Le Città Visibili. Questa storia parla di un Festival che sta per arrivare, cambiato sì, ma sempre bello uguale

 Le Città Visibili. Questa storia parla di un Festival che sta per arrivare, cambiato sì, ma sempre bello uguale

Rimini. 2014.

Me lo ricordo quel pomeriggio. Era luglio e io stavo facendo il terzo trasloco (terzo di sette, ma ancora non lo sapevo).

Ero appena caduta per le scale mentre portavo in macchina uno scatolone pieno di chissàchecosa. Lo scatolone era rimasto perfettamente intatto, il mio sedere meno, così avevo deciso di concedergli un gelato. All’epoca abitavo ne “La casa all’ulivo”, e da Piazza Ferrari, per tornare verso l’appartamento, prendevo sempre via Tempio Malatestiano. Quel pomeriggio caldissimo, arrivata quasi al vecchio Pic Nic, sentii un violino. Il suono arrivava da Palazzo Lettimi, poco più avanti. Il vecchio portone era aperto.

Ma voi lo sapevate che Palazzo Lettimi ha un giardino segreto? Io lo scoprii in quel momento, e scoprii anche che quella sera sarebbe iniziato Le Città Visibili.
Forse per la musica, forse per il posto, forse per il gelato o per la caduta, prima ancora di sapere cosa fosse Le Città Visibili, bloccata davanti ad un vecchio portone di un vecchio palazzo che custodiva un vecchio giardino, me ne innamorai.

Quella sera, stanca morta, infilai la mia gonna preferita e andai al giardino segreto. Da quell’anno non salto un’edizione e cerco di coinvolgere più amici, conoscenti, sconosciuti possibili. Una cosa così bella capita poche volte, e non è tanto per il posto, che è a dir poco meraviglioso e che continuo ad amare da quel pomeriggio di luglio, è più che altro per quello che si crea all’interno, per le energie che nascono, per le persone che vedo, per i sorrisi e per gli sguardi.

Per quello che dal nulla sono riuscite a creare Tamara e Linda, due anime favolose.

Le Città Visibili è una rassegna teatrale e musicale estiva nata nel 2012 dalla collaborazione tra Tamara Balducci e Linda Gennari. È un Festival ad ingresso gratuito, ricco di appuntamenti di richiamo nazionale e internazionale, che mescola e coniuga gusti differenti, persone differenti, passioni e arti differenti.

Rimini. 2018.

Sono passati quattro anni da quella sera e qualcosa di importante è cambiato: Le Città Visibili è cresciuto e ha lasciato il giardino segreto di Palazzo Lettimi.

Come quando un ragazzino lascia la sua cameretta e si trasferisce in quella del fratello maggiore già fuori di casa, così il festival quest ‘anno fa la muta e diventa adulto. E il cambiamento si nota subito.
Ad ospitarlo nella sua VI edizione sarà l’Ex Macello di via Dario Campana. Uno spazio più grande che si adatta alle esigenze del festival, degli artisti e del pubblico, che nel frattempo sono cambiate. Mostre, istallazioni, palco, platea, camerini, spazi di ristorazione…

Ma ci sono alcune cose che solo le due sue mamme possono raccontarci.

Tamara, Linda, chi siete?

<<Siamo due attrici di origine riminese, che sono poi divenute sul campo, occupandoci dell’organizzazione e della direzione artistica del Festival “Le città visibili”, anche

@Fabio Gervasoni

operatrici culturali. Siamo cresciute entrambe a Rimini e ci siamo diplomate alla stessa scuola di teatro a Bologna, ma ci siamo conosciute solo diversi anni dopo, lavorando insieme a Milano. Ci dividiamo tra il lavoro di attrici e quello di organizzatrici. Collaborando abbiamo anche scritto e portato in scena tre spettacoli, uno dei quali, “Suzanne”, ha debuttato l’anno scorso per la regia di César Brie ed è attualmente in tournée>>.

Cos’è il festival Le Città Visibili e per voi che cosa rappresenta?

