NON UN SEMPLICE SPORT MA UNO STILE DI VITA

Il Roller Derby è uno sport di contatto su pattini a rotelle (quad), per certi versi molto simile al rugby, per altri completamente diverso. Due squadre da cinque giocatrici ciascuna (4 blocker in difesa e una jammer) si scontrano in due tempi (jam) da 30 minuti, su una pista ellittica in una sfida di velocità, agilità, tecnica, strategia, equilibrio e tanto sangue freddo. A differenza dell’altro, qui non c’è una palla, per fare punto la Jammer dovrà superare la difesa avversaria svolgendo un giro completo della pista, per poi tornare al punto di partenza. Si può colpire l’avversaria solo nella parte anteriore ed usando esclusivamente fianchi e spalle. A differenza di ciò, le proprie compagne si possono toccare e addirittura “lanciare” per bloccare le avversarie. Nonostante sia ancora poco diffuso e sconosciu- to per molti, qui in Italia, ci sono già più di venti squadre italiane femminili ed una maschile, tra cui le Stray Beez, la formazione di “casa”. Scopriamo insieme qualche curiosità interessante con Elena “Nina” Barbiani, Elena “Jambu” Silvani, Cecilia “Ceci” Romani e il mister Manuel “Manu” Ottaviani, detto anche capitano Gambadilegno.
A PAROLE VOSTRE CHE COS’È IL ROLLER DERBY?
Manu: Non è un semplice sport, è una comunità. È molto inclusivo, tende a tirarti dentro se ti piace. Diventa selettivo in modo naturale perché richiede una grande costanza fisica, bisogna avere lo stimolo giusto e trovare il tempo. Non ci sono limiti di età, di stazza, statura, peso; chiunque può partecipare.
Ceci: È la seconda famiglia che ti scegli una volta che decidi di farci parte. Essendo così inclusi ti ritrovi a dover giocare con perso- ne completamente diverse da te che magari prima non avresti mai frequentano per via dei gusti differenti ma nello stesso tempo molto simili su altri aspetti, ed è un rapporto che tende a consolidarsi sia sul campo che fuori.
COME VI È VENUTA L’IDEA DI FORMARE LE STRAY BEEZ?
Nina: È accaduto tutto per caso. Sono una skaters autodidatta e un giorno mentre guardavo su youtube dei trick di pattini online, mi è capitato di vedere nei video collegati una ragazza con i quad molto in carne, con unasgargiante gonna scozzese. Mi ha subito colpito vedere che a differenza del pattinaggio artistico, a nessuno importava del loro aspetto fisico. Erano miste: alcune piuttosto grosse, altre al contrario più minute. Non c’era alcuna diversità! Era il 2012, ho iniziato a cercare altre informazioni e a scrivere nei vari forum.
A fine anno mi ha risposto una Roller Girl da Milano, dicendomi che a Marzo 2013 ci sarebbe stata la prima riunione del Roller Derby Italia. Ovviamente ho colto la palla al balzo. Sono stati due giorni di allenamento intensi con ragazze provenienti da ogni parte d’Italia. Una volta tornata a Rimini ho provato a convincere delle mie amicizie ad esercitarsi con me, compagne di studi, conoscenze, amici di amici, finché non ho conosciuto Ceci, ragazza di Manu con cui sono legata fin dalle superiori. Abbiamo iniziato dal nulla, ci allenavamo al pattinaggio del porto, con supporto solo i video di youtube. Stefano Baschetta, allenatore di patti- naggio e hockey, è stato fondamentale per noi. Ci ha supportato, aiutato con gli allenamenti, e trovando un posto dove allenarci, ovvero il pattino dromo di Rimini. Siamo riuscite a reclutare qualche “apetta” tramite un evento su Facebook sempre in via Lagomaggio. Una parte fondamentale continua ad essere l’attirare nuove persone, come ho fatto io con le mie amiche, tra cui Jambu.
Jambu: Si è vero. Ella mi ha convinto subito da come ne parlava, purtroppo il lavoro mi impediva anche solo di andare a vedere gli allenamenti. Ha continuato a scrivermi per cercare di buttarmi dentro, tanto che alla fine, cambiando lavoro e avendo orari che combaciavano, sono andata a provare e non l’ho più lasciato.
DA DOVE NASCE IL NOME?
Nina: Mi hanno affascinata da sempre le api: collaborano, lavorano molto in squadra e penso sia quello che ci raffigura meglio. “Stray” invece vuol dire randagie: le api a contatto con i pesticidi si disperdono, si dividono, si perdono e muoiono, un po’ come in un team: se durante la partita non rimaniamo unite e ci dividiamo o distraiamo, non c’è possibilità di vittoria. Il logo invece è stato realizzato da Burla, un writer di Rimini. Da lì abbiamo deciso anche di aprire la nostra pagina Facebook col nome della squadra.
C’È UN ESAME DI ABILITAZIONE DA SUPERARE PER POTER INIZIARE A GIOCARE. COM’È STRUTTURATO?
Manu: Il motivo principale è la sicurezza. Essendo uno sport di contatto è giusto prevenire il più possibile. È vero che ci sono le protezioni però queste non ti riparano da tutto. Non è solo per sicurezza personale, bensì è rivolto anche alle altre giocatrici, perché se non sei in grado di fare una frenata bene, o una scivolata, una caduta in maniera composta rischi non solo di fare male a te ma anche agli altri. C’è anche un 10% di teoria. Rispetto ad altre discipline poiché le regole non sono così intuitive come nelle altre discipline.
FATE PARTE DI QUALCHE ASSOCIAZIONE?
Ceci: Siamo riconosciute dall ASD (associazione sportiva dilettantistica) ma non dal CONI (Comitato olimpico nazionale italiano). Le nostre partite sono tutte riconosciute e ufficializzate. Non far parte del Coni comporta organizzare tra noi Roller Girl i tornei, pagarci l’alloggio, le trasferte, cercare e prenotare la pista. Abbiamo molta autonomia per quanto riguarda date e tutto quello che sta nel mezzo ma questo ha i suoi pro e contro. Riusciamo anche ad organizzare delle partite “miste”, con componenti anche maschili. Queste però vengono considerate amichevoli.
DI QUALI TRAGUARDI ANDATE PIÙ FIERE?
Ceci: Un grande traguardo per noi è stato formare la prima squadra in Emilia Romagna. Dopo di noi se ne sono formate altre, quindi siamo riuscite a diffondere la nostra passione e a farci conoscere.
Nina: Partecipare a tutti i tornei rimanendo unite nonostante le sconfitte subite. Ci sono state discordie, stress e tutti i problemi che si possono formare in un gruppo, questo però ci ha dato solo la forza di andare avanti insieme, superando le difficoltà’ unite. Invece di dividerci, ci hanno rafforzato. Siamo andate a giocare quasi in tutta Italia e persino in Svizzera. Il 25 novembre ci troveremo a Roma per l’evento “Scusa mamma sono una derby girl” in onore di Claudia Plantera, autrice del primo blog italiano di roller derby ed ex giocatrice delle She-Wolves.
Jambu: Secondo me un passo molto im- portante è riuscire a portare nuovi membri nel nostro team di api operaie. Ci sono un sacco di ragazze che vengono da noi e ci lasciano il cuore ed è bellissimo avere persone di tutte le età, dalle più giovani alle più grandi. Ogni anno cambiamo anche capitano per dare più sicurezza alle ragazze e far arrivare loro quel senso di “responsabilità”. È sorprendente vedere come punti di vista diversi ci rafforzino.