UN SALTