Korekanè, tra cuore e teatro

 Korekanè, tra cuore e teatro

Il cuore rallenta la testa cammina
In quel pozzo di piscio e cemento
A quel campo strappato dal vento
A forza di essere vento

I sassi chiari del vialetto riflettono il sole già bollente di metà mattinata. Scendo dalla macchina e i piedi mi portano verso una macchia d’ombra. Sono in una zona industriale vicino al centro di Rimini, per essere precisi sono all’Area K ovvero la casa di Korekané, l’associazione culturale che andrò a conoscere oggi.
Gli occhi si fanno strada lungo il fianco del capannone. Un uomo alto e sorridente mi viene in contro, deve essere Alberto Guiducci.

Porto il nome di tutti i battesimi

Ogni nome il sigillo di un lasciapassare

Per un guado una terra una nuvola un canto

Un diamante nascosto nel pane

«Ciao, io sono Alberto»

«Piacere, Gloria»

«Benvenuta, questa è Area K. Entriamo?»

«Volentieri»

Area K nasce nel cuore di una zona industriale, è la riqualificazione di un capannone artigianale convertito in luogo di cultura. Siamo in via Popilia, una zona poco distante dal centro e per questo facilmente raggiungibile, ma allo stesso tempo “isolata” e ideale per la creazione artistica.

Alberto si infila nel cono d’ombra della porta e mi fa strada all’interno. Gli occhi si abituano al cambio di luce e la prima cosa che li colpisce è l’arredamento: grandi bauli di legno, poltroncine di velluto imbottite, vecchie sedie di cinema e un bellissimo parquet scuro e croccante che scricchiola sotto ogni nostro passo. È luogo intimo e silenzioso, e mi viene spontaneo pensare “permesso” mentre seguo Alberto e mi affaccio sul palcoscenico che altro non è che la sala più grande di tutto il capannone. Per presentarmi a questa casa mi tolgo le ciabatte e appoggio i piedi nudi sul parquet che ricambia il saluto e scricchiola.

«Fino al 2018 siamo stati un’associazione senza “fissa dimora”, poi per caso abbiamo trovato questo posto e l’abbiamo fatto diventare la casa di Korekané. Ce la siamo costruita su misura e oggi è “casa” di tante belle cose.»

Nato ufficialmente nel 2001 ma attivo già dagli ultimi anni ’90, Korekané produce spettacoli teatrali e si occupa di formazione. Nella produzione di spettacoli si distinguono un settore di teatro contemporaneo e ricerca e uno legato alla narrazione e al teatro ragazzi. Korekané si occupa di formazione del pubblico, didattica della visione, organizza laboratori teatrali e workshop, progetti teatrali per le scuole e per i centri di aggregazione. A lavorarci sono Alberto Guiducci, Chiara Cicognani, Stefania Tamburini, Gennaro Ascione,Elisabetta Gambi, Olivier Gasperoni e Simone Gatti.

Nonostante abbia trovato casa ad Area K, Korekané rimane fedele alle sue radici e continua ad essere carovana itinerante: da Rimini a Santarcangelo, da Novafeltria a Verucchio, da Bellaria a Viserba… Si può trovare in tutto il territorio.

«Perché Korekanè?»

«I Khorakhanè sono la tribù di Rom musulmani originari del Kosovo e il termine Khorakhanè significa “portatori del Corano”. Il nostro primo spettacolo iniziava con una delle attrici che scendeva le scale alle spalle del pubblico cantando la prima strofa di Khorakhanè, la canzone di De André. E vuoi per la nostra anima nomade, vuoi per il nostro debutto, abbiamo deciso di chiamarci Korekanè che per noi significa “sulla via del cuore”»

«Se dovessi scegliere una sola parola per definire Korekanè, quale sceglieresti?»

«Questa è una domanda difficile, ci devo pensare…»

Se dovessi sceglierla io per loro sarebbe ricerca. Da quello che Alberto mi racconta capisco che ricerca è la parola chiave per tutti i lavori che Korekanè porta sul palcoscenico, è il denominator comune di workshop e laboratori. Diventa verbo rivolto a partecipanti e a spettatori: ricercare, e aggettivo quando riguarda i progetti e gli spettacoli: ricercato. Ne sono una prova i numerosi spettacoli portati in giro per il paese, ad esempio RICCARDO III che prevede due soli attori che cambiano personaggio grazie solamente a semplici oggetti. Oppure allo spettacolo per la Giornata della Memoria, Il Terrore nei Sogni del Terzo Reich, che vede protagonisti gli incubi dei cittadini tedeschi durante la dittatura hitleriana, che sembra quasi una previsione del futuro e che offre un punto di vista diverso e insolito.

Ma ricerca anche per gli eventi in programma; lo spazio esterno di Area K illuminerà l’estate con letture, monologhi, concerti di musica da camera, di musica e teatro, e con l’arrivo di ottobre partiranno anche i corsi: da quelli di teatro a quelli di dizione, da quelli di danza a quelli di yoga, e così via…

«Sogni nel cassetto o progetti futuri?»

«Più che sogni progetti. Terminare di sistemare la casa di Korekanè e portare altri seminari, masterclass con attori e registi, workshop, senza mai fermarsi. Per quanto riguarda gli spettacoli invece stiamo lavorando a una trilogia su Shakespeare e … »

La chiacchierata con Alberto è bella e piena fino all’orlo di cose che vorrei e dovrei raccontare. Quello che ho condiviso non fa che da spot su un palcoscenico grandissimo che nasconde tanti piccoli tesori. L’unico modo per scovarli è seguire Korekanè, questa piccola grande carovana che percorre la strada del Kore.

Me gava palan ladi

Me gava

Palan bura ot croiuti

e seguirò questo migrare

Seguirò

Questa corrente di ali

Gloria Perosin

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