I favolosi anni’80 di Derek Allen

 I favolosi anni’80 di Derek Allen

Il dj britannico racconta la sua vita al massimo tra le console della Riviera.

Stare bene, vivere in armonia con sé stesso e con la propria musica. La sublimazione di una vita dedicata alla ricerca della Canzone. Quella con la maiuscola, quella di cui, anche se non conosci il titolo o il testo, torna a tormentarti nei giorni successivi come un martello. Derek Allen, inglese di origini giamaicane, ha vissuto la vita nella Riviera dell’Adriatico, incantando il pubblico dei migliori locali della storia di Rimini. Una voce potente, calda, tremendamente soul e un’amore trascendentale per la musica. Basterebbe questo per proiettare Derek Allen nell’Olimpo dei Dj nostrani, ma è il suo stile, ricercato e sofisticato, a consacrarlo. Le sue origini, lontane nel tempo e nello spazio, lo collocano nella lontana Brighton, nel cuore delle Gran Bretagna. Lo accompagna uno sguardo nostalgico, quando parla della sua vecchia casa:

“L’Inghilterra è grigia, non mi riesce a trasmettere le stesse sensazioni che provo qua. All’epoca frequentavo locali privati, i Blues, che erano organizzati a turni, da varie famiglie. Ogni settimana si cambia, gestione, dj, ma quei luoghi erano pregni di tradizione giamaicana. L’ingresso era gratuito, ma si pagava da mangiare e da bere. Non c’era nulla di sessuale in tutto quello, si ballava, o si stava appoggiati al muro a bere rum, quello vero, ed ascoltare reggae”.

Con dei simili trascorsi, Derek Allen non avrebbe potuto non amare la musica. Questa scorre nelle sue vene da sempre, sin dalla nascita, ed è proprio questa sua passione che lo ha portato, una volta giunto in Romagna, ad imbattersi in una serie d’incontri che hanno dato inizio alla sua celebre carriera:

“Tutto ebbe inizio in un negozio di dischi ad Imola. Un’amica mi introdusse ad una serie di personaggi della radio e del mondo della musica, tra cui un rappresentante di Radio Imola. Gli piacque la mia voce, e nonostante all’epoca non fossi capace, avevo molta voglia di fare”.

Fu così che Derek Allen ottenne il suo primo ingaggio in radio. Nonostante gli italiani, musicalmente parlando, siano generalmente dei tradizionalisti, lui ha osato andare contro a questi schemi, ispirandosi ad un personaggio ed a un periodo storico preciso:

“ Mi sono ispirato a Tony Blackburn, un dj storico inglese che suonava sempre di mattina, quando andavo a scuola. Adoravo radio Luxembourg, una delle prime radio pirata dell’epoca. Scoprii qualcosa di diverso dalla tipica programmazione delle radio nazionali. Adoro la musica soul, è il genere da cui provengo e a cui appartengo”.

Il format funzionò, e Derek Allen divenne famoso nell’ambiente imolese, tanto da ricevere, infine, la fatidica chiamata da Rimini, la terra del divertimento, dove girarono i migliori Dj italiani.

“Venni a Rimini, a lavorare per un nuovo progetto: Radio City One. Nonostante non fosse ancora una grande realtà, i nomi che girarono per quella stazione sono diventati famoso. Trai i tanti, c’è anche Max Monticelli. Da lì, poi, mi chiamò Radio Sabbia. Ho passato con loro vent’anni a fare lo speaker. Non c’era concorrenza nel mio campo: ero l’unica voce black con accento inglese”.

Fu quella la deflagrazione del successo di Derek Allen, il quale divenne uno dei dj più quotati all’interno del dinamico e competitivo mondo del divertimento della Riviera Romagnola.

