SALENTO TERRA DI ULIVI E MURETTI A SECCO

Una volta un mio amico mi disse: ”Michi se devi partire, parti VUOTA”. È cosi è stato per questo sensazionale viaggio alla scoperta del Salento. Più di 600 km, percorsi lungo il versante Adriatico della Puglia.
Il mio viaggio inizia a Cannole, un grazioso paese in provincia di Lecce, dove ho avuto l’opportunità di soggiornare nel B&b “li ccoti” che mi fa sentire subito l’aria di casa, e del Salento stesso; sia per i numerosi ulivi che circondano la struttura, sia per i muretti a secco (tipici della zona) sia e soprattutto per il pasticciotto caldo a colazione.
In quest’articolo non voglio farvi perdere nelle parole, ma nelle immagini, e voglio che queste vi catturino esattamente come questi paesaggi hanno fatto con me.
Il mio viaggio itinerante, inizia a Lecce, nota come la città del Barocco, ne sono rimasta incantata, una città così elegante, dai colori caldi e dorati, dalla pietra leccese base di numerosi edifici.
Piazza Sant’oronzo è la piazza principale della città, dedicata al patrono, dove vi è l’antico anfiteatro romano.
A seguire c’è la Basilica di Santa croce il più significativo esempio di barocco leccese, specialmente per l’opulenza delle decorazioni della facciata principale.
A Lecce, come nel resto del Salento, è doveroso assaggiare il caffè “Salentino”, con ghiaccio e latte di mandorla una bevanda fresca e energizzante e anche il rustico leccese ripieno di mozzarella, besciamella, pomodoro , pepe e noce moscata.
Passando per San Foca e Torre dell’Orso, dove in un locale molto noto nella zona è possibile mangiare la “torta di Crepes” un paradiso per il palato dei più golosi.
Il tour continua in un tuffo nelle fresche acque, di Porto Badisco e Porto Russo. Due baie dai colori mozzafiato.
Proseguendo verso il basso per i “Laghi Alimini” e la selvaggia “Baia dei Turchi”.
Dove sbarcarono i guerrieri turchi nel corso dell’assedio alla città di Otranto nel XV secolo.
Sabbiosa e incontaminata, la baia appartiene alla pregiata Oasi protetta dei Laghi Alimini, nel pieno della macchia mediterranea.
La sera è imperdibile una passeggiate per le vie bianche della perla della costa, Otranto. Conosciuta come, la città dei Martiri, un territorio pieno di spiagge caraibiche, un luogo ricco di storia, arte, cultura.
Essendo posizionata molto ad Est era ed è un ponte fra Occidente e Oriente, infatti salta subito all’occhio come Otranto sia una città fortificata, il cui borgo antico sia racchiuso dalle mura difensive che consentono tramite la Porta Alfonsina l’accesso al proprio interno. La posizione geografica ha infatti da sempre rappresentato un’arma a doppio taglio, un’opportunità ma anche una minaccia per la città: spesso è stata teatro di invasioni e conflitti mirati all’occupazione della zona, che per molto tempo ha rappresentato il centro commerciale del Salento.
La cattedrale di Santa Maria Annunziata è il più importante luogo di culto cattolico della città di Otranto.
All’esterno un grade Rosone centrale bianco a 16 raggi, mentre l’interno si differenzia da altre strutture per il grande impatto scenico dell’ampia decorazione pavimentale che si sviluppa lungo le navate, il presbiterio e l’abside.
Fu commissionato dal primo arcivescovo latino della città, Gionata, e fu eseguito tra il 1163 e il 1165 da un gruppo di artisti capeggiati da Pantaleone.
Il programma iconografico del mosaico si sviluppa attraverso scene dall’Antico Testamento, dai cicli cavallereschi, e dai bestiari medievale, dal Romanzo di Alessandro. Le immagini, disposte lungo lo sviluppo dell’Albero della vita, ripercorrono l’esperienza umana dal peccato originale alla salvezza.
