DIDASCALIE

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“La vita e’ cambiamento e quando non c’e’ niente che cambia, non c’e’ niente che vive” -N.D. Walsch-

Quale elemento più dell’ acqua potrebbe rendere meglio l’ idea?

Essa è in continuo movimento, non è mai ferma. Un mare può essere calmo, agitato, piatto. Può riflettere come uno specchio o essere in tumulto come chi lo guarda.

Non importa come sia, la sola cosa realmente essenziale, è che si muova, se si muove, vuol dir che è vivo, vero.

Dovremmo prendere spunto dagli animali.

In casi di difficoltà e pericolo davanti ad un predatore, coloro che sono più piccoli e che altrimenti sarebbero senza speranza, assumono l’atteggiamento del “morto”. Si immobilizzano, si accasciano a terra con gli arti tinchi e stecchiti.

Ne va della loro sopravvivenza, nessun predatore che si rispetti ha gusto nel mangiare una cosa gia’ pronta e servita. Devono cacciare, se la devono guadagnare!

Perché’ allora noi, che siamo un tantino (dicono) più sviluppati degli animali, l’atteggiamento del “morto” lo assumiamo continuamente.

Perché non lo utilizziamo anche noi solo come arma di difesa?

In fondo potrebbero capitare occasioni in cui si possa rivelare utile assumerne le sembianze.

Prendete una cena scomoda, un cliente al lavoro che invece di andare al sodo ci parla per dieci minuti di tutt’altro, o a scuola quando la professoressa è lì lì per decidere chi interrogare. Quegli interminabili pranzi di natale, le conversazioni coi tuoi che ti chiedono come mai non stai più con quel bravo ragazzo che studiava per diventare avvocato (mentre non sanno che in realtà non ha mai studiato per diventare avvocato ma che era già tanto se sapeva l’esistenza di una scuola), i nonni che se a trent’anni non sei sposato ti guardano con tutta la loro più grande tenerezza e pensano a chissà quale tipo di grave problema tu possa avere.

Insomma, in certi casi fare l’opossum SERVE, e’ essenziale, ne va della tua vita.

Ma per tutto il resto delle ore che abbiamo in una giornata, dovremmo avere dentro quel desiderio iridescente di vita.

 


Essere passivi non ti permette di cogliere e trasmettere le sfumature.

Avere paura che qualcosa cambi durante il percorso chiamato vita, non ci permette di fare questo splendido viaggio col senso per cui è stato creato.

Impedirci di fare parte del cambiamento e costringerci a continuare, perché così abbiamo sempre fatto e ci hanno detto di fare, non ci renderà da grandi quelle rughe all’angolo della bocca, a cui potremmo rivolgerci quando la memoria non sarà più tanto limpida, ma che guardandole ci sapranno raccontare.

Il mare regala questo, una presenza costante, in cambiamento.

Un connubio perfetto, la certezza della presenza, ma con le mille sfaccettature possibili.

L’esserci, la più totale fiducia di trovare ciò che cerchi, ma mai uguale.

Cambiare non è da perdenti, cambiare idea è ritenuto da molti sintomo di debolezza, in realtà non è altro che speranza.

La speranza è il primo passo verso il cambiamento, chi non spera ha già tutto in mano e davanti.

Immaginate di sapere già tutto, di avere già tutto, di conoscere già tutto. Molti ne sarebbero orgogliosi e in questo momento nella loro mente stanno pronunciando un bel “magari”, mentre invece chi ha speranza, scappa via, il più lontano possibile.

Perché è proprio là, lontano, più avanti, che tutto è realizzabile.

I sogni sono speranze certe, per chi è vivo.

Allora impariamo dall’acqua, facciamoci scivolare addosso ciò che non fa per noi, proseguiamo oltre gli ostacoli, copriamo gli errori e trasformiamoci, cambiamo, inventiamoci. Il cambiamento è vita.

Lisa Bifulco

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