TIRO DINAMICO, ARMI DA FUOCO IN SICUREZZA. Fabio Urbini e la sua passione per il tiro al bersaglio

 TIRO DINAMICO, ARMI DA FUOCO IN SICUREZZA. Fabio Urbini e la sua passione per il tiro al bersaglio

Il Tiro Dinamico è uno sport praticato con armi da fuoco e repliche non offensive, in cui si colpiscono bersagli di vari materiali: cartacei, plastici o metallici. A differenza del tiro al bersaglio, i vari obiettivi sono mobili e diversi tra loro, con varie forme e dimensioni. In questa attività sportiva viene valutata la tipologia di tiro del tiratore e le sue dinamiche legate al movimento. Velocità e precisione sono fondamentali per totalizzare un buon punteggio. Si può praticare sia con pistole, sia con fucili. Le competizioni sono strutturate in vari stage, in genere 6. Ognuno è differente dall’altro. La sua particolarità è che l’atleta ha libera interpretazione: può sparare da sedu- to, in ginocchio, sdraiato, con mano destra o sinistra, a seconda della necessità richiesta dalla prova. Alla fine di ogni stage viene dato un punteggio, in base alla velocità (meno tempo si impiega più alto è il punteggio), al numero di bersagli colpiti e al movimento. C’è solo una cosa ritenuta più importante di tutte: La sicurezza.

Ci sono delle regole molto ferree a riguardo, dal momento in cui si entra a far parte di questa realtà e si prende la responsabilità di impugnare un’arma.

Guardiamo nello specifico com’è strutturata una gara:
Ogni partecipante e i rispettivi giudici devono equipaggiarsi con protezioni acustiche e visive, ossia cuffie e occhiali protettivi. I tiratori sono dotati di fondina, portacaricatori, e una delle seguenti armi approvata dall’associazione:

Open, Standard, Modified, Poduction, Revikver Stan- dard, Single Stack, Shotgun, Minirifle e Softair.
Si inizia con un esercizio, detto appunto stage, all’interno di un area protetta, con barriere che limitano il movimento dei bersagli lungo il percorso, con distanze da tiro appropriate come da regolamento.

Si ha a disposizione un numero minimo di colpi che dovranno andare a segno, pena la perdita di punti. Oltre al tiratore, sono presenti due giudici di gara: il primo, chiamato “timer”, tiene il tempo, il secondo “score keeper” rileva i punti e le penalità. A fine competizione, il vincitore sarà quello che avrà totalizzato il punteggio migliore tenendo conto appunto dei fattori precisione, potenza e velocità.

Per entrare meglio nell’ottica del tiro dinamico facciamo qualche domanda al riminese Fabio Urbini, classe ’94, che ha iniziato da poco questo sport.

Cosa si prova a “Sparare”?
«Praticavo Softair prima, tuttavia sparare con un’arma da fuoco, anche se compressa, è tutta un’altra cosa: lo sparo in sè, il rumore, il contraccolpo. è difficile da spiegare. È una sensazione strana per chi viene da fuori. Mi sono appassionato man mano anche grazie ai direttori di tiro, che mi hanno trasmesso la loro passione per questo sport . Sono passato da andarci due volte al mese, a farlo diventare un’abitudine settimanale, impegni permettendo».

Come sei passato dal poligono al tiro dinamico?
«Ho iniziato a parlare con un direttore di tiro, Riccardo, che mi ha consigliato l’arma che più faceva al caso mio. Mi ha messo la pulce nell’orecchio per convincermi a provare. Inizialmente non mi interessava ma una volta provato mi ha colpito. La cosa che mi frenava un po’ erano le spese. Sparare costa e per uno studente pesa abbastanza. Per questo motivo, giù al poligono, mi hanno consigliato di prendere le ricariche per le munizioni da preparare invece di quelle già pronte, facendomi risparmiare molto. Diciamo che è stato anche questo a darmi la spinta di provare a Febbraio scorso il tiro dinamico. Mi ha ‘preso’ come sport per la sua originalità. Come ho detto, è iniziato tutto per curiosità, non mi ha colpito subito ma poi ho iniziato a darci tutto me stesso».

Si utilizzano armi vere, quanto è complicato ottenere i permessi?
«Ci sono molte ‘carte da fare’ per ottenere la licenzia di trasporto, ben diversa dal porto d’armi: vuol dire che puoi trasportarle da casa al poligono e sparare solo nei punti autorizzati, come le gare, il poligono o l’armeria. Non è complicato se non hai avuto problemi con la legge. C’è da dire però che è una grande responsabilità, perché oltre alla tua, ti rendi conto di diventare anche responsabile dell’incolumità altrui. Inizi a preoccuparti anche solo per il breve tragitto dal poligono a casa».

Com’è confrontarsi in una competizione?
«La prima è stata a metà Ottobre. Non era proprio di tiro dinamico ma di uno sport simile; IDPA, ovvero tiro difensivo. Mi ha fatto provare l’esperienza di una gara. Il periodo precedente l’ho passato a cercare di migliorarmi per poter essere all’altezza di questa. Confesso che me l’aspettavo peggio, per esempio di essere squalificato. Quando si è alle prime armi è molto facile farsi squalificare, perché non si tengono conto delle norme di sicurezza o comunque è facile commettere qualche svista all’inizio. Sentivo molta pressione più per quello, oltre che per il risultato che volevo ottenere. Non puntavo troppo in alto però volevo portarmi a casa una soddisfazione. C’era molta gente, almeno un centinaio di persone rispetto alla quindicina del poligono. Solo attorno a Novembre ho cominciato seriamente le gare di tiro dinamico. Pian piano sono riuscito a migliorarmi, ho acquisito più scioltezza, sicurezza e determinazione. La mia media è di 65-70% sul 100%. Sono riuscito a scoprire le mie vere potenzialità grazie alla competizione. Essendo partito dal nulla, per me è un traguardo importante ma non per questo mi accontento, non voglio fermarmi qui. Mi alleno tantissimo anche a casa, sull’impugnatura, sul premere il grilletto, il cambio caricatore, ovviamente con l’arma scarica, in totale sicurezza».

Raccontaci della tua prima gara di campionato.
«La prima gara di campionato l’ho avuta domenica 4 Febbraio a Magione, in Umbria, dopo aver fatto l’iscrizione alla Federazione. è diversa rispetto alle gare normali. Sono divise in Macro Aree. Per riuscire a classificarsi nel campionato un tiratore deve partecipare almeno a tre gare e al suo interno ci sono più poligoni. Ovvero, facendola più semplice funziona così: bisogna partecipare e classificarsi con un buon punteggio in tre gare nella stessa area. Sono partito alle 5 del mattino per essere lì in tempo. Faceva abbastanza freddo e dopo aver guidato per qualche ora, ero abbastanza stanco. Questo non mi ha impedito di portare a casa dei buoni risultati e una grande soddisfazione. Purtroppo ho rovinato la mia performance con l’ultimo stage, per una piccolezza che mi ha fatto perdere tempo e quindi mi ha portato un punteggio minore. Per questo penso che sia fondamentale allenarsi, appunto per evitare piccoli errori simili che vanno a compromettere il risultato»

Maria Rosaria Spina

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