RESTITUIRE AL CINEMA LA MAGIA DEL CINEMA

Che siano le seggioline di plastica di un cinema improvvisato in piazza o le confortevoli poltroncine dei multisala cittadini, la sala del cinema è il luogo dove ogni sera avvengono magie. La luce sempre più fioca fino al buio completo, accompagnata dall’affievolirsi delle voci fino al silenzio più totale, inizia il film e cattura ogni sguardo.
Commozione, rabbia, spavento.
Emozioni uniche e diverse per ogni singolo spettatore ma capaci di unificare a tal punto la platea che diventa una cosa sola, un applauso spontaneo a fine proiezione, una risata, un singhiozzo trattenuto. Un vero e proprio incantesimo, talmente straordinario e allo stesso tempo così semplice da rivivere da essere cercato e rincorso appena possibile, per il prezzo di un posto in ultima fila, anche da soli.
Una sensazione talmente prodigiosa che c’è chi, coraggioso avventuriero, decide di dedicare la propria vita a ricercarla per sé e per gli altri. Un’eredità familiare, tradizione iniziata dal nonno nel lontano 1934 e continuata da Manuele Ilari, presidente nazionale di UECI, Unione Esercenti Cinematografici Italiani, neonata associazione presente su tutto il territorio italiano e che dopo pochi mesi di attività conta quasi mezzo migliaio di iscrizioni.
Con Manuele abbiamo parlato di cosa voglia dire occuparsi di cinema e quale sia oggi il rapporto tra il cinema e le persone, di come sia stata l’esperienza del lockdown e delle implicazioni future di questo imprevisto sull’attività della neonata UECI.
“Dopo che mio nonno ha dato il via a questa avventura, nel 1934, ci siamo spostati a Roma, centro nevralgico del nostro circuito e dove ha avuto inizio l’idea di intraprendere un percorso tutto nostro, personale. La UECI è un’associazione di categoria nata a luglio 2020 e ha avuto inizio da un malcontento. Un sentimento generalizzato e diffuso tra alcuni di noi che eravamo già membri dell’ANEC, Associazione Nazionale Esercenti Cinema, ma che non ci sentivamo più rappresentati né tutelati.” – Manuele ci spiega che l’idea per UECI nasce così, in risposta alle politiche dell’associazione di categoria, più sbilanciate verso distributori a danno degli esercenti. Un’unione di forze per cercare di riequilibrare questo disequilibrio, focalizzandosi sulla diffusione e promozione della produzione indipendente italiana.
“Se già prima era difficile cercare di salvaguardare la produzione indipendente, dopo la chiusura e il blocco delle attività per mesi è diventato un’impresa titanica, un vero miracolo.” – ci confida Manuele – “I distributori hanno giocato bene le loro carte, approfittando del lockdown per distribuire i film in esclusiva in televisione o sulle piattaforme streaming, nel migliore dei casi contemporaneamente all’uscita nelle sale, altrimenti in alternativa.” Già il momento della ripartenza, l’ok tanto aspettato per la riapertura, è stato tutt’altro che semplice: grazie ad accordi molto favorevoli e di reciproco interesse, i distributori nazionali e internazionali hanno usufruito di più agevolazioni mandando in esclusiva streaming o sui canali televisivi tanti film che sarebbero altrimenti stati proiettati al cinema in prima visione.
“Durante il lockdown si sono ‘bruciati’ tanti film: sono usciti in streaming. Se fino ad agosto il nostro problema era la chiusura, dopo il grosso ostacolo è stato ripartire, non avendo nemmeno film da proiettare”. La chiusura è stata drammatica per tutti, e per le sale cinematografiche è stata una doppia perdita: non solo si è fermata la distribuzione ed è saltata la proiezione di film in calendario per mesi, ma anche la produzione ha subito un drastico arresto: “Noi siamo maggiormente colpiti perché sono ferme le produzioni: se non c’è un prodotto nuovo, tra qualche mese saremo costretti a chiudere un’altra volta perché non abbiamo più contenuti da distribuire. Senza contare che il bacino di nostro interesse è in estrema difficoltà: produzioni minori e indipendenti si trovano in posizioni molto più svantaggiose e inadatte ad una ripartenza repentina e a pieno regime.”
