NEL CASO. Senti come suona

 NEL CASO. Senti come suona

Come nasce il vostro gruppo?

<<Il nostro progetto nasce un po’ per noia, un po’ per voglia di spaccare il mondo, un po’ per rivalsa nei confronti di quel lungo inverno romagnolo che, per dei liceali com’eravamo al tempo, sembrava non finire mai. Frequentavamo tutti lo stesso liceo (Liceo classico Dante Alighieri), io (Giacomo, voce/chitarra/banjo) e Gaio (Tromba) frequentavamo la stessa classe mentre Rocco (bassista) quella superiore. Ci eravamo giù inquadrati e suonavamo ognuno un po’ per il conto proprio, poi per una festa di compleanno, penso nel 2011, ci hanno chiesto di preparare un po’ di pezzi e lì è scattato l’amore. Ricordo che, finita la festa già da un po’, ci ritrovammo alle due fuori dal locale con un tamburo stonato e la chitarra senza 3 corde a cantare senza più voce, si vede che eravamo già sulla stessa lunghezza d’onda! Dopodiché è nato il progetto vero e proprio, i Nelcaso, a cui da qualche tempo si è aggiunto Martino (batterista, fratello di Rocco), un po’più grande di noi e con più esperienza alle spalle (ha suonato infatti con And so your life is ruined, Saccone)>>.

Progetti futuri?

<<Per il futuro siamo molto lanciati, ad aprile abbiamo completato le registrazioni del nostro prossimo album che, verosimilmente, uscirà verso fine ottobre. Siamo molto contenti del risultato e di come è stato concepito, segna un po’ la svolta musicale che volevamo dare al nostro sound. I pezzi hanno ancora la loro base folk- rock ma con un suono molto più emo, carico e caldo. Siamo anche molto contenti per il riscontro che il disco ha avuto: abbiamo già trovato cinque etichette pronte ad aiutarci e che credono in questo progetto, più di così non potevamo sperare, mentre le grafiche e tutto ciò che riguarda il concept art del disco lo abbiamo affidato a Luca Zamagna di Errata Disain. Poi naturalmente, dopo l’uscita di questo disco partiremo subito con quello dopo, le idee ci sono e anche già alcuni pezzi, ma tempo al tempo!>>

La canzone che vi rispecchia..

<<Tutte le canzoni che abbiamo scritto, nel bene o nel male, ci rispecchiano, ma se ne dovessimo scegliere una credo sia Blue Baloons. è un pezzo molto basico, chitarra e voce, l’unico che abbiamo deciso di tenere così pulito. Nella sua semplicità è una piccola ballata che parla dei problemi e delle situazioni difficili che ognuno di noi incontra sulla propria strada, dei fallimenti e delle cadute ma anche della forza di rialzarsi grazie ad un amico o ad un piccolo segno straordinario nel quotidiano. Penso che la presa di coscienza di quella canzone sia poi quello che ci permette di non appiattirci, di vivere tutto quotidianamente senza essere imprigionati in una schematica routine e di guardare tutto quello che viene con uno sguardo un po’ da bambini. Per noi è molto importante parlare anche di queste cose nelle nostre canzoni, infatti sono tutte piccoli pezzettini di noi, come delle autobiografie da tre minuti l’una>>.

Rimini?

<<La nostra città. Lo sfondo della maggior parte delle nostre canzoni. Personalmente (Giacomo) sento Rimini come una continua fonte d’ispirazione, e non è piaggeria, ho un legame profondissimo con questa città. Molte melodie o testi sono nati al porto, sulla collina della Chiacchera a Covignano o seduto sugli scalini di piazza Cavour. E’ una città che non finisce mai di stupirmi, ogni stagione, ogni angolo, mi racconta un’emozione sempre diversa e sempre nuova di cui faccio tesoro. Penso che se non fossimo nati o cresciuti qui probabilmente le nostre canzoni e il nostro suono sarebbero stati completamente diversi. Per cui sì, Rimini in un certo senso influenza anche il nostro modo di scrivere canzoni e le loro melodie.

Purtroppo, se c’è una cosa che ci fa stare molto male di Rimini è il quasi totale disinteressamento nei confronti della musica dal vivo e nel supporto della scena locale. Sono tanti anni che suoniamo e purtroppo, o per fortuna, su palchi gestiti da altri musicisti che si sbattono e lavorano per poter dare alla nostra città anche una scena musicale indipendente di tutto rispetto. Penso a locali coraggiosi come il Bar Lento di Valentina, che, da quando ha aperto, ha subito cercato di mettere al centro del suo progetto anche la musica indipendente, offrendo un servizio alla città enorme.

