DA RIMINI AL GIAPPONE PASSANDO PER LE OPERE DI TIM BURTON

La pittrice Michela Militano si racconta nel suo percorso artistico attraverso passioni, cambiamenti ed esperienze di vita.
Quale tecnica usi per realizzare i tuoi quadri?
<<Inizialmente faccio il disegno su carta normale, lo coloro e poi lo fotocopio a colori.
In seguito compro delle piccole lastre di legno o scarti di un falegname, di solito della grandezza di un foglio A4. A quel punto stampo l’immagine invertita, poi passo uno strato di vinavil sul legno e un altro sulla parte colorata, lo stendo e lo lascio riposare per ventiquattro ore . Terminato questo tempo con una piccola spugna imbevuta di acqua calda bagno e spalmo con le dita. Ultimo passaggio, l’utilizzo del fissativo che lo rende anche lucido ed emergono le venature sul legno.
La tecnica e le invenzioni di Michela non si limitano a quanto appena descritto, per cui scopriamo quali altri artifizi emergono nei suoi lavori.
– A volte creo schizzi di colore colati dall’alto, oppure mi servo di una tecnica particolare per realizzare alcuni dettagli: quasi per sbaglio ho iniziato ad usare l’asciugacapelli nelle mie opere! Una volta che il disegno è finito, innacquo l’inchiostro nero e ne verso un poco sulla tela, poi passo l’asciugacapelli e crea dei giochi curiosi: rami che sembrano mani, rovi, sfumature. Tutto è nato quando mi colò del colore sopra un quadro e dovevo mandarlo via, così ho scoperto questa tecnica per caso>>.
Michela ci mostra alcuni suoi lavori e non possiamo evitare di riconoscere un’ispirazione continua alle opere di Tim Burton.
Si può dire che sia un modello da seguire per te quello dello stile di Tim Burton?
<<Assolutamente sì. Tim Burton mi ha emozionata, coinvolta ed ispirata sin da quando ero piccola, lo ritengo un artista fantastico e completo, un genio assoluto. A lui collego anche il forte legame con la mia migliore amica grazie al film “Nightmare Before Christmas” che vidi all’età di otto anni e mi fece innamorare di questo produttore. Non a caso Tim Burton stesso si ispirò ad opere di Edgar Allan Poe, il mio scrittore preferito>>.
Sapresti scegliere un suo film da indicare come tuo preferito tra tutti?
<<Che domanda difficile! Devo citarne almeno tre: Beetlejuice e Nightmare Before Christmas sicuramente. Poi devo aggiungere anche “La sposa cadavere”, alla quale collego altri ricordi piacevoli: mio padre mi parlò della fiaba russa alla quale si ispirò il film e fui lui stesso a commuoversi durante alcune scene. Devo inoltre ammettere di essere dispiaciuta per la sorte di alcune opere come Big eyes e Big fish, le quali purtroppo non hanno avuto il successo che avrebbero meritato>>.
Visionando alcuni quadri, emerge la passione di Mi- chela per il Giappone, rappresentata soprattutto dalle geishe che raffigura con innata raffinatezza ed originalità.
<<Il Giappone è sempre stato motivo di ispirazione e amore per me, non solo a livello pittorico. Ho studiato giapponese per due anni alla fumetteria Alcatraz di Rimini, dove teneva delle lezioni una ragazza giapponese che mi iniziò a questa affascinante cultura. Le geishe sono state tra i quadri più richiesti, rappresentano lo stereotipo della donna colta e sensuale. Inoltre ritengo che il Giappone sia un tema che abbraccia un pubblico molto esteso: può piacere al bambino come all’anziano, a chi adora la vita notturna dei locali, come a chi cerca la pace osservando i ciliegi. Il pubblico infatti è molto vario, ho venduto quadri a cosplayer, come ad assicuratori e ristoratori>>.
Recentemente hai fatto delle esposizioni delle tue opere?
<<Certo, ho collaborato con la scuola di pittura del signor Aldo al centro commerciale “I Malatesta” di Rimini. Con lui ho lavorato davvero bene, mi ha dato uno spazio espositivo e sono stata contattata da alcuni clienti interessati a comprare i miei quadri>>.
La tua famiglia come ha vissuto la carriera da pittrice?
<<Accettare e comprendere l’arte non è mai semplice. Mio padre ad esempio inizialmente non apprezzò i miei primi quadri, li definiva troppo tetri. In effetti dipingevo soprattutto soggetti angoscianti che comunicavano sofferenza. Al contrario questo nuovo filone giapponese lo ammira molto, ha voluto anche alcuni quadri per sé. Anche lui è un appassionato del Giappone, soprattutto della cultura giapponese dei primi del Novecento. In quanto pucciniano, rivede la Madama Butterfly in tutti i miei quadri, un personaggio nel quale anche io stessa mi sono ritrovata molto. Le geishe mi hanno anche aiutato ad uscire dal tunnel di quei quadri oscuri, anche se nel mezzo c’è stato un periodo di grandi rappresentazioni di alberi, altro soggetto a me molto caro. L’albero per me rappresenta un rifugio, ombra e pace per chi ama la solitudine>>.
Ci confida infine Michela di star intraprendendo un nuovo percorso pittorico ispirato al Messico e alle sue tradizioni, in quanto altro paese da lei molto amato.