TOMMASO CORBELLI E LA SUA RIMINI. Una ricerca che profuma d’amore

 TOMMASO CORBELLI E LA SUA RIMINI. Una ricerca che profuma d’amore

Cosa spinge un ragazzo in procinto di laurearsi all’università a porre la propria città al centro di un progetto di ricerca?
Sicuramente, al centro di questa volontà di porre i riflettori sul proprio luogo d’origine c’è un amore forte ed incondizionato verso la propria terra nativa, e Tommaso Corbelli, ne siamo certi, ama dal profondo del proprio cuore Rimini. Il giovane (ex) studente, infatti, ha incentrato il proprio elaborato finale sull’avventura romantica e provenzale dei francesi che, nel corso dei loro lunghissimi ed affascinanti “grand tour”, solevano sostare lungo la riva della Riviera.
Secondo l’autore, nonostante siano passati ben duecento anni e due guerre mondiali da quegli avvenimenti, Rimini non ha minimamente perso il grande fascino che aveva all’epoca, coniugando ancora oggi affascinanti siti storici, variopinte mostre artistiche e una tradizione secolare, che rendono la città romagnola una fertile terra dove turismo e cultura potrebbero fiorire a discapito della rindondante definizione di Capitale del Divertimento.
Per approfondire meglio questa ricerca, questa storia d’amore tra un ragazzo e la propria città, abbiamo intervistato Tommaso, nella speranza che diffondere i valori da lui enfatizzati nella sua tesi possano essere un nuovo trampolino di lancio verso una nuova frontiera del turismo.

In primo luogo, ci piacerebbe conoscere da te un miglior dettaglio del tuo elaborato di ricerca.
Il mio lavoro si è proposto di esaminare il fenomeno del Grande Tour, ovvero di un viaggio effettuato da un gruppo di nobili aristocratici nell’Europa Continentale al fine di promuovere ed incentivare lo scambio culturale, artistico e storico tra nazioni e paesi con differenti usi e costumi. Lo sguardo è stato rivolto nel dettaglio alla città di Rimini, di cui è stata delineata un’ipotetica mappa turistica dei principali siti storici ed artistici appartenenti all’epoca romana e rinascimentale. In particolar modo, il Ponte di Tiberio viene visto come un punto di rottura e collegamento tra il “centro storico” e la “periferia” della città; cercando di trasmetterne non solo il valore storico ed artistico, ma anche la lunga tradizione millenaria che si porta appresso.

Nel proseguimento della passeggiata, il nostro turista francese visiterà la Rimini Romana e Malatestiana, in un moderno e contraddittorio cocktail figlio della leggerezza di spirito perfettamente visibile nel porto e nella darsena, nelle spiagge o nelle dolci ed ondulate colline dell’entroterra rappresentate nei disegni e nei film di Federico Fellini o nelle poesie di Tonino Guerra e Sergio Zavoli.

Il turista, al termine di questo viaggio, dovrebbe percepire in sé la percezione di essere lui stesso non un semplice portafoglio vivente per il turismo cittadino, ma un valore aggiunto per una città che accetta senza limiti lo scambio interculturale, linguistico e comunicativo, sentendosi, a modo suo, più “riminese”.

Cosa ti ha spinto ad avventurarti in questa particolare e colorata ricerca?
Ho deciso di trattare questo argomento per passione della mia città, in quanto io sono nato e cresciuto a Rimini ed amo realmente la mia città, pur tenendo conto di tutte le problematiche e le contraddizioni che la distinguono dal dopoguerra ad oggi.

Inoltre, essendo un amante di arte, storia e cultura ho deciso di studiare a fondo le materie della Rimini di un tempo e nello specifico, amalgamarle con la passione per il turismo, che combacia perfettamente con le citate analisi.
La Rimini del 2000 ha inoltre apportato delle modifiche strutturali/architettoniche e di circolazione stradale molto differenti da quella che cito nella tesi e credo sia importante il confronto che dovremmo avere noi ragazzi con le vecchie generazioni, non solo per la memoria, ma anche come fonte di ispirazione per il progetto futuro di città che sarà.

Oltre alla città di Rimini, l’altro protagonista del tuo lavoro è il turista francese. Chi è costui? Che interessi ha? Che cosa potrebbe fare Rimini per rendersi attra- ente a questo tipo di mercato?
Il tipico turista Francese è a seconda delle tipologie di turismo, un parsimonioso e disinibito viaggiatore che vuole essere sempre alla moda e non da meno rispetto agli amici a casa in madrepatria Francia.
Generalmente numerosi sono i turisti fai-da-te che prediligono il viaggio da se stessi organizzato e che muniti di biciclette, attrezzature sportive e tanta curiosità, viaggiano per sentieri inesplorati preferendo attività quali trekking/camminate del benessere/sport di qualsiasi tipo per saziare l’inesauribile voglia di fitness senza spendere troppi soldi o troppe energie, utili per poter essere sempre di nuovo in forma per la prossima avventura. Tuttavia, vi è una generazione che preferisce ancora il cosiddetto ‘turismo bianco‘ ovvero il turismo volto allo studio e alla ricerca della spiritualità, alla fede e all’estetica presa in sé quale cultura e arte classica.