<<”Le città visibili” è una rassegna estiva di teatro e musica, arrivata quest’anno alla sua sesta edizione. Per noi, nelle nostre speranze e intenzioni, ha sempre rappresentato la possibilità di far vivere qualcosa che prima non c’era: un nuovo spazio di incontro e di crescita per la comunità, partendo dall’arte e dallo spettacolo, dalle possibilità di aggregazione che rappresentano; un modo per riscoprire le nostre risorse e ricchezze. Il teatro oggi è uno degli ultimi spazi pubblici, in un mondo dove lo spazio pubblico è diventato luogo di passaggio e consumo; e siccome c’è chi lo ha saputo dire meglio di noi, ci piace spesso citare Federico Garcia Lorca: “Il teatro è una scuola di pianto e di riso, è una tribuna libera da cui gli uomini possono denunciare morali vecchie e equivoche e spiegare, con esempi vivi, le leggi eterne del cuore e del sentimento umano. Un popolo che non aiuta e non potenzia il suo teatro è, se non morto, moribondo.” Sei anni fa abbiamo accolto la proposta dell’Assessore alla cultura Massimo Pulini di presentare progetti per la riqualificazione ed il riutilizzo di spazi abbandonati della nostra città. Da allora molta strada è stata fatta, la rassegna è molto cresciuta, a livello di pubblico, di progetti ed iniziative legate al Festival e di collaborazioni con altre associazioni del territorio ed enti a livello nazionale>>.

Chi tiene in piedi il festival, chi vi aiuta in questa impresa?

<<Il Festival sta in piedi grazie ad una tenacia non indifferente che noi per prime abbiamo sviluppato! Ma in questa impresa non siamo sole: ci affiancano e ci sostengono innanzitutto il Comune di Rimini, l’Assessore Massimo Pulini è stato il primo a credere in noi, e Maurizio Fantini è da sei anni il nostro angelo custode; e poi la Regione Emilia Romagna. Inoltre la rassegna vive anche grazie agli sponsor storici e nuovi, tra i quali vorremmo ricordare coloro che per primi hanno deciso di credere ed aiutare questo progetto ad esistere e crescere: il Gruppo HERA, Romagna Acque Società delle
Fonti e CGIL. Poi ci affiancano molte persone che investono in questo progetto molte più energie di quanto il loro lavoro prevederebbe (tra queste Enea Conti ed Irene Gulminelli, che sono il nostro ufficio stampa, Michelangelo Bonfiglioli il nostro grafico, Federica Urbinati che ci accompagna nell’allestimento dello spazio, Roberta Amadei del Circolo Milleluci…). E infine chi generosamente mette a disposizione le proprie meravigliose opere, come le immagini della rassegna, che ci accompagnano come un filo rosso sempre diverso ma con una stessa anima: Eron.

Immagine del manifesto – di Eron

Per cinque edizioni ad ospitarlo è stato il giardino di Palazzo Lettimi, ma quest’anno qualcosa cambia.

<<Eh si! Quest’anno c’è un grossissimo cambiamento! La sede del Festival si sposta all’Ex Macello Comunale, in via Dario Campana 71. Una location totalmente differente, con un fascino incredibile, ma molto diverso da quello del giardino. Una nuova sfida dunque, un nuovo luogo da riportare in vita, da riscoprire e restituire alla comunità… Bello no?! Certo, questo significa anche nuove problematiche e difficoltà per noi da affrontare, ma anche nuovi stimoli e possibilità>>.

Mi verrebbe da dire che è il passaggio dalla fase adolescenziale a quella aduta, sbaglio?

<<In realtà probabilmente questo passaggio c’è già stato in questi 5 anni, ma sicuramente è una fase di crescita ulteriore, perchè appunto si devono affrontare nuove criticità, maggiori responsabilità… Anche perchè il progetto del Festival nella sua interezza, con tutte le attività ad esso correlate, si è molto ampliato grazie anche ad una diversificazione degli spazi. Non a caso quest’anno abbiamo vinto per la seconda volta il Bando Giovani per il Territorio dell’Istituto dei Beni Culturale della Regione Emilia Romagna, legato al riutilizzo di un bene storico abbandonato>>.

Ogni anno il Festival ha avuto un tema, il 2018 che temi porterà?

<<Più che di un tema preciso parleremmo di una urgenza: quella di portare in luce tematiche attuali che riguardano forse però tutte diversi tipi di violenza… Quella che nasce prima di tutto dall’ ignoranza, dallo sfruttamento, dai giochi di potere che si compiono sopra le nostre teste e dalle paure che essi generano e fomentano, dalla mancanza totale di ascolto e di empatia, dall’ incuria e dalla frenesia in cui siamo tutti fagocitati>>.

I luoghi assorbono le energie, le vibrazioni, le emozioni di chi li ha vissuti. Passare da un giardino segreto FIABESCO come quello di Palazzo Lettimi, che ricorda qualcosa di magico e delicato, a qualcosa di forte come l’architettura dell’ex macello è quindi la scelta adatta anche per affrontare i temi di questa edizione. Com’è avvenuta la scelta?

