MEDICO ARTISTA. Chirurgo degli elementi tra corpi, piante e colori Girolamo Buono, professione e passione

 MEDICO ARTISTA. Chirurgo degli elementi tra corpi, piante e colori Girolamo Buono, professione e passione

Sono al Poliambulatorio Valturio, ma sto bene. Sono seduta ad una scrivania, la stanza è chiara, asciutta: sintetica. Dietro di me ho tre persone che ascoltano quello che ascolto io, davanti un uomo in pensione che non ha ancora smesso di lavorare, è un uomo serio ma dagli occhi dolci, indossa un camice bianco, sta dall’altra parte della scrivania ed è pronto a rispondere alle mie domande. Non lasciarti ingannare dall’apparenza, Girolamo Buono è un urologo, e lo incontro oggi in una stanza del poliambulatorio, ma non come paziente, bensì come art lover. Amante dell’arte.

Girolamo Buono è un medico, campano di nascita, marchigiano di crescita, riminese di adozione.
Da più di 35 anni lavora e vive a Rimini e qui ha raggiunto il traguardo della pensione, traguardo che non lo ha fermato, anzi, gli ha fatto aumentare il ritmo di vita.

«La professione del medico è una delle professioni più belle che ci siano: contatto umano, tecnologia, innovazione, soddisfazione propria e di chi ti sta attorno, unite in un unico mestiere».

L’impercettibile pausa prima di belle mi fa capire quanto creda in quello che ha appena detto, e mi emoziono dopo solo un paio di minuti. Bene.

Come ogni stereotipo che si rispetti, penso di trovarmi davanti a un rigido e freddo professionista, mi stupisco nello scoprire invece un uomo morbido, un artista amante delle piccole cose: le piante, i fiori, l’orto della sua casa colonica a Sassofeltrio,abbracciata da 3000 chilometri di terra. I pastelli, i lavori fatti con dedizione.

“Quando vedo che, ad esempio, tagliando l’erba non si soffermano su un ramo spezzato, capisco che in quello che fanno non c’è amore, e mi dispiace, perché qualunque professione presa con amore… diventa amore”.

(Amen, fratello)

Girolamo è un urologo, ma è anche un pittore. La sua passione per il disegno cresce insieme a lui negli anni dell’adolescenza, ma nel momento in cui viene strangolato dalla professione – come dice lui stesso – frena e rimane indietro. Una passione con il potere del teletrasporto o una buona memoria, evidentemente, perchè torna all’attacco subito dopo aver raggiunto la pensione.

«Mi sono tuffato nuovamente nei miei colori e alla fine faccio due cose che amo: lavoro e dipingo».

La sua ultima personale Ritratti floreali, ospitata dall’Embassy – Rimini fino allo scorso 2 aprile ma che puoi trovare anche sulla pagina facebook La magia dei pastelli, come si può intuire ruota attorno al tema del verde, che è, d’altronde, il collante di quasi tutto il suo percorso artistico.

I lavori di Buono sono veloci, di stomaco, leggermente incazzati.

«Se ci lavori molto diventa una cosa leccata, artificiale. Deve invece essere qualcosa vomitato da dentro perchè abbia del sugo, perché trasmetta qualcosa. Così io mi esprimo».

(Amen, di nuovo.)

Mentre parla e il mio telefono appoggiato sulla scrivania registra il suono della sua voce, penso alla sua professione e alla sua passione, mi chiedo come due cose così diverse e apparentemente distanti possano intersecarsi. Il collegamento cervello-bocca è più veloce del previsto.

«Un urologo opera, è un chirurgo. Il chirurgo è manuale, è un artigiano della mano. Occhio, mano, tatto, destrezza, delicatezza vanno di pari passo, e ogni corpo deve essere trattato in modo diverso…»

Un corpo è un elemento. Elementi diversi, tecniche diverse, come nella pittura.
«…come un ebanista: devo essere più leggero quando opero un corpo magro, dovrò lavorare in maniera diversa in un corpo meno magro. Questo intendo con artigiano della mano».

Le sue parole, scelte con cura e attenzione, mi convincono in un attimo, e così, in una calda mattinata di fine marzo, con l’aiuto di Girolamo Buono e della sua passione, do un forte colpo al mio muro degli stereotipi facendone crollare un pezzetto. I medici sono umani, eccome se sono umani!

Stefano, alle mie spalle, seduto sul lettino ricoperto di carta bianca usa e getta, chiede come mai proprio Rimini. La risposta, non nuova ma sempre piacevole, è spontanea

«Rimini è apertura. Per la prima volta, tanti anni fa, mi sono trovato in tavolate di persone sconosciute, in cene organizzate al momento tra estranei. Solo qui può succedere una cosa del genere. La cordialità fa dimenticare le piccole pecche. Le amicizie anche. E poi c’è il mare».

Amen.

Gloria Perosin

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