DIDASCALIE

 DIDASCALIE

Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m’avevano data; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda quanti essi erano. (Uno, nessuno e centomila- Pirandello)

Ciò che vediamo del mondo è solo quello che i nostri occhi ci permettono, e se ciò è limitato nel mondo Sensibile, figuriamoci in quello Intelligibile. Come si esprimerebbe Platone. Lui nel “mito della caverna” parla a proposito dell’illusione. Per i prigionieri la verità viene rappresentata dalle ombre artificiali che non sono altro che opinioni manipolate, filtrate. E per tutta la vita vivono in quell’inganno. Come la prenderesti se ti dicessero che tutto quello che fino ad ora ti hanno voluto mostrare fosse solo la visione di costoro e non la realtà? Chi ha ancora il coraggio di definire folle un semplice sognatore?

La follia è quella radice che si stacca da terra, non per presunzione ma perché sente sbriciolarsi il terreno. Quando non hai sicurezza perdi aderenza con la realtà. E’ normale sentirsi fuori posto. Una margherita di campo che perde alcuni petali dovrebbe essere definita fragile o diversa? Forse un passante vedendola potrebbe credere che qualcuno ci ha giocato staccando uno ad uno i petali, un altro che è nata così o che non è abbastanza forte per preservarsi. Ma la natura ci crea ugualmente perfetti, giusti, e nell’imperfezione crea l’unicità. Quando ho scattato questa foto avevo in mente proprio l’immagine di un’illusione, figlia di una particolare irragionevolezza che sposa l’attimo in cui ti rendi conto di vivere nella menzogna e vuoi rifugiarti in un sogno. Allora provi a credere che forse il sogno è la verità e la vita fuori “un inganno”.

Erasmo da Rotterdam scrisse “L’Elogio della Follia” nei primi anni del 1500. Tramite questo saggio satirico scardina molte false apparenze, e mette in evidenza i limiti del genere umano. Ne ha per tutti: filosofi, intellettuali, vescovi, giuristi, teologi, grammatici. Nessuno ha scampo, davanti alla follia decade il loro potere. La Follia parla in prima persona, si autocelebra ed è rivelatrice di Verità. “in me non c’è posto per il trucco, non fingo con la mia espressione qualcosa di diverso da ciò che si nasconde nel cuore. A me è sempre piaciuto dire tutto quello che ho sulla punta della lingua”. La stoltezza, come alterazione della ragione, prende forma poi nella saggezza della natura che soccorre l’uomo in preda a deliri di sapienza. Con questo non voglio esaltare l’ignoranza fine a se stessa, la mediocrità o il rifiuto della ragione. In realtà, come Erasmo “elogia” la stoltezza solo in quanto la ritiene la condizione umana più vicina alla Follia creativa di Dio, io penso sia necessario abbandonare a volte il sentiero rassicurante della razionalità, per poter accedere a un significato superiore. La ragione non è nemica del sentimento, a patto che non le dichiari guerra. Mi piacerebbe concludere con un altro passo tratto dal saggio che parla della fanciullezza: “E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell’uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s’industria d’infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli?”

“La vera vertigine è l’assenza di follia” ( Emil Cioran)

Cristina Carboni

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