Però le difficoltà non sembrano finire e Manuele ci confida di temere in una strategia sbagliata da parte di produttori e distributori: “Tutta l’Italia è tornata indietro di trent’anni nei consumi, così è stato anche per il cinema: siamo tornati a quando la gente faceva fatica ad entrare nelle sale. Noi dobbiamo rivolgerci ai consumatori, rinormalizzare il cinema come esperienza, come passatempo, fare sì che le persone tornino in sala, vogliano tornarci, non vedano l’ora di farlo! Che sia creando un biglietto voucher o un pacchetto scontato, non importa, ma deve funzionare da volano e riabituare il cittadino a tornare al cinema, dopo che per mesi è stato a casa a guardare la tv. Bisogna trovare un modo per rendere la ripartenza più agile, riattivare il motore. Poi il resto arriverà spontaneamente, l’importante è riaccendere la miccia.”
Nel caso specifico della UECI, le difficoltà si sommano: missione intrinseca all’associazione è valorizzare la produzione indipendente, l’orgoglio italiano di voler vedere apprezzata, conosciuta e diffusa la nostra arte, la nostra cultura cinematografica. Se già prima della chiusura era assai arduo reggere il confronto con il blockbuster internazionale, focalizzarsi su una così specifica scelta di offerta allo stato attuale delle cose sembra davvero impossibile. “Purtroppo, la produzione indipendente difficilmente viene valorizzata da un cinema normale, ed è un peccato, anzi un vero e proprio danno. Eppure, occuparsi di questo tipo di film, dare spazio e voce e visibilità a queste proiezioni è una ricchezza: non solo è importante preservare alto il livello culturale italiano, per la crescita artistica di tutto il paese, ma ricercando il pluralismo di voci e incoraggiando i piccoli produttori, si avvia una spirale di miglioramento, propulsione della nostra cultura e abilità a firma italiana.”
Manuele condivide con noi questa parte fondamentale della missione sua e dell’associazione che presiede e aggiunge: “Il blockbuster fa botteghino, certo, ma ammazza la ricchezza italiana. Noi siamo grandi artisti, privilegiare una produzione indipendente è preservare il nostro spessore, il nostro valore artistico. È patriottismo anche questo, un impegno pubblico che dovrebbe essere regolamentato a livello legislativo per tutelare la particolarità italiana, che è una ricchezza interna: su un multisala da 12 sale e più, almeno una sala dovrebbe essere dedicata ad un prodotto nostrano, per cercare di garantirgli la giusta visibilità.”
E tra le produzioni italiane che “sgomitando” tra i blockbuster internazionali, sta facendo parlare di sé, il film The Italian Warrior, diretto dal regista Joseph Nenci , prodotto e distribuito da A&PGroup, che arriverà nelle sale dal prossimo 16 ottobre, grazie anche alla collaborazione di un importante partner che ha creduto per primo nel progetto, il Gruppo Giometti Cinema. Il film racconta la vita di un’eccellenza sportiva italiana, il pugile professionista riminese Luca Bergers, primo e unico italiano ad aver avuto accesso al circuito più pericoloso e ambito al mondo di boxe a mani nude: il BKB in Inghilterra.
Così come il film diretto da Massimiliano Bruno, “Ritorno al crimine”, che vanta la partecipazione di un Cast stellare, la cui uscita nelle sale è stata annunciata per il 29 ottobre.
Ma serve comunque altro da implementare nella strategia perché sia vincente e adatta alla situazione attuale. “Il piano non è tanto cambiato, le linee guida vengono progettate e adottate da produttori e distributori che cercano di tornare alla realtà pre-Covid quando in realtà è impossibile, è cambiato tutto. Bisogna rifare un lavoro di marketing e nuove campagne di comunicazione che partano dalla singola sala, un censimento degli spettatori per capire dove migliorare per aumentare l’affluenza, creando scontistiche, promozioni personalizzate, pacchetti ad-hoc per capire i gusti, i generi, le preferenze per modellare l’offerta al meglio. Sono gli esercenti a dover fare questo lavoro, e i distributori devono mettersi a disposizione perché siano in grado di svolgerlo nel migliore dei modi”.
Il cinema è una magia umana, straordinaria, una delle poche ancora in grado di emozionare. Ma è anche orgoglio e presa di coscienza della propria ricchezza e cultura, dello spessore artistico di un popolo, del nostro, di italiani. Grazie ad associazioni come la UECI e a coloro che le hanno dato vita, anche per i produttori indipendenti continua ad esserci la possibilità di ottenere visibilità, di mostrare al mondo il proprio talento e il proprio valore. La missione degli esercenti cinematografici come Manuele va ammirata e supportata, e farlo è talmente piacevole che non sembra vero: bisogna solo andare al cinema.