Rimini è un ottimo agglomerato per questo tipo di ricerca poiché presenta al suo interno numerosi siti archeologici e storici, senza tralasciare l’arte che dall’impero Romano passando per la signoria dei Malatesta giunge sino ai duri tempi delle guerre, per diluirsi e confluire nel periodo di speranza e di sogno tanto decantato da Fellini, il massimo interprete della tradizione ‘bonaria e sognatrice’ dal dopoguerra in avanti.
Allo stesso tempo però l’enorme parco aperto nelle colline riminesi presenta un interessante spazio aperto di cui il Francese sportivo ed amante delle avventure può cimentarsi per la perfezione di tutti gli interessi ludici ed assolutamente non impegnati. Rimini tuttavia presenta numerose lacune nell’offerta di una duplice soluzione: talvolta la mancanza di svariati centri sportivi o la struttura di palestre e campi sportivi può comportare la preferenza dei turisti (o dei riminesi stessi) a praticare sport nelle vicine Riccione o San Marino, che sicuramente valorizzano in maniera più esaustiva le domande di differenziare sport di tutti i tipi senza prediligere solamente il calcio (ad esempio), aprendosi verso altri sport quali tiro con l’arco, equitazione o gli sport invernali.

Dal punto di vista artistico, Rimini è abbastanza fornita di spazi in cui si possono ammirare le mostre d’arte o le collezioni di artisti famosi in tournée; tuttavia manca anche qui di luoghi in cui poter praticare in prima persona la pittura, la scultura e le altri arti gemelle.
Per concludere, la città ed i cittadini potrebbero pensare ad un’alternativa diretta a tutto ciò che già possiede, non solo per differenziare e distinguere, ma anche per dare l’immagine di una città in continua espansione e in dinamica coinvolgente e mai ostentata.

Pensi che i monumenti del riminese siano abbastanza valorizzati dal punto di vista turistico? E perchè?
Credo realmente che i monumenti siano valorizzati e mai sottostimati. La critica che i riminesi muovono verso gli stessi è la prova del reale amore che essi provano. Non vedo l’entusiasmo della gente per la città, perché mi sembra che manchi quell’unione e quella condivisione che la lega veramente.

Che significato e che peso ha la recente riapertura del cinema Fulgor?
Il cinema Fulgor è parte del patrimonio cittadino, è stato uno dei primi cinema fortemente voluti ed apprezzati da Fellini e credo che la recente apertura sia un eccellente regalo fatto agli amanti della cultura. La rinnovazione, il restyling e la rievocazione di oggetti di scena, giornali e documenti dell’epoca sono il vero toccasana per un riportare in auge tempi antichi. Sono realmente felice per la nuova vita del Fulgor. Questo porterà una nuova responsabilità per coloro che amano ed apprezzano il cinema come arte e forma di turismo.

Quali suggerimenti avresti per valorizzare al meglio il turismo culturale riminese anche in inverno?
Avrei numerosi desideri, più che proposte, per migliorare la mia città, ma mi rendo conto che partono da un’ispirazione soggettiva mia personale che può piacere e non piacere, quindi mi limito a sognare per il mio futuro e delle generazioni future una speranza, più che una richiesta.

La mia speranza è che di Rimini rimanga l’aspetto trasognato, scanzonato e idea- listico in cui un turista ed un riminese doc si possano perdere in colori, immagini e sogni, rimembrando i tempi che furono e immaginando i tempi che saranno.
Sarà importante per i pronipoti valorizzare i passaggi che vanno dal mare o dalla campagna alla città e viceversa, migliorare le zone al margine o i ghetti quali Miramare, la periferia prossima alla campagna e soprattutto permettere ai turisti un’offerta svariata delle classiche forme di divertimento.

Facendo ciò, ci si renderà conto della reale potenza e del reale sviluppo cittadino e non ci fermerà di fronte alle quotidiane problematiche che d’estate così come di inverno si pongono e che faranno magari Rimini una delle città più amate e desiderate non solo da visitare, ma anche da rivisitare e rivedere, proprio come il citato Fellini diceva ‘quasi come fossimo in un sogno’.

Un amore quasi trascendentale, dunque, quello proposto da Tommaso Corbelli nelle proprie parole per la propria città. Duecentocinquantamila abitanti racchiusi tra due fiumi e cullati in una valle di sogni, trascinati e trasportati dalla potenza del turismo della riviera si ritrovano a vivere una realtà culturale importante, variegata e multietnica. La speranza di Tommaso, ed anche la nostra, è quella che Rimini possa tornare agli antichi fasti, di città e meta dei sogni di tutti gli italiani e gli europei, ampliando il mercato e l’offerta, diventando un vero e proprio centro cosmopolita.

Margherita Giacovelli

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