LA CHIESA DI SAN GIROLAMO E L’ORATORIO DI SAN GIOVANNINO

LA CONFRATERNITA DI SAN GIROLAMO E DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
L A C O NF R A T ER NI T A
Prima di procedere alla descrizione del complesso monumentale dell’oratoria di San Giovannino e della chiesa di San Girolamo, ritengo sia corretto porre qualche cenno sulla Confraternita di San Girolamo e della Santissima Trinità.

Si era nel 1437 quando il vicentino Cristoforo da San Marcello all’epoca vescovo di Rimini (già vescovo di Cervia fino al 1435, poi di Rimini dal 21 Novembre 1435 al 17 Settembre 1444, quindi di Siena, deceduto a Roma nel Novembre dello stesso 1444), invitò “alcune persone spirituali in la via di Dio” (sei laici, uomini) ad unirsi per pregare, meditare, fare penitenza ed opere di carità ponendole sotto la guida spirituale di padre Bartolomeo da Padova della congregazione degli Eremiti di San Girolamo, che aveva una comunità sul colle di Covignano (tuttora chiamato così) ove elessero la loro prima sede.
Il 6 Aprile 1442, giorno di Pasqua fu ufficialmente costituita la confraternita, rigorosamente maschile e laica, riconosciuta giuridicamente da papa Eugenio IV con il titolo di “Venerabile confraternita di San Girolamo” [Sofronio Eusebio Girolamo, Dottore della Chiesa (Stridone, 347-Betlemme 30 Settembre 419 o 420)] con bolla del 2 Giugno 1442. Il gruppo, cresciuto di diciannove unità, avvertì l’esigenza di una sede fissa.
Il 10 Dicembre 1442 ebbero in affitto e successivamente in enfiteusi dagli Olivetani un piccolo edificio dove dal XIII secolo esisteva la chiesa di S. Giovanni degli Armeni, alla periferia della città verso il mare, confinante con il monastero delle suore degli Angeli fondato dalla Beata Chiara da Rimini.
Il loro vestire era di colore rosso, il colore primario simbolo del fuoco, del calore, dell’Amore, della Carità e, nella chiesa delle origini, dello Spirito Santo. In un breve lasso di tempo furono in grado di poter acquistare l’immobile e le sue pertinenze consistenti in ampie proprietà terriere (in gran parte destinate ad orto) parzialmente al di fuori delle mura perimetrali della Rimini antica.
Entrata a far parte della “Veneranda Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini di Roma”, il 18 Maggio 1578 la confraternita aggiunse al proprio nome quello “e della Santissima Trinità”. Nel 1608 si unì all’Ordine dei Chierici regolari Teatini, seguaci di S. Gaetano da Thiene (Vicenza, Ottobre 1480 – Napoli, 7 Agosto 1547), giunti a Rimini nel 1591.
In seguito all’occupazione napoleonica di Rimini, il 20 Marzo 1798 la confraternita fu dichiarata sciolta ed i suoi beni confiscati e devoluti alla Congregazione di Carità di riminese. Si riuscì probabilmente a salvarne una parte affidandola ai privati, della quale poco fu recuperato negli anni a venire (come racconta nel 1842 il Tonini, confratello egli stesso della congregazione). Dopo la caduta di Napoleone, dal 18 Luglio 1815 i componenti superstiti iniziarono la ricostituzione della confraternita che avverrà il 2 Aprile 1819 grazie soprattutto all’operato di Daniele Felici Capelli, confratello e ministro dell’Interno del Regno d’Italia.
Con i bombardamenti del 29 Gennaio e 24 Marzo 1944, degli edifici non restò che un ammasso di macerie. Deleterio fu quello del 24 Marzo durante il quale la chiesa ed i due oratori furono ripetutamente colpiti e totalmente distrutti: si salvarono solo il piccolo campanile ed i propilei dell’ingresso antistante il complesso. Il 19 Aprile dell’anno successivo i confratelli iniziarono a riunirsi nuovamente dapprima in un locale del Seminario poi presso la chiesa detta della “Crocina” nell’attesa della ricostruzione dell’Oratorio di San Giovannino avvenuta nel 1952 ed in seguito alla quale l’oratorio fu trasformato in luogo di culto. Con D.P.G.R. Emilia Romagna n. 444 del 29 Maggio 1994, la confraternita ha assunto personalità giuridica privata, ha approvato un nuovo statuto e variato la denominazione in

