Franzchin’. Col senno di poi tutti sapremmo quale strada prendere, l’importante è scegliere!

 Franzchin’. Col senno di poi tutti sapremmo quale strada prendere, l’importante è scegliere!

Questa è una storia che viene direttamente dal passato, attraverso la voce del presente. 

Ringrazio Davide, parrucchiere di Rivazzurra per avermela donata. 

Proviamo a catapultarci ai tempi della rivoluzione francese. La protagonista è una giovane, ricca, donna, perseguitata in quel di Francia. Ormai alle strette, decide di fuggire con tutto quello che può portarsi dietro, le sue ricchezze principalmente, su un mezzo da noi ormai sconosciuto: la sua grande mongolfiera! 

Ho sempre ammirato le donne capaci di grandi imprese.

C’è da dire che per il periodo storico in cui viveva questa giovane donna, non deve esserle davvero stato facile intraprendere il suo cammino.

Anche oggi, nel silenzio di molte case, sono le donne a mandare avanti i loro piccoli imperi.

La protagonista di questa storia quindi, non ne possedeva solo una di enorme palla, passatemi la metafora letteraria!

Carica del suo più grande entusiasmo e degli affetti a lei più cari intraprese quello che sarebbe stato il viaggio della sua rinascita.

Si disse che dove la fiamma si fosse spenta, lei si sarebbe fermata. Pronta a ricominciare la sua vita.

Dopo lunghi giorni di volo, il grosso pallone oramai stanco, a poco a poco decise di avvicinarsi alla terra.

Scelse di spegnere la sua fiamma in quella che ora viene chiamata Romagna.

Avete presente la villa Des Vergers? Qui, sulle nostre prime colline romagnole? Ecco… L’enorme pallone decise di posarsi proprio lì, ed è così che la giovane Francese guardandosi attorno, si propose di ricominciare.

In realtà ha origini davvero antiche la villa. L’edificio fu infatti costruito attorno al 1600 per la nobile famiglia riminese Diotallevi. Ma fu solo con l’arrivo della giovane donna nel 1843, che riscoprì il suo più grande splendore. Ad abbellirla e portarla alla sua magnificenza, furono chiamati famosi architetti francesi. Iniziò così una nuova e intrepida ristrutturazione, che richiama lo sfarzo dei marmi più nobili d’Italia.

Assieme agli operai della ristrutturazione vennero assunti anche agricoltori locali, per curare la vasta terra e il grande vigneto che circondava la tenuta.

Fu così che Franzchin’ (Francesco), il bisnonno del nostro Raconteur, venne scelto per la cura del vigneto.

Da lì a poco, la produzione del miglior nettare Romagnolo, raggiunse paesi e città lontane. Nacque uno dei migliori vini mai sentiti, e strano a dirsi, allo stesso tempo uno dei peggiori affari mai fatti.

Grazie alla vendita di questo buon rosso, Franzchin’ si fece nel giro di poco tempo un bel gruzzolo, ne arrivò a contare ben 30 carte; all’epoca corrispondevano a 18.000 Lire. Erano pochi quelli che si potevano vantare di tale somma.

Da buon imprenditore era pronto a spenderli. Per quella cifra, un Signore delle nostre parti, gli aveva offerto un bel pezzo di riviera Romagnola, 500 metri di spiaggia illibata. Quella che ora e’ Rivazzurra.

Ma…come diceva lui: “La sabbia non si coltiva, l’uva non cresce e per giunta, col vento, va pure negli occhi!”

Come dargli torto! Chi mai ha provato a coltivare sulla sabbia? E se qualche matto ci avesse provato, il risultato si è mai visto?

Decise così di acquistare un rudere sulle colline, con terra da coltivare, sicuro che quella non lo avrebbe mai tradito.

Di certo non poteva sapere che col tempo la nostra riviera avrebbe portato turismo, soldi, e che la spiaggia è vero non si sarebbe comunque potuta coltivare, ma di prodotto ne avrebbe dato davvero comunque moltissimo.

Con l’arrivo del turismo, alberghi e stabilimenti balneari avrebbero di certo potuto dar da mangiare non solo a lui, ma a molte generazioni future della sua famiglia. Ma chi di noi, col senno di poi, non avrebbe fatto grandi cose, ed evitato disastri?

Ci sono avvenimenti che solo col tempo trovano risposta, mentre altri hanno solo bisogno di seguire la passione.

Il nostro Franzchin’ decise di seguire la passione, la certezza di sapere che quello che avrebbe trovato sotto le mani, gli avrebbe permesso di avere una famiglia tranquilla. Legata da affetti veri, certo con le sue litigate, ma di sicuro con un bel bicchiere di vino tutto poi sarebbe passato.

Non possiamo mai sapere cosa sia meglio all’inizio di un percorso, possiamo fidarci di noi, di ciò che sappiamo fare, o seguire di getto una passione da sognatori.

Sta a noi scegliere cosa voler seguire, cosa voler essere.

Franzchin’ comunque vinse, perché scelse di essere se stesso.

Finisce così questa breve storia, e come tutte le storie che si rispettano porta la sua morale.

Ringrazio ancora Davide per avermela voluta donare, e per un bel pomeriggio passato con la mia testa nelle sue mani.

Lisa Bifulco

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