ROSSO e BIANCO

 ROSSO e BIANCO

ROSSO
“A quali persone conviene il rosso?  Portano il rosso molti gentiluomini, e altri ancora nel berretto, nelle calze, nei giubboni e nei mantelli. Le genti di Giustizia ancora por- tano lo scarlatto nella loro roba. Si deve portare il colore rosso da soldati e da gente di valore”, scriveva Sicillo araldo del re Alfonso di Aragona alla metà del 1500. Carminio, cremisi, bordeaux, borgogna, porpora, rubino, rosso cardinale, rosso veneziano, scarlatto, fino ad arrivare al celebre rosso valentino, una particolare sfumatura di rosso creata dallo stilista e usata solo per alcuni dei suoi abiti, una tonalità di rosso molto acceso tra il carminio, il porpora e il rosso di cadmio. Le tonalità e i nomi del rosso sono tantissimi, e tantissimi sono stati i suoi usi e significati nel tempo. Un colore potente e pieno di potere, che richiedeva un procedimento lungo e complesso di estrazione derivata da un piccolo mollusco chiamato Murice Comune. Per tingere una sola veste servivano migliaia di esemplari, era questo il motivo del suo uso eslcusivo ed elitario.

Rosso, nero e bianco, nel Medioevo, formavano una triade simbolica molto potente, venne più volte bandito dal guardaroba alto-borghese maschile insieme alla frivolezza dei decori e ai gioielli, fu relegato per secoli a segno di funzioni ben precise: nelle cerimonie di incoronazione dei re, nelle toghe dei magistrati, nelle mantelle ecclesiastiche. Il rosso porpora impregnava i tessuti degli abiti imperiali bizantini, il rosso cocciniglia fece la fortuna dell’Olanda, il rosso turco fu un ossessione per Napoleone, che cercò in tutti i modi di scoprirne la ricetta segreta.

Al giorno d’oggi, un abito di colore rosso è sinonimo di sicurezza, determinazione, emancipazione, seduzione. Ma attenzione… Paese che vai, significato che trovi!

BIANCO

Nel Medioevo le vesti bianche erano simbolo di purezza, di inno- cenza, di compassione, venivano utilizzate nelle festa della Vergine. Nel Rinascimento era sinonimo di castità, era il colore delle materie umanistiche nelle università di Padova e di Bologna. Da sempre considerato emblema della luce, colore della divinità, riporta alla mente la resurrezione e l’eterna rinascita. Nell’Ottocento romantico, sullo sfondo grigio delle città della rivoluzione indutriale, era segno di distinzione sociale, ed era il colore scelto dalle giovani donne che debuttavano in società tra il XIX e il XX secolo.

Il colore del rigore, dell’ordine, del silenzio, della quiete, di uno stato da raggiungere. Un colore inviolato e risolutivo, che elimina i confini, che esclude e nello stesso tempo comprende tutti i colori. Pieno ma leggero.

Il primo abito da sposa bianco fu indossato il 26 ottobre 1406 dalla principessa Filippa Lancaster, in totale controtendenza rispetto alle tradizioni (gli abiti della sposa, dovendo rappresentare l’intera famiglia, erano ricchi di colori e di tessuti). Quello indossato a Notre Dame il 24 aprile del 1558 da Maria Stuarda, fu invece per i francesi, che lo consideravano il colore del lutto, un presagio della morte che raggiunse lo sposo due anni dopo le nozze.

Il bianco e il nero, per Coco Chanel divennero colonna portante della sua idea di eleganza e rigore. Uno dei famosi capi che riportano alla mente lo stile Chanel fu infatti l’abito in velluto nero con il colletto bianco. Anche per André Courrèges, stilista che disegnò gli anni Sessanta, il bianco fu il colore perfetto per il suo stile futurista. Il suo minidress bianco è ancora oggi un’icona.

“Nel bianco infinito, neve, nardo e sale, persela sua fantasia.
Il colore bianco corre sopra un tappeto muto di piume di colomba. Senza occhi né gesti soffre, immoto, un sogno. Però dentro trema. Nel bianco infinito, che pura e lunga ferita lasciò la sua fantasia! Nel bianco infinito. Neve. Nardo. Sale. Federico Garcia Lorca”

Gloria Perosin

Altri post