<<Come spesso ci accade per il Festival, le cose si intrecciano in modi che un po’ sorprendono anche noi, perchè non li prevedevamo in modo così preciso. E’ come se, come tu dici, le conformazioni del nuovo spazio e le energie che esso porta, ci avessero istinitvamente guidato nella ricerca di un certo tipo di spettacoli e concerti, che si adattassero alle esigenze che tale location impone e che fossero in armonia con le sue caratteristiche>>.

Chi saranno gli ospiti del 2018?

<<Saranno artisti che stimiamo e seguiamo da tempo (alcuni anche già intervenuti nelle scorse edizioni) e che siamo felici di portare nella nostra città e far conoscere o proporre al nostro pubblico: il Festival sarà aperto dal concerto dei Perturbazione il 20 luglio al quale seguirà il 22 luglio lo spettacolo “La sorella di Gesù Cristo” di e con Oscar De Summa, il 24 luglio lo spettacolo “Dita di Dama”, il 25 luglio il concerto di Gnut, mentre il 26 luglio, quello di Erica Mou. Il 29 luglio sarà la volta dello spettacolo vincitore del bando“L’Italia dei visionari” con “Questa è casa mia”, mentre il 30 e 31 lugio potremo assistere a “Farsi silenzio” uno spettacolo che verrà replicato per due giorni, due volte al giorno, una pomeridiana in spiaggia, di fronte all’ex Colonia Bolognese e una serale all’ex macello. Chiuderà il Festival il concerto di Roberto Angelini il 2 agosto. E all’interno della programmazione sono presenti anche visite guidate, mostre, camminate sonore, laboratori per bambini e diversi incontri e convegni. Un programma ricchissimo>>.

All’interno de Le Citta Visibili poi quest’anno c’è “Mattatoio 71”, che cos’è?

<<E’ il progetto legato al Bando Giovani per il Territorio di cui parlavamo prima, che cita, nel suo titolo, il romanzo “Mattatoio n.5” capolavoro di Kurt Vonnegut.

Nel romanzo alcuni soldati americani trovano salvezza, durante il bombardamento di

Dresda, tra le mura di un macello, ormai abbandonato. Come scrive Vonnegut “quel luogo costruito come porcilaia per maiali prima della macellazione, sarebbe stata la casa lontano da casa di cento prigionieri di guerra americani”.

Così grazie al progetto “Mattatoio 71” vincitore del bando “Giovani per il Territorio” dell’IBC dell’Emilia Romagna e ai partner che con noi collaborano a questo progetto, riusciremo a realizzare una serie di attività che andranno a completare ed arricchire questa sesta edizione del Festival. Per restituire a nuova vita quel luogo abbandonato>>.

Le Città un po’ come se fosse vostro FIGLIO, com’è stato crescerlo in questi sei anni? C’è qualcosa che vi spaventa nel vederlo diventare adulto e qualcosa che vi rende particolarmente orgogliose?

<<E’ stata una durissima e meravigliosa fatica, appunto un po’ come crescere un figlio… E mentre lo cresci, cresci anche tu. Ciò che può spaventare, forse, è la paura di non riuscire ad essere sempre all’altezza del compito che ci siamo date e che vogliamo adempiere con tutta la forza e la creatività possibili, per poter coinvolgere le persone e farle sentire davvero parte di qualcosa di bello ed importante.

Ed orgogliose… Sì, lo siamo. Lo siamo quando vediamo le persone che si sorprendono e si riconoscono in qualcosa di cui avevano bisogno, qualcosa che ci stimola ad un arricchimento emotivo e culturale, qualcosa che accorcia le distanze e crea comunità, quando sentiamo che un po’ di quello che diceva Federico Garcia Lorca da noi si è compiuto… E allora ci sentiamo soddisfatte, allora sentiamo che il nostro popolo non è così mori- bondo, e che questo figlio del bene lo ha fatto>>.

Da qui a cinque anni come lo immaginate?
Da qui a cinque anni????

<<Vediamo di arrivare vive alla fine di questa edizione intanto!>>

Le Città Visibili è un Festival che ho incontrato per caso, ma che per scelta ho guardato crescere, che per scelta ho seguito, e che con enorme emozione aspetto di rivedere.

Mi viene da ringraziare Linda e Tamara, e con loro tutte quelle persone che lo hanno fatto nascere e lo stanno facendo crescere, accompagnandolo. Perché è anche grazie a persone come loro che amo questa città, che è come un gioiello, che è come una Madre, che accoglie figli non suoi e che li fa sentire sempre a casa.

Viva Le Città Visibili, viva quelle invisibili, viva le persone invisibili! e viva tutta questa bellezza, che salverà il mondo.

page22image65514048 page22image65511968

 

Gloria Perosin

Altri post