Mentre si cammina per le navate della chiesa, è come se si camminasse su dei rami fatti di piccoli tasselli colorati, è come se su ogni ramo ci sia una storia diversa da “ascoltare”. Ho sempre avuto un debole per le opere d’arte che raffigurano “l’albero della vita”; dalle radici ben salde ma dai lunghi rami che guardano all’orizzonte e oltre.
Dall’arte alla poesia, precisamente ci spostiamo alla “grotta della poesia”, di notevoli dimensioni, circa 600 mq, scavata nel corso degli anni dalla forza del mare, facendo emergere testimonianze del passaggio dell’uomo preistorico. Numerose iscrizioni in lingua messapica, incise sulle sue pareti, ci raccontano che la cavità è stata usata come luogo di culto per la venerazione del dio Thator Andirahas, che in cambio assicurava forza.
All’interno della grotta si scende per mezzo di una gradinata scavata nella roccia viva, ora in parte franata.
Adesso per le giovani coppie questa grotta rappresenta uno dei luoghi ricercati e “venerati” per i solenni
giuramenti d’amore. Per questo motivi su molte pietre ci sono incise dediche d’amore ed iniziali di nomi.
È solito per noi turisti il tuffo in questa piscina naturale dall’acqua cristallina, dopo esservi tuffati vi consiglio di proseguire la vostra nuotata sotto un’insenatura fatta di roccia alla vostra sinistra, vi ritroverete a nuotare nel buio, per poi pian piano scoprire nuovamente la luce e l’uscita che vi farà nuotare in mare aperto.
Ancora più a Sud ci troviamo a Castro marina, dopo aver passato il Faro della Palscia, il punto più ad Est d’Italia e la cava di bouxite. Questo è un minerale impiegato per la produzione di alluminio. La formazione del laghetto verde smeraldo è avvenuta molto probabilmente per via delle infiltrazioni d’acqua provenienti dalle falde presenti nella zona.
Si tratta di un’area di grande interesse paesaggistico ed ambientale, l’acqua azzurra del lago crea contrasto con la natura verde e la terra diventata di colore rosso.
Questo è una “pietrolina” di Bauxite e 60 anni fa veniva usata dalle nostre nonne come biglie da gioco.
In un viaggio cosi non poteva mancare un giro in barca per la grotta “Azzurra”, omonima della grotta caprese, e la grotta della “Zinzulusa”, la sua denominazione deriva dal termine dialettale “zinzuli”, stracci, ed è dovuta alle formazioni carsiche, in particolare stalattiti, che pendono dal soffitto come fossero stracci appesi.
A castro Marina il ristorante “la Friggitoria “offre una versione rivisitata del fastfood, infatti è come se lo fosse ma a base di pesce: si ordina, con un vassoio ci si serve e ci si accomoda in uno dei tavolini nel giardinetto fatto di ulivi.
Un’atmosfera estiva, sia per il verde attorno, per l’affaccio della terrazza direttamente sul mare, il rumore delle onde e del buon pesce fresco da gustare.
Ma…Sapete cos’è il Salento oltre ai bei paesaggi e al buon cibo?
È la tradizione che è ancora ben radicata nelle nonnine che la sera puntualmente con la loro sedia si radunano nella piazza del paese, è l’uncinetto con il quale si fa il “corredo”, è il sentirsi a casa nonostante sia la prima volta qui, è la famiglia che si riunisce, è l’amore di una zia verso le nipotine che a qualsiasi ora del giorno è pronta per sfornare pasticciotti, è ballare la pizzica in piazza fino a notte fonda, è lasciarsi catturare dall’esperienza di essere lì e dimenticare tutto il resto.
Si, ho fatto bene a partire vuota, a partire senza aspettative perchè non sarebbero mai state all’altezza di tutto questo.
Ed esattamente come fanno le onde nel mare, che arrivano inaspettate, impetuose e impavide per poi lentamente rallentare al cospetto della riva, infrangersi, e prendere nuova forma e fuggire via; cosi bisognerebbe vivere il viaggio ..LASCIANDOSI SORPRENDERE.