“Iniziai a lavorare anche in diversi locali, tra cui l’ex Bollicine. Ho cominciato a vedere la mia faccia sui posters, in strada. Io non mi rendevo conto della mia fama, e questo mi ha aiutato moltissimo

Quel mondo, quell’ambiente musicale, rispetto ad oggi, era diverso in tutto. Derek Allen se ne rende perfettamente conto, e rimpiange quei favolosi anni ‘70 e ‘80:

“Ci si portava i vestiti, per cambiarsi, e il talco. Lo si spruzzava sul pavimento per scivolare meglio. Si ballava, meno attrito hai, più riesci a muoverti, con delle movenze quasi ispirate a Micheal Jackson. La mia prima musica era il Nothern Soul: musica totalmente suonata, tanto acustico e ancor più ritmo. Questo genere presenta molti ballet, ma è stato il precursore di gruppi come gli Heart, Wind & Fire. La musica mi trascinava e portava tutti a ballare. Tutti vogliono essere protagonisti in pista. Non c’era foga, ognuno aveva il suo tempo. Nessuno sapeva cosa fosse un mix, senza nemmeno il passaggio tra un disco e l’altro. Una volta si passavano tre dischi veloci, e poi uno lento. Non c’era paura, era un momento di riposo, un respiro”.

Rispetto al discoteca a cui sono abituati i ragazzi di oggi, quella presentata da Derek Allen era un’atmosfera completamente diversa, quasi romantica. Centinaia di diciassettenni impegnati a scatenarsi al ritmo delle migliori hit dell’epoca. Si cercara l’innovazione con una ricerca discografica accurata. Si mirava alla perla, alla gemma perfetta con cui iniziare e con- cludere le serate. Derek la trovò in una notte di mezza estate, lungo la spiaggia libera del Marano:

“Un mio amico di Rimini ed uno di Riccione hanno provato a creare questo locale unendo le due realtà nel Beach Club. All’epoca suonavo R&B, e dopo tre settimane siamo passati a serate da 40 a 600 persone. Eravamo in un garage di biciclette, che ospitò i miei primi tre anni di carriera. La canzone che usai per fare chiusura, non la usava nessuno, era una nostra esclusiva. Un brano di Tom Jones, “It’s not unusual”. Giuro, da lì è diventata un successo enorme, un tormentone, e tutti volevano usarla. Ne hanno fatti mille remix, l’hanno resa anche raggae. E’ stato uno dei miei cavalli di battaglia, l’ho usata per 3 o 4 anni, poi mi ha stancato”.

Un successo arrembante, che ha portato Derek Allen in giro per i migliori locali della Riviera, dall’ex Bollicine al Peter Pan al Coccoricò. Non c’è stata postazione dj della zona che non abbia ospitato questa istituzione della disco anni ‘80. Ancora oggi, il successo di Derek Allen è lontano dal tramonto, e lui non ha alcuna intenzione di smettere:

Per prendere scelte di questo tipo, è necessario avere un’inossidabile fiducia nella propria musica, ed è questo, forse, il compenso con cui il destino ha scelto di ripagarlo dopo una vita totalmente dedicata a quest’arte. Nonostante siano trascorsi diversi anni da quando era lui in console al Coccoricò, Derek Allen è rimasto aggiornato ed attento anche sui ritmi e sulle melodie di oggi, esprimendo un giudizio per nulla positivo:

“ Oggi in discoteca si cerca di più la minimal, ma cos’è? Non è musica, è il minimo indispensabile della musica. Preferisco avere molto più suonato. Porto un po’ di me nelle serate, anche perchè io adoro sentire gli strumenti. Forse, per il fatto che sono io stesso un musicista: ho studiato flauto traverso”.

Sono passati quasi quarant’anni dal giorno in cui Derek Allen iniziò la sua carriera da Dj, ma di quel giorno gli rimase impressa la sensazione che provò, e il grande entusiasmo che lo colse. Un’opportunità da afferrare al volo e che gli cambiò la vita:

“La grinta è fondamentale nella vita: se non ti butti non verrai mai notato. Io lo feci, mi feci coinvolgere totalmente in quel progetto. Non avevo esperienza, non ero capace, ma ho cercato di ispirarmi ai miei colleghi più famosi. Mi sono immedesimato”.

Margherita Giacovelli

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