazione, all’interpretazione. Anche quest’anno è così, c’è un nuovo significato?
EVA
<<Quest’anno c’è un nuovo blob, un’immagine tesa a fa sorgere in chi la guarda la domanda “ma cos’è?” Alcuni elementi offrono delle chiavi di lettura, rivelano alcune linee di lavoro del Festival, come ad esempio il paesaggio, la natura sullo sfondo. Abbiamo raccolto diversi concetti o visioni che le persone associano a quest’immagine, circa una ventina, e sono davvero fantasiose.>>
Ci sarà un’interazione artistica con i visitatori?
<< I visitatori sono sempre parte integrante del progetto: sono loro che trovano le diverse chiavi di let- tura nel momento in cui fruiscono degli spettacoli (così come dicevamo riguardo l’immagine scelta per rappresentare il Festival). È un tipo di coinvolgimento che nell’arte contemporanea è spesso implicato, e che a Santarcangelo Festival è stato portato ancora più avanti: quest’anno ci saranno circa 200 artisti e 250 partecipanti locali… quindi le cittadine e i cittadini del territorio saranno protagonisti attivi del Festival, lo creeranno anche loro.>>
A quale forma d’arte sei più legata e quale pensi che si più emotivamente coinvolgente per il pubblico?
EVA
<<Sono una di quelle strane persone che non hanno una preferenza per una forma d’arte. Penso ci sia una potenza speciale ogni volta che si osserva un’opera e se ne percepisce l’essenza o il messaggio. Questo accade indipendentemente dalla forma artistica, inspiegabilmente: succede e basta. Questa per me è la chiave dell’arte performativa>>.
LISA
<<Sono d’accordo con Eva. Penso che quando un’opera riesce a entrare in contatto con lo spettatore e a comunicargli la sua essenza, il suo significato, lo faccia a prescindere dalla forma artistica o dalla tecnica con cui è stata realizzata. Quello che conta è il messaggio. Nella programmazione del Festival cerchiamo di inserire opere in cui i messaggi sono in linea con il concept scelto per l’edizione, che siano calate in quell’ambientazione e che si inseriscano anche nell’attualità storica e politica. Proprio questo messaggio, che in quel momento sento mio, lo voglio condividere con uno spettatore, preferibilmente più di uno… >> [risate…]
Come scegliete gli artisti?
LISA
<<È un processo lungo, non c’è una regola d’oro. Io ed Eva viaggiamo moltissimo e riceviamo anche tantissime proposte online, attraverso il format sul nostro sito web per l’invio di materiale. E’ un’azione continua di scouting e di ascolto che parte dal territorio locale, italiano, per poi arrivare a quello europeo ed extraeuropeo. Ognuno di noi, nel rispetto dei propri ruoli, ha delle linee guida che non sono il semplice frutto di un gusto personale. La scelta artistica ha soprattutto a che fare con l’artista, non solo con il progetto in sé, con il suo universo estetico È un lavoro che ha molto a che fare con l’ascolto, è un dialogo. Man mano che si conoscono i vari artisti, il Festival comincia a sviluppare una propria identità, cominciano ad emergere alcune linee tematiche che poi verranno percorse per la scelta dei progetti artistici. Tali linee emergono comunque dai lavori, non è un’imposizione prestabilita. Il Festival cresce insieme alle proposte, agli artisti, alle persone: ascoltare il nostro intuito e dialogare con gli artisti sono i nostri punti di forza.>>
Abbiamo letto alcune interviste in cui avete dichiarato che ci sono 2 o 3 artisti che avete mantenuto dall’anno scorso e che con tutta probabilità terrete con voi anche l’anno prossimo ad accompagnarvi in questo percorso di direzione del Festival. Come mai questa scelta, chi sono questi artisti e perché proprio loro?
EVA E LISA
<<Quando ci siamo conosciute, io ed Eva siamo state subito in sintonia su una cosa: creare un gruppo di lavoro con altri artisti che potessero contribuire alla creazione dei Festival di questo triennio di direzione artistica a cura di Eva Neklyaeva. Possiamo definire che gli artisti “associati” hanno la possibilità di un “ascolto privilegiato”: hanno il diritto e il dovere di condividere con noi considerazioni che ci aiutino nelle scelte, spesso difficili ma necessarie.
