LA MIA MISSION IMPOSSIBLE. Vorrei piacere a tutti

 LA MIA MISSION IMPOSSIBLE. Vorrei piacere a tutti

Con Francesco abbiamo discusso di musica, di talenti, di fede in quei segni che, quando meno ce lo si aspetta, le bizzarre circostanze della vita ci portano a sperimentare. Ci ha raccontato cosa voglia dire essere un cantautore e non limitarsi a farlo, e di chi in tutti questi anni è stata la sua fonte d’ispirazione per dare il meglio di sé, che l’ha spronato nel conoscere i suoi limiti e superarli, nello scrivere così come nel districarsi all’interno del mondo artistico. La scrittura come massimo comun divisore, accompagnatrice fedele negli approcci con nuovi generi musicali e in ogni esperienza di vita.

Cresciuto ascoltando i grandi cantautori italiani, Francesco si ispira a pietre miliari della canzone, quali Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Lucio Dalla, che riconosce essere i suoi grandi maestri, che tanto gli hanno insegnato senza neppure averli incontrati.

<<Silvestri mi ha dato l’imprinting per lo stile, mi ha insegnato a scrivere, era come volevo essere, ciò che volevo rappresentare. Il modo ironico, pungente, intellettuale di esprimersi mi ha sempre colpito, è stata la traccia su cui ho iniziato a sperimentare ciò che avevo da dire di mio>>. – ci confida.

Ascoltatore onnivoro di tutti i grandi classici, cultura fondamentale per ogni giovane cantautore, ci racconta che la sua canzone del cuore rimarrà sempre “Meri Luis” di Dalla e in particolare i versi “Meri Luis finalmente ha deciso che l’amore è bello/ ha abbassato gli occhi e si è lasciata andare”. <<Quelle parole mi fanno sempre sciogliere. È una descrizione emotiva, è emozione, al 100%. Un’immagine scritta, ma evocativa in modo unico. Solo un grande poteva essere capace di creare e spiegare a parole un sentimento in maniera perfetta e così inspiegabilmente chiara>>. – Francesco si emoziona mentre condivide questa confidenza.

Spaziando dal funky al rock, con parentesi all’interno di gruppi e band così come solista, ci rivela che in realtà la scelta del genere non è un fattore centrale nel suo processo creativo: <<Importa avere un’opinione da condividere, sentire una forza dentro di sé che chiede di essere espressa, di essere urlata, di essere ascoltata da altri. Quando si ha una cosa grande da dover dire, non importa la sorgente, ma solo l’urgenza: si comincia con un megafono, poi si può arrivare fino alla televisione e persino al cinema! Questo è successo a me: non ero orientato sul rock, ma avevo l’opportunità di scrivere. Poi ho sempre ascoltato di tutto, e questo mi ha aiutato>>.

La necessità di dire qualcosa è il segreto di chi vuole concedersi alla musica: <<A chi veramente vuole diventare cantautore, dico di fidarsi della propria empatia. Deve conoscere l’urgenza di avere qualcosa da trasmettere. Alcune volte i consigli sono troppi, bisogna soprattutto contare sulla propria sensibilità e non tradirla, non svendersi per la promessa di un successo rapido ma impersonale. La musica, i testi devono raccontare chi li canta, altrimenti l’autenticità si perde, e con essa la potenza, l’eco, l’efficacia>>.

Testi immediati, numericamente poche le parole ma esaustive, chiare e dirette, sufficienti per trasmettere emozioni. Una scelta di termini puntuale e calibrata, la quantità e la qualità necessaria per parlare di sé, raccontando esperienze tanto personali quanto comprensibili e condivisibili da chi ascolta. Istantanee di vita vissuta da un ragazzo come tanti che non riusciva ad esprimersi fino in fondo a parole: <<Scrivere era la mia difesa. Quello che non riuscivo a dire, lo scrivevo. Ero alla ricerca del mio stile, del mio mondo. Ho iniziato a recitare, sapevo di dover fare qualcosa sul palcoscenico. Il teatro mi ha aiutato, ma non era la mia strada. Ero diventato estroverso per difesa>>.

Poi la musica, passione che lo accompagnato da sempre, e la scoperta di coniugare i testi ai suoni. Tutti i pezzi sono andati al loro posto ed ecco che Francesco ha già alle spalle una nutrita carriera, con nuovi singoli in uscita ed esperimenti musicali con gruppi e generi molto diversi fra loro.

Per spiegarci cosa secondo lui sia l’essenza ultima della sua missione, Francesco ci racconta: <<Non è tanto scrivere canzoni o testi, ma l’essere sensibile, recettivo verso ciò che continuamente succede intorno e dentro di me per sensibilizzare altri e ricercare il bello e il brutto in ogni cosa per poterlo poi scrivere. In fondo, è quello che fa uno scienziato, un ricercatore, solo a livello emotivo>>.

