LANDLORD

LANDLORD
quella volta al telefono con Francesca Pianini
Luca, Lorenzo, Francesca e Gianluca sono, per il mondo della musica, i Landlord e nascono a Rimini circa sei anni fa. I loro lavori si muovono liberi nel campo dell’elettronica, della musica d’ambiente e in quella sinfonica, cercando di far convivere questi tre mondi attraverso quattro persone. In un pomeriggio nebbioso di qualche settimana fa ho la fortuna di fare una chiacchierata al telefono con la front woman della band, Francesca.
Ciao Francesca! Come stai? Ti disturbo?
Ciao Gloria, io sto bene e non mi disturbi, sono appena uscita dall’università quindi mi prendi nel momento giusto.
Ah, ottimo! Che cosa studi?
Sì, faccio lingue e comunicazione, mi alterno tra l’università e il conservatorio. Sono abbastanza impegnata ma spero ne valga la pena. E’ un percorso che mi aiuta anche nei lavori con la band, alla fine scriviamo e cantiamo in inglese, quindi…
Ascolta Francesca ti faccio qualche domanda di rito. Come sono nati i Landlord?
Sono nati, anzi siamo nati a Rimini nel 2012, fine estate 2012 per essere precisi, grazie a un’idea partita da Gianluca che aveva già un’altra band. Gianluca, che suonava con Luca, sentiva la necessità di un cambiamento. Luca a sua volta conosceva me e sapeva che, oltre a suonare il piano, cantavo. Mi hanno chiesto di provare qualche brano così da capire come sarebbe stato con la mia voce, e ovviamente ho accettato. Quando me l’hanno chiesto ero super contenta, ero appena uscita da una lezione di matematica quindi figurati (ride spontanea, e io insieme a lei), mi ha svoltato la giornata… E anche la vita almeno fino a questo momento!
Avevi mai pensato di formare una band prima che te lo chiedessero?
Sì certo, il sogno di formare una band c’era già tra i miei cassetti, ma non per suonare il pomeriggio, volevo creare qualcosa di serio che non fosse solo una passione. Arrivavo da una cover band quindi avere una proposta del genere mi rese davvero felice. Una serie di fortunati eventi mi hanno fatto prendere la strada che volevo e sognavo.
Che cover facevi? (Non so cosa aspettarmi visto che la sento ridere. E invece…)
Led Zeppelin, Pearl Jam, Beatles, Rolling Stones, Dire Straits…rock insomma. Gli altri ragazzi avevano questa impronta e io ero l’ultima arrivata quindi ho colto l’opportunità e l’ho sfruttata per imparare.
È stato un inizio carico insomma. Quindi tu hai detto di sì a quelle prove, vi siete piaciuti e siete partiti?
Esatto, sì. All’inizio eravamo io Luca e Gianluca, poi si è aggiunto Lorenzo che è il nostro batterista. Oggi la formazione è questa.
Come vi siete accorti che effettivamente avevate del talento e che potevate sfruttarlo per creare qualcosa di solido?
Per quanto mi riguarda, ma penso che lo stesso valga per i ragazzi, sono partita subito con l’idea di far diventare la passione una professione. Non ne abbiamo mai parlato in maniera esplicita, almeno inizialmente, ma abbiamo sempre lavorato in modo tale da poter imboccare quella strada.
Facevate spesso live all’inizio del vostro percorso?
In realtà non ne abbiamo mai fatti moltissimi, abbiamo messo molte delle nostre energie nelle registrazioni in studio. Lì abbiamo avuto la certezza che più di qualcosa poteva funzionare.
Ma la vostra iniziazione al pubblico dov’è stata?
Ne abbiamo avuti ben due: il primissimo in spiaggia, al tramonto. Il secondo è stato alla Rocca Malatestiana grazie alla manifestazione musicale Risuona Rimini. Due entrate in scena pazzesche!
Wow, penso che in pochi abbiano avuto questa fortuna. Ma tu come ti sei appassionata alla musica?
Grazie ai miei nonni. Mio nonno era un pianista, è mancato quando io avevo solo tre anni ma la nonna mi ha sempre parlato di lui. Mi portava a vedere i concerti, mi parlava del suo pianoforte, della sua musica. Quando le ho detto che anche io avrei voluto imparare a suonare mi ha portato il suo pianoforte ed ho iniziato. Adesso al conservatorio ho scelto di fare canto jazz. Ci sono tante materie oltre al canto che mi stanno servendo molto. Avevo questo “pallino” da anni, volevo acquisire delle basi solide anche come arricchimento al gruppo.