La scelta di questi artisti associati è venuta in modo del tutto naturale. Siamo partite da Motus, con cui abbiamo dato nuova forma ad una relazione già esistente. La compagnia Motus ha una relazione profonda con il territorio ma anche una forte proiezione in campo internazionale, caratteristica storica del Festival. Markus Öhrn è un artista con il quale Eva aveva già lavorato in passato, quando dirigeva il Baltic Circle Festival a Helsinki e che aveva già realizzato proprio a Santarcangelo un progetto con le “azdore”, le massaie santarcangiolesi, che ha avuto un forte impatto sulla vita artistica e personale delle protagoniste. Francesca Grilli è stata una scelta dettata dal fatto che entrambe amiamo profondamente il suo lavoro. Francesca è un’artista italiana che vive a Bruxelles e rappresenta l’Italia in Europa in modo molto vivace. Francesca è una nuova voce rispetto al territorio che porta un contributo importante al Festival, grazie al suo sguardo sulla contemporaneità e sul mondo.>>
Eva, tu sei abituata a vivere altri scenari, in altri luoghi. Quando sei arriva- ta a Santarcangelo, in una realtà completamente diversa, più intima, è stato difficile ambientarti?
EVA
<<Me lo chiedono spesso ma è una realtà abbastanza comune per tutte le persone che viaggiano in giro per il mondo per lavoro. Chiaramente è una sfida. Venire a vivere a Santarcangelo di Romagna ha i suoi lati complicati e i suoi lati bellissimi. D’altra parte sento che per il progetto, e in generale per la scena, sia un valore in più avere uno sguardo che arrivi da fuori, da lontano. Penso che il rischio più grande della scena italiana sia la “provincialità”. Dico questo perché la sua forza sta nel fatto che artisti, pubblico e operatori sappiano immaginare e prendere parte a una scena globale. >>
Quando ti hanno assegnato il ruolo di direttore artistico del Festival pensi che la scelta sia ricaduta su di te proprio per sdoganare il festival e dargli un senso più internazionale?
EVA
<<Sì, penso che sia stata una delle ragioni. Quest’apertura, al di là delle frontiere e dei confini, è uno dei punti chiave nell’immaginare la programmazione, come si vede nella lista degli artisti che presentiamo quest’anno. Siamo un porto artistico aperto.>>
Quanto è importante la vostra collaborazione e come è sviluppata?
LISA
<<È fondamentale. Facciamo fatica ad immaginarci l’una senza l’altra in questo percorso. E’ un dialogo continuo, il nostro confronto è uno stimolo imprescindibile. Rispetto alla definizione del progetto c’è tra noi una condivisione continua. Eva ha la responsabilità finale del progetto, è lei la direttrice artistica ed è anche più presente in loco. Ma sulla definizione progettuale non c’è una divisione dei ruoli a prescindere, è una sinergia costante e paritaria.>>
EVA
<< È molto importante che Lisa porti la sua esperienza con gli artisti perché ha un background come manager di compagnie (lo fa tuttora). Per il processo della creazione del programma del Festival è molto importante avere la sensibilità rispetto alle esigenze e alle richieste degli artisti, questo nutre la progettazione ed è il “pane” di Lisa. >>
LISA
<<devo dire che Eva ha avuto una capacità di adattamento invidiabile perché anche l’anno scorso nei momenti più difficili è riuscita ad essere aperta mentalmente e a capire al volo, anche andando contro ai modi di lavorare a cui è abituata, le esigenze e le richieste di alcuni artisti.>>
Quale sarà la peculiarità di questo il Festival?
EVA E LISA
<<Quest’anno abbiamo aperto una collaborazione con alcuni bar di Santarcangelo. La novità sarà uno spazio chiamato GOLA, un luogo all’aperto che si attiverà nel tardo pomeriggio e nel quale ci si potrà concedere un aperitivo a stretto contatto con gli artisti. GOLA ospiterà inoltre la parte più musicale del Festival. L’idea è che il festival si animi pro- prio grazie ad alcuni spazi condivisi. Vogliamo creare una comunione tra artisti e visitatori.
In quest’ottica andiamo avanti con il tradizionale e amato Centro Festival, poi continuiamo il progetto inaugurato lo scorso anno, Imbosco, uno spazio meraviglioso in una radura, immerso nella natura vitale di Santarcangelo che si anima di notte. >>
In studio si ride, si ride tanto, il gobbo invisibile non suggerisce più, ride anche lui. E’ una festa e il momento delle foto non lo possiamo commentare in alcun modo. Follia.
Si spengono le telecamere, i microfoni, i riflettori, le luci. Ce ne andiamo? Sì, a Santarcangelo Festival.
Backstage: “Eva il tuo piatto preferito?” <<I cappelletti verdi di Zaghini>>.