Ricercare il vero, per fare del bene: <<Con la prima canzone, ho scoperto di avere dato una mano a molte persone che come me, si trovavano in un momento particolare della propria vita. Ho capito di poter fare del bene, anche solo con le parole. Quelle giuste, al momento giusto, magari inaspettate, ma infinitamente gradite>>.

Un’ulteriore conferma è arrivata quando ha iniziato a leggere i versi delle sue canzoni usati come didascalie sotto fotografie, pensieri, dediche, persino come stati personalizzati su Whatsapp. <<Scoprire di essere in grado di dare voce ai sentimenti altrui, non ha prezzo. Ero infinitamente riconoscente e soddisfatto: avevo fatto centro”. E il passo è stato breve verso la consapevolezza di volere vivere di questa soddisfazione: <<È stato rigenerant , mi ha dato la forza, ho capito di essere riuscito a trasmettere il nocciolo di quello che volevo esprimere e di averlo fatto bene! Il punto di incontro fra come scrivo e come arrivo al cuore di chi mi ascolta: ero capace, si poteva fare! Era fattibile, ero euforico. Mi capivano>>.

Non sono mancati i momenti di smarrimento, il più recente durante il periodo di lockdown appena concluso: <<Mi sentivo vuoto: l’ispirazione per me arriva dall’esperienza. Ho passato mesi a non fare: non riesco a scrivere qualcosa senza avere niente da dire. Ma ho sempre creduto nei segni e che chi tanto semina, prima o poi raccoglie: ecco allora che mi sono arrivati in aiuto tutti quei progetti che avevo iniziato, che mi hanno tenuto impegnato e mi hanno permesso di andare avanti, di avere la mente occupata e, nonostante l’apprensione, di essere in grado di fare progetti per il futuro. Se non sono stato davvero male è solo merito loro>>.

Tra questi progetti c’è prestare la voce a Piadyno, un baby dinosauro che, da buon Riminese, è ghiotto di piadina e aiuta i bambini a capire cosa sia la diversità e perché esista: <<Come si fa a non amare Piadyno! Fa del bene e basta. È riuscito in ciò che nessuno mai è stato in grado di fare: piacere a tutti. È un po’ anche il mio sogno, e grazie a quel cucciolo di dinosauro tutto blu, sono quasi riuscito a realizzarlo. È il massimo: con il mio strano rapporto con lo stare bene, questo ha fatto bene a me>>.

Un’altra eredità lasciata dalla quarantena è il fermento sociale, lotte che hanno ritrovato voce forte, temi caldi tornati in auge più forti di prima e Francesco ci racconta di volere approfittare del suo ruolo, della sua posizione privilegiata nel farsi sentire e nel raggiungere persone, per dare un contributo nella sensibilizzazione:

<<Per un cantautore avere la possibilità di impegnarsi nel sociale è ispirazione, ambizione massima, opportunità senza pari. Se non mi sono ancora espresso sugli ultimi avvenimenti è stato solo per non essere banale, voglio trovare le parole giuste. Tutti i temi sociali sono molto complessi, vorrei avere la delicatezza giusta per fornire un parere costruttivo, non solamente una frase di circostanza. Sì, devo trovare le parole giuste. È importante parlare per sensibilizzare, non solamente prendere posizione, è la risonanza che ho io e chi come me è cantautore ad imporre responsabilità e attenzione. Dire qualcosa è fondamentale e deve essere fatto, almeno gli artisti devono alzare la voce, loro che possono>>.

Tutti gli artisti, soprattutto i più giovani, vogliono parlare e farsi capire, ma Francesco ci confida: <<Ci mettono fretta. L’ho provato sulla mia pelle, per questo ho intitolato la prima canzone che ho scritto “La mia faccia”: provavo un’urgenza accecante di scrivere, ero in un periodo tremendo, ero indignato. Mi dicevano che ero troppo vecchio per fare di questa vita, di questa passione il mio lavoro. Avevo ventidue anni! A vent’anni si è troppo vecchi? Non ci volevo credere. La canzone è uscita di getto, con tanto sdegno e mi racconta>>.

I progetti futuri sono tanti, così come le strade non ancora battute lasciate volutamente aperte: <<Vorrei ramificare la mia passione, il lavoro che faccio con la musica, perché riesca a ripercuotersi positivamente su altri campi artistici. Sarebbe un sogno coniugare la musica al teatro, sì mi piacerebbe. Un ritorno alle origini, ma con una consapevolezza tutta nuova>>.

Alla domanda su cosa immagina avrebbe fatto se non si fosse

dedicato alla musica a tempo pieno, le risposte sono tante: <<Mi è sempre piaciuta la storia, magari sarei un archeologo. O forse avrei realizzato un podcast, di storia o geografia o musica, magari anche in radio>>.

La voce, sempre la voce, che all’inizio era così difficile lasciare uscire per riuscire ad esprimersi ma che è diventata la firma inconfondibile di Francesco, il cantautore che vuole fare del bene.

Laura Saracino

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