Com’è essere la front woman di un gruppo (sorrido io stavolta)? Quella che vediamo sul palco è la vera Fran- cesca? Sei una front woman anche nella vita?
Eh… È figo, è proprio figo! Ed è anche una bella responsabilità. Io però non ho l’istinto da leader nel quotidiano, non ho mai avuto il carattere per fare quella che comanda in prima linea. In realtà poi, nel corso degli anni, affrontare questa cosa mi ha portato a lavorare su alcuni aspetti del mio carattere. E adesso mi ritrovo a riuscire a gestire cose che senza questa esperienza non avrei saputo fare. Il palco è anche, e prima di tutto, una palestra umana.
È stato difficile all’inizio con quattro persone di età diversa trovare un equilibrio?
No per nulla, è stato tutto molto naturale. Avere età diverse ti porta ad aver vissuto esperienze diverse, e a condividerle. Si crea davvero un equilibrio. E questa cosa ha arricchito tutti. E’ vero, io e Luca avevamo sedici e diciassette anni, ma avevamo le idee molto chiare. Forse non sapevamo ancora come metterle in pratica. Nel corso del tempo abbiamo dovuto renderci conto di come funziona il mondo della musica e dello spettacolo, scontrarci con esso e crescerci assieme. Io e Gianluca siamo quelli che diciamo sempre la nostra, anche quando qualcosa non ci piace. Luca e Lorenzo hanno un animo più moderato. Questo in una band a volte crea delle tensioni, ma per fortuna! Altrimenti non ci sarebbe crescita, e forse neanche creatività, neanche musica.
Avete suonato sul palco dello Sziget Festival a Budapest, uno dei festival che conta più presenze in assoluto al mondo, com’è andata?
È stato incredibile!!! Non eravamo mai stati ad un festival di una grandezza tale, andarci come artisti e non come spettatori diciamolo… È stata una figata pazzesca! Scrivendo in inglese quella realtà è stata perfetta, ci siamo confrontati con una qualcosa di internazionale e di enorme.
Prossimo palco grosso dove vorreste esibirvi?
Non posso dirlo, è un sogno nel cassetto che c’è ma per scaramanzia devo tenerlo segreto. É all’estero…
Ok, ok. Lavori in corso invece?
Stiamo lavorando al nuovo album e qui ti potrei raccontare un mondo… La fase di scrittura di un disco credo sia la parte più bella del nostro lavoro, e anche la più tosta. E’ un impegno non solo con gli altri, ma con te stesso: devi mettere in luce cosa hai da dire e trovare come dirlo. Non è facile, ma per fortuna siamo in quattro! Si vive insieme tutto, dai giorni in cui butteresti via ogni cosa, ai momenti di totale entusiasmo! Ed “è una gran cosa quando realizzi di avere ancora l’abilità di sorprenderti. Ti fa chiedere cos’altro puoi fare che ti sei dimenticato”.
Avete dei punti di riferimento nuovi nell’album sul quale state lavorando?
Sì, in questo periodo, stiamo buttando l’occhio verso band come i Portishead, i Massive Attack, Frank Ocean…
Avete dei riti prima dei concerti?
Sì, ma non posso dirti nemmeno questo (ridiamo entrambe).
Ultima domanda, che rapporto hai e avete con Rimini?
Eh.. Domanda bella e difficile questa.
Penso che ognuno di noi abbia un rapporto diverso con Rimini. La amiamo, è la nostra mamma, quindi bello o brutto che sia il rapporto, è un rapporto d’amore. Io credo che ascoltando i nostri lavori si possa sentire l’atmosfera di questa città. Quella lieve e sottile malinconia della Rimini d’inverno c’è sempre. Sono convinta che i luoghi t’influenzino, e vivere in una città con due volti, quello dell’estate e quello dell’inverno, è una cosa che solo chi la abita può capire, e solo capendola torna utile. La musica qui c’è sempre stata. I riminesi lo sentono e lo sanno.
Amen.
Ringrazio Francesca per la piacevole chiacchierata e, mentre riaggancio, ripenso a quanto sia stato bello ascoltarli quella prima volta in acustico.
Auguro a loro di fare tanta strada e noi di poterli sentire presto, magari al tramonto e con i piedi sulla sabbia.