“Confraternita di S. Girolamo e SS. Trinità”. Attualmente, per statuto, è composta da 33 membri.
L A CH I E S A E L ’ O RA T O RI O
Dopo avere affidato al confratello architetto Giovan Francesco Beldrati nel 1626 il progetto della chiesa, nello stesso anno fu gettata la prima pietra dal vescovo di Rimini Cipriano Pavoni (vescovo dal 20 Novembre 1619 a “prima del 19 Luglio 1627”). Fu consacrata nel 1638 dedicandola a San Girolamo, dal vescovo Angelo Cesi (vescovo dal 19 Luglio 1627 al 20 Settembre 1646, come risulta alle pagg. 301-302 e 332-333 dalla “Cronotassi dei pastori della chiesa riminese aumentata e corretta dal sacerdote Luigi Nardi…” e nel dizionario biografico degli italiani dell’enciclopedia Treccani al volume 24 (1980).
L’edificio, di forma ottagonale allungata era di altezza elevata, si presentava con una sontuosa facciata e conteneva un grande altare posizionato su alcuni gradini. Sfruttando un’elevato dislivello del suolo di circa quattro metri, fu dotata di una grande cripta a tre navate attorniata da un portico, dedicata a S. Primo martire nel 1645 in concomitanza dell’arrivo da Roma delle reliquie del santo.
Nel 1782 furono anteposti, a maggior lustro e protezione del complesso architettonico, due piccoli tempi collegati da un ingresso centrale sorretto da due propilei, edificati su progetto dell’architetto bolognese Giovanni Stegani del 1780. Il tempio di sinistra divenne la chiesa di S. Giovannino con annesso oratorio e quello di destra l’abitazione del rettore della chiesa di S. Girolamo.
L ‘ AR T E
Notevoli sono le opere d’arte che nel tempo hanno concorso ad arricchire ed abbellire chiesa ed oratori.
Oggi, tra le altre, si possono ammirare:
– depositati presso il museo della città, oltre ad incunaboli e codici miniati, uno splendido “San Girolamo nel deserto”, opera mirabile del 1641 di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino [Cento (FE), 2 Febbraio 1591 – Bologna, 22 Dicembre 1666]; – sull’unico altare, attorniata da un panneggio dipinto da Mario Valentini (Rimini, 1904 – 1980) l’immagine miracolosa della “Mater Salvatoris” o “Madonna nell’aspettazione del parto” (il 17 Luglio 1796 mosse prodigiosamente gli occhi) eseguita nel 1730 su commissione dell’abate Giovan Battista Gervasoni dal pittore Giovan Battista Costa (Rimini, 3 Dicembre 1697 – 15 Aprile 1767) già posta nella

cappella di San Michele (Tonini, 1864, pag.86). Dal dipinto il Rosaspina nel 1796 trasse un’incisione in rame (astutamente sfuggita alle razzie napoleoniche ora custodita presso la Confraternita) su disegno del pittore riminese Giuseppe Soleri Brancaleoni che nello stesso 1796 eseguì un dipinto avente il medesimo soggetto dedicandolo alla “Mater Misericordiae” palesemente ispirato a quello del Costa. Questo dipinto, divenuto anch’esso miracoloso per il movimento degli occhi l’11 Maggio 1850, fu richiesto al pittore dalla sorella suor Chiara e da lei donato all’oratorio di Santa Chiara;
– un “Transito di San Girolamo” bellissimo bassorilievo in terracotta opera dello scultore riminese Antonio Trentanove (Rimini 1739/40 – Carrara 1812), uno dei più notevoli rappresentanti della scultura neoclassica italiana, eseguito attorno agli anni 1770, donato dallo scultore alla confraternita per riconoscenza in quanto la stessa contribuì notevolmente al suo mantenimento negli studi artistici presso l’accademia clementina di Bologna;
– una “Madonna con il Bambino e i Santi Michele Arcangelo e Girolamo” dipinta verso il 1620 da Antonio Cimatori detto il Visaccio – o Visacci – (Urbino, c.1550 – Conegliano 1623 o a Rimini il 19 Agosto 1623 secondo lo Scatassa – dizionario biografico Treccani), allievo di Federico Barocci (Urbino 1535? – 30 Settembre 1612) del quale fu uno dei più fedeli seguaci;
– “San Primo martire” di Giovan Francesco Nagli detto “il Centino”, tela dipinta in concomitanza dell’arrivo a Rimini da Roma delle reliquie di San Primo martire avvenuto nel 1645 riposte nella cripta della chiesa di S: Girolamo oggi non più esistente;
– Posizionati lungo le pareti si trovano, con i relativi inginocchiatoi, ventisei stalli, i cui schienali contengono al loro centro in ovali ed esagoni altrettanti dipinti rappresentanti episodi della vita di San Girolamo, opere di Cesare Pronti (Cattolica, 30 novembre 1626 – Ravenna, 22 ottobre 1708), allievo di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento, 2 Febbraio 1591 – Bologna, 22 Dicembre 1666);
– un’acquasantiera a forma di candelabro di cui il Tonini dice che “sulla cui fattura non si può escludere sia stata di quei famosi scalpelli che abbellirono il nostro tempio maggiore”. Secondo altri invece è da at- tribuire ad Antonio Rosselino o alla sua bottega.

“Si ringrazia la Confraternita di S. Girolamo nella persona del suo Presidente Comm. Marco Ferrini, per la disponibilità offerta e la fruizione delle immagini pubblicate.”