FADAMAT. La nuova scintilla musicale del rapper riminese e il suo progetto

L’importante è rimanere se stessi. Il concetto base su cui fa leva l’etica musicale di Patrick, meglio conosciuto come Fadamat (nome d’arte di origine romagnola ma dalla pronuncia italiana) è proprio questo: fare musica significa prima di tutto nonprendersi in giro, non snaturarsi, non mettersi a un tavolo a pensare quali siano le parole giuste ma lanciarsi, seguire l’impulso e dargli voce. Così facendo si è sempre vincitori, che il successo bussi alla propria porta o meno.
Fadamat è nato a Roma ma è cresciuto sia fisicamente che artisticamente a Rimini, dove da diciotto anni si ritaglia il suo spazio nell’ambiente Hip Hop, genere musicale nel quale si sente profondamente radicato per la schiettezza e la forza dei messaggi che porta con sé. Ha pubblicato diversi lavori, alcuni dei quali portano l’impronta di importanti collaborazioni con famosi artisti italiani (Tormento e Fedez per citarne due), e solo negli ultimi anni, dopo alcuni eventi che hanno portato a un inasprimento nei rapporti con il micro-mondo riminese, ha deciso di allontanarsi momentaneamente dalla scena italiana e di fondare un’etichetta indipendente unendo le forze con Keemo (producer italiano attualmente attivo a Brooklyn): la Inferno Production. È in questo progetto che sta concentrando le sue forze, sia come artista con l’uscita del suo ultimo album, sia come manager, incarico nel quale cerca di destreggiarsi. Fadamat parla di un gruppo coeso e sempre più nutrito, arricchito da figure giovani ma con importanti potenzialità e da altre più competenti, per esempio Starks che si occupa del sito web e Marco “Sfrevol” Montanari che cura la fotografia. La Inferno Production sta scalando i vertici nel panorama regionale, portando con sé una chiara identità di gruppo nella quale Fadamat si rispecchia appieno, sia a livello di sonorità che di obiettivi. Il tono malinconico, il continuo aggiornamento per restare al passo con la moda senza però esagerare, senza scendere a compromessi vincolanti, è il suo modo di produrre musica e “Fallito” – questo è il nome dell’ultimo album – è un ponte, porta aria di cambiamento, in esso l’artista si pronuncia su argomenti che non aveva mai toccato. Famadat racconta delle difficoltà e dei fallimenti che ogni giorno aspettano tutti quanti dietro l’angolo, racconta scene universali nelle quali l’ascoltatore può e sente diritrovarsi, delle sfide che ha dovuto superare e del buio che intravede davanti a sé, nel quale però si getta con coraggio; una continua analisi del proprio passato.
Patrick è orgoglioso del suo progetto, sottolinea l’importanza di avere un rapporto confidenziale oltre che professionale con i suoi compagni e promuove l’attenzione e la cura verso i giovani rapper che si affidano alla sua etichetta per produrre la loro arte. Attacca senza utilizzare mezzi termini coloro che non seguono la propria natura, chi cerca di prevaricare, chi mette in secondo piano la coesione con gli altri membri per far risaltare la propria figura e chi, soprattutto, si svende. A tal proposito condanna aspramente il format del talent, che sta passo a passo sostituendo il processo classico con cui un artista riesce a farsi conoscere, ovvero attraverso la propria musica e non tramite canali super mediatici. Su questo punto spiega: “I talent strumentalizzano. Fanno firmare al vincitore un contratto da subito e per 4-5 anni gli tolgono tutto. Gli lasciano un uno percento delle vendite totali e pochissimo dai live; sono la morte della musica. Poi, fuori dallo show, dopo qualche successo sparisce completamente. Perché? Perché all’etichetta che lo ha spremuto fino all’osso non importa più niente e lui non può fare nulla da solo perché bloccato dal contratto. Quindi scompare dalla scena. Poi quando finisce il contratto cerca di tornare fuori, riprova a fare un disco, ma la gente non si ricorda nemmeno chi è. I talent danno tanta visibilità ma si mangiano tutto.” Attualmente Patrick sta lavorando al suo prossimo album che sarà il raggiungimento dell’altra sponda, il definitivo attraversamento di quel ponte su cui si trova ora, una sorta di personale rivoluzione artistica. Inoltre sta organizzando una serie di live a partire da gennaio e si diverte ad esibirsi nei locali come DJ. Fadamat non sarà il classico cantautore o il rapper estroverso e allegro che fa ballare le masse, ma lui non si preoccupa e non fa piani a lungo termine perché: “Se ti piace fare musica la fai, che ti vada bene o meno. Non ha senso cercare a tavolino quella hit per spopolare che poi non uscirà mai. Mentre fai, i fatti si evolvono e cambia tutto. Non mi faccio illusioni. Faccio musica.“