PATRY PERCUSSION. Tamburo che picchio, terra che trema

Patry, falegname riminese di 30 anni originario di Gorolo di Borghi, è per passione Dj e percussionista, estimatore della musica afro.
Sia il mestiere artigianale che l’inclinazione musicale fortemente etnica di Patry rivelano un’anima selvaggia, un forte legame con la cultura ancestrale. Un personaggio interessante che noi di Riminiamo abbiamo voluto conoscere. Ecco l’intervista:
Innanzi tutto, qual è il tuo vero nome?
Il mio vero nome è Andrea Patricelli, in arte Patry Percussion: è un’abbreviazione del cognome associata alla mia passione, quella per le percussioni.
Cosa sono le percussioni?
Le percussioni sono uno strumento con una pelle tesa che viene appunto “percossa” e vibrando genera il suono. Sono percussioni il conga o il bongo, ma anche strumenti usati a mano, senza pelle, come cembali e campane.
Da quanto ti eserciti con le percussioni e in quali strumenti sei specializzato?
Mi sono appassionato fin da piccolo. Mio padre era un batterista di liscio e mi portava alle feste, il ritmo della batteria mi è suonato bene sin da subito. Ho iniziato ad esibirmi ai tempi della mecca, prendevo il mio strumento e mi mettevo in un angolino a suonare. Diciamo che ho iniziato a 14 anni. Da allora ho sempre suonato da solo, mentre negli ultimi anni ho iniziato ad andare a lezione, perché da autodidatta si apprende un metodo che non è corretto. Sto studiando con il maestro Matteo Salvatori – lui suona in un’orchestra importante – e mi sto specializzando in musica afro-cubana, brasiliana e nel conga come strumento in particolare. Però vorrei spaziare di più, imparare tutto.
Quale delle esperienze fatte finora ricordi più volentieri?
L’esperienza più importante è sicuramente l’incontro con Dj Ghigo. Ai tempi del Rock Island lo ascoltavo e andavo a suonare per lui. Stressandolo un po’ gli ho chiesto se potevo collaborare alle sue serate del Velvet, ci siamo conosciuti e siamo diventati amici. Nel 2013 siamo saliti assieme sul palco del Velvet, dove ho fatto esibizioni per tre anni prima che il locale chiudesse. Ci siamo divertiti ed è stata la prima esperienza importante su un palco, davanti a tanta gente; avevo 23 anni. Poi ho suonato alla Molo Street Parade, sempre grazie a Dj Ghigo. Ho fatto la prima edizione del Rimini afro festival alla bandiera gialla, un evento importante, con molti Dj importanti e non vogliotralasciare poi i gruppi reggae con cui ho suonato. Comunque suono per passione, non per lavoro, per vivere faccio il falegname. Cerco di introdurmi il più possibile nel mondo della musica, ma è un lungo percorso di studio e non c’è più tempo per tornare ascuola. Per ora mi diverto così, ho un sacco di amici e la ragazza che mi segue per gli eventi. Sto bene.
Vuoi citare qualcuno dei gruppi con cui hai suonato?
Dopo aver conosciuto Ghigo ho incontrato un giovane cantante nigeriano, Devon, e insieme abbiamo trovato un gruppo di Riccione che faceva reggae. A loro servivano proprio un cantante e un percussionista, perciò abbiamo collaborato insieme un paio d’anni, facendo anche qualche data importante. Loro stanno andando avanti adesso, io li ho lasciati perché avevano esigenza di trovare un percussionista che stesse con loro a tempo pieno, mentre io lavorando non potevo; il gruppo si chiama Devon and Jah Brothers, sono molto bravi. Poi ho suonato con un gruppo reggae di Sant’Agata, i Baracca e Reggae; ho un gruppetto con cui faccio musica rock anni ’80 da ballare e un altro gruppo di quattro fiati più percussioni con cui faccio musica classica. Diciamo che le percussioni stanno bene un po’ dappertutto. Inoltre nel mio paesino, Gorolo di Borghi, da ventidue anni si fa una festa di primavera che dura dal giovedì alla domenica. Tre anni fa un mio amico mi chiese di fare qualcosa per i più giovani nell’ambito di questa festa, e da quella volta il venerdì sera organizziamo il Gorolo Tropical Fest. Facciamo buona musica, spettacoli di danza e ci sono diversi Dj afro. È l’evento più importante che organizzo e sta iniziando a riscuotere un discreto successo.
Da quando esiste il genere afro e dov’è nato? Ci sono vari stili? Che differenze ci sono?
L’afro da discoteca nasce al Melody Mecca di Rimini nel ’92. All’inizio ha sconvolto tutti, si ballava insieme e non era musica pesante. Poi ha avuto i suoi alti e bassi. Alcuni sostengono che l’afro derivi dal funky, ma non è così: ha origini africane e religiose, prende molto più dal gospel che dal funky. Ogni territorio ha il suo stile e la differenza sta negli strumenti usati, nella ritmica e nei suoni. Ci sono la musica latina, che comprende Cuba e Brasile, la musica africana, quella del Marocco, quella araba e tante altre.
Quelli che suoni sono strumenti particolari, dove li prendi?
Ho un cugino di secondo grado che lavora in un negozio di strumenti di San Marino. Grazie a lui
vedo gli strumenti e li provo. Le targhette con il mio nome invece le fanno i genitori di un mio amico.
Ultima domanda: quali sono i tuoi progetti come musicista?
Evolvermi. Diventare sempre più bravo. Mi piacerebbe arrivare a fare il musicista per lavoro, ma per adesso mi accontento e lo faccio per passione e divertimento. Mi esibisco in ambienti dove serate ce ne sono di continuo, faccio lezioni e cerco di migliorare. Per il momento sto bene così, se arriverà qualcosa di nuovo lo coglierò al volo.