Penso ai ragazzi di Tafuzzy che ogni anno, con le loro forze organizzano un festival di due giorni sulle colline di Riccione. Penso anche tanto a tutti quei progetti che sono falliti per disinteresse o perché ‘se non fai le cover da noi non suoni e se suoni, suoni gratis’. Questo per noi è assurdo. Quando si va a vedere una mostra si chiede all’artista di riprodurre opere di altri? In più, la musica per noi non è un passatempo, come molti pensano, ma un lavoro, che ci richiede sacrifici, a livello di tempo, fatica e anche monetario. I locali che propongono l’ingaggio a costo zero sviliscono e umiliano tutti i ragazzi che come noi s’impegnano in quello che fanno. Speriamo che la situazione cambi e che i semi che sono stati buttati in questi anni possano germogliare e ridare slancio ad un movimento, quello riminese, che è prolifico tanto quanto quello romano o milanese.

Ma sappiamo che di lavoro da fare ce n’è, a livello culturale soprattutto. Una città che lascia chiudere il Velvet, uno dei più famosi locali a livello europeo, senza opporsi, è una città che ha bisogno di ritrovare la sua passione per la musica verace. Per cui magari, invece di andare solo al palazzetto o al Novelli a sentire i concerti, quando passate per strada, o vedete un volantino di una band che non conoscete, provate a fare un salto, magari non vi piacerà, ma è la scena musicale riminese che ne guadagna. Se nessuno si muove, nessuno cresce, mentre invece noi pensiamo che Rimini possa offrire molto di più, lo dimostrano quelle poche situazioni coraggiose che ancora ci sono e resistono>>.

Il vostro sogno nel cassetto?

<<Tanti, tanti sogni nel cassetto! A cominciare dagli strumenti nuovi (si fa per scherzare!). Sicuramente un sogno che abbiamo è quello di poter continuare a suonare ancora per tanto tempo, e magari di arrivare a calcare anche qualche palco più importane, ma non è un’ossessione. Sicuramente ci piacerebbe poter suonare un giorno sulla spiaggia libera di Rimini, al tramonto, davanti a tanta gente. Vediamo cosa si riuscirà a fare in futuro>>!

Tournee in vista?

<<Una volta uscito il disco nuovo ci muoveremo sicuramente, torneremo in tanti posti dove siamo già stati e abbiamo tanti amici, come Bologna, Milano, Bergamo e Cremona ma anche in altre città. Ancora comunque abbiamo un po’ di cose da organizzare. Prima il lancio del disco, poi le date>>

Avete mai litigato o siete stati sul punto di sciogliere il gruppo?

<<Sicuramente la lontananza alternata che viviamo ogni tanto ci fa salire i nervi a fior di pelle, e qualche volta si rischia la scazzottata, ma siamo fatti così, siamo romagnoli veraci e quando partono i cinque minuti basta solo lasciar passare cinque minuti. Al di là degli screzi e delle incomprensioni che ci sono state e ci saranno non abbiamo mai pensato di scogliere il gruppo perché è una parte di noi, cresce e si evolve con noi. Quando sentiremo che il momento sarà arrivato penso che non ci saranno problemi a parlarne ma per adesso siamo contenti e carichi di stare assieme e di partire con il disco nuovo quest’autunno>>.

Cosa vi tiene uniti?

Prima di essere musicisti siamo amici, molto amici. Abbiamo condiviso momenti molto dolorosi e felici di ognuno, e penso che sia proprio questo che ci tiene uniti, al di là di tutto. Ovviamente ci sono tante altre affinità, come quella musicale, ma l’amicizia che abbiamo creato nel tempo è il cardine del nostro gruppo.

Il vostro rapporto con i vostri strumenti?

Abbiamo un rapporto molto sincero con i nostri strumenti, conosciamo i nostri limiti e sappiamo dove possiamo arrivare. Gaio (tromba) è l’unico ad aver studiato e ad essersi diplomato al conservatorio G. Lettimi, per cui è quello che ci dà qualche dritta e che corregge le piccole sbavature che ci possono essere in sala prove o in studio di registrazione. Per il resto, lo strumento è un po’ come una estensione di noi, che ci permettere di esprimere in musica quello che sentiamo e che in quel momento abbiamo bisogno di dire, come lo sappiamo dire.

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Giuseppe Andreozzi

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