INTERVISTA CON LA STORIA: SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA

 INTERVISTA CON LA STORIA: SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA

di Roberto Giannini –

Sono un po’ emozionato, intervistare Sigismondo Pandolfo Malatesta non capita tutti i giorni. Il problema maggiore è come ci si rivolge a uno come Lui. Lo chiamo Signor Principe? Anche se non è proprio una casata principesca. Oppure

eccellenza. Non so, poi magari incazzereccio com’è, se sbaglio i titoli nobiliari mi ci manda pure, a fare un giro sulla palata. Vabbè proviamo con un Signor di Malatesta e vediamo come evolve questa intervista.

Buongiorno Sig. di Malatesta, intanto Auguri. Riminiamo Magazine mi ha mandato ad intervistarla per i suoi 600 anni.
Grazie mille. Sono parecchi, ma tiriamo innanzi. Lei però ha un accento non proprio riminese. Com’è sta’ storia? Di dove è originario?

Sono di Pennabilli, ma abito a Rimini da tanti anni.
Osta Pennabilli, ci sono nati i miei bisnonni. Abbiamo ancora alcuni possedimenti, non ce ne facciamo niente, ma li teniamo lì per far dispetto a Federico d’Urbino. Il problema per andare su era la strada di collegamento da Rimini, tortuosa, non finiva mai. Ma immagino che oggi sia tutto diverso.

No, veramente la Marecchiese è ancora quella. Ci vuole più di un’ora per arrivare a Pennabili!
Te pensa, quando io ero Signore della Romagna intera, fino ad Ascoli e su in Lombardia, avevo in mente di rifare il lungomare di Rimini e risolvere il nodo viario. Il progetto si chiamava “omnia recta”: da Ascoli a Bergamo zero carri in mezzo la strada. Poi non se n’è fatto nulla. Troppa burocrazia.

Ah ecco, quest’ultimo progetto è ancora in giro, anche se un filo rivisitato, però nemmeno adesso hanno risolto, e nemmeno il lungomare è stato rifatto. Ma è una faccenda complicata. Senta eccellenza, la storia ha rimandato di Lei un’immagine un po’ cruenta.
Che sarebbe?

Ecco, si dice che con le sue condotte ha provocato il disfacimento della intera signoria malatestiana, con conseguenze devastanti sul riminese.
Intanto sono stato uno dei più abili condottieri del rinascimento. E un gran mecenate. Ho sistemato la Rocca di Santarcangelo, quella di Montescudo e San Giovanni in Marignano. Per non parlare di Rimini: ho tirato su Castel Sismondo, ho fatto venire Leon Battista Alberti in città, ho fatto costruire la Chiesa di San Francesco, quella che voi chiamate Tempio!

A parte che l’opera è incompiuta, si dice che si chiami Tempio Malatestiano proprio per rimarcare l’empietà del suo autore, insomma il Papa non ha voluto che si chiamasse Chiesa perché ha detto che Lei ne ha fatte di cotte e crude. Lo dico giusto per essere precisi.
Ah Sì? L’ha detto il Papa? Sto vis de … nu fam parlè che mi scomunica un’altra volta. Senti precisetti, mò secondo te, cosa dovevo fare io? Pio II° voleva che gli donassi i castelli della valle del Cesano e le terre di Senigallia, di Pergola e Montemarciano. E con tutta la fatica che ho fatto a conquistarle, io le vado a regalare ai preti? Sò mica pataca mè.

Veramente non è andata proprio così. A me risulta che Lei ha mosso guerra a Papa Piccolomini mentre era impegnato ad aiutare il Re di Napoli, minacciato da alcuni rivoltosi, e così il giorno di Natale del 1460 l’ha prima accusato di essere bugiardo, assassino, uxoricida e bestemmiatore, e poi scomunicato”
Ooooh hai finito? Ta me bela che stof, non ho voglia di stare qui a sentire uno che parla, parla, parla. Cosa saprai te che non c’eri. E poi io non me la ricordo così.

Che carattere però. Io leggo quello che hanno scritto. Comunque si dice anche che il Papa, per mano di Federico da Montefeltro, le ha sottratto tutte le terre nelle Marche, e l’unica rimasta in Romagna era Rimini…
Federico, sto pidocchio rifatto, lui sì, sempre attaccato ai sottanoni della Chiesa. E poi a Rimini si sta benissimo. Il mare, la spiaggia. Le turiste. Il caffè corretto. Che meraviglia.

Vabbé, passiamo oltre. Che c’entra il caffè corretto?
C’entra, c’entra, lo conosci il mistrà? Quello che Tuo nonno metteva nel Caffè?

Sì certo.
L’ho portato io a Rimini. Di ritorno dalla Grecia, dopo che ho conquistato la fortezza di Mistra, quella che te al liceo chiamavi Sparta, a capo delle armate venete. Tutto, mi tocca dirti, tutto. A proposito, cos’è che avete organizzato in città per il mio compleanno?

Un sacco di eventi. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è quello di sovrapporre il corpo di Sigismondo alla città di Rimini.
Sovrapporre? Chi viene sovrapposto? E soprattutto come mi dovreste sovrapporre? Non iniziamo a fare le patacate eh?”

Sì insomma, musiche, spettacoli, la riconsegna del Castello ristrutturato alla città, e tanto altro.
Ah bene, così va bene. Bravi. Festeggiatemi. Intanto io vado a prendere un caffè… Isottaaaaaaaa metti su la cuccuma!

Grazie Sig. di Malatesta.
Prego giovanotto.

Riminiamo

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