Il 4°modulo. Jhonny Cirillo trova a Rimini la sua redenzione attraverso la musica

 Il 4°modulo. Jhonny Cirillo trova a Rimini la sua redenzione attraverso la musica

Foto di Andreozzi Giuseppe

Capita spesso che un uomo commetta degli errori nel corso della sua vita. Capita meno spesso che lo stesso uomo accetti quella parte di sè e trasformi gli errori passati in esperienze formative, in forza. Quando succede è una vittoria e non solo del singolo individuo. Giovanni Cirillo è un ragazzo di origini africane adottato alla nascita da una famiglia di Napoli.

Giovanni vive in modo conflittuale la sua diversità: la sua pelle è nera e accumula rabbia e dolore ai primi segnali di razzismo e odio ingiustificato che qualche ragazzino, probabilmente anche inconsapevolmente, gli riversa addosso. Giovanni crescendo supera, almeno apparentemente, le timidezze e le discriminazioni ma la sua sicurezza non è autentica, è apparente, è viziata dagli effetti prima dell’alcol, poi della droga.

Le fasi di una dipendenza sono sempre le stesse e Giovanni le prova sulla sua pelle: prima lo sballo, il sentirsi disinibito, forte, intoccabile, irresistibile; poi la ricerca disperata di qualcosa di più, la sete maniacale di un’altra dose; infine la desolazione più profonda nell’anima e nel contesto sociale, la solitudine e la depressione, il desiderio di farla finita.

QUELLA NOTTE DI FOLLIA

Giovanni finisce in una clinica psichiatrica perché non è più in grado di vivere in un contesto comunitario, ha bisogno di essere osservato, tutelato, calmato. L’astinenza però è un male più forte di lui e Giovanni cede al disagio, alla frustrazione e alla disperazione più malata: Scappa dalla clinica e si avvicina ai binari di una stazione, “il prossimo treno è il mio” ha pensato Giovanni ma non voleva salirci da passeggero, voleva morire. La paura però è tanta, troppa e Giovanni quel treno non lo “prende”, lo lascia passare, lui però non ha risolto niente anzi è ancora più frustrato e disagiato. Ha bisogno di più coraggio per compiere quel gesto e lo cerca ancora una volta in una dose di cocaina. Non ha i soldi però, non ha niente, solo l’ultimo progetto: rapinare una gioielleria, comprare altra droga, comprare una pistola, uccidersi.

Giovanni si fa forza e in quella gioielleria ci entra davvero, compie la rapina armato di coltello come da piano ma il mix di adrenalina, paura, ansia e tossine lo fanno andare su di giri, è panico totale. Inizia a correre tra le strade di Scafati, si sente seguito, sente le sirene, sente i passi, sente le urla ma dietro di lui non c’è nessuno. Si arrampica e salta da un balcone all’altro, scivola, cade.

Quella caduta è l’emblema della storia di Giovanni: non ce la fa a rialzarsi, non ce la fa a muoversi, ha subito uno schiacciamento, ha un insufficienza renale, è immobile a terra con tutto il peso di quella notte e di tutta una vita.

Un amico lo trova, chiama i soccorsi. Quella notte Giovanni viene arrestato e successivamente ricoverato in ospedale, è grave, potrebbe non svegliarsi più.
E invece si risveglia, inizia a scontare la sua pena agli arresti domiciliari stretto tra le braccia di una famiglia che piange per lui lacrime di speranza, la speranza di una rinascita nel fisico e nella mente.
La riabilitazione è lenta e difficile ma giorno dopo giorno Giovanni riacquisisce tutte le facoltà motorie e anche lo spirito sembra diverso. Insieme ai genitori Giovanni sceglie la strada del recupero in comunità lontano dalla sua città. Si ritrova a Borghi (FC) un paesino a due passi da Santarcangelo, nella comunità San Maurizio.
La comunità in questione è sviluppata in 3 moduli:

– Il primo modulo.

Il primo modulo prevede un distacco brusco con il mondo esterno. Gli ospiti vengono spogliati delle cose materiali e disintossicati da ogni forma di “distrazione”: internet, computer, smartphone…Una rieducazione lenta e mirata alla vita “sana”.

– Il secondo modulo.

Il secondo modulo prevede un test di reinserimento alla vita sociale: in questa fase agli ospiti è concesso, di tanto in tanto, di tornare a casa per qualche giorno in modo da verificare, con l’ausilio dei parenti, se c’è un miglioramento.

– Il terzo modulo.

Il terzo modulo prevede una semi libertà in un appartamento esterno alla comunità. Gli appartamenti sono sempre monitorati e durante questa fase gli “ospiti” sono spronati al rientro effettivo e concreto negli ambienti sociali attraverso il lavoro, le attività sportive o il volontariato. L’unico obbligo di questa fase è il coprifuoco alle 23.

Giovanni ha superato brillantemente i primi due moduli tanto che per molti, anche per gli addetti ai lavori, è diventato una figura di riferimento, un esempio.
Anche la terza fase sta per concludersi: Giovanni ha trovato un lavoro e soprattutto ha coltivato in questi anni di restrizioni e di “riabilitazione al mondo” una passione che per lui è diventata incontrollabile: la musica. La musica si! ha accompagnato Giovanni nei momenti più difficili, lo ha reso ancora più orgoglioso del percorso che lo ha educato e in qualche modo fatto rinascere dal baratro più profondo.

Per Giovanni la musica è il quarto modulo, un modulo che questa volta non avrà regole precise ma che forse rappresenta la sfida più bella e più difficile:

LA LIBERTA’.

Giovanni potete chiamarlo Jhonny, Jhonny Cirillo e “Serpe” è il suo primo singolo dal 30 Novembre 2018 disponibile su youtube e sugli store digitali.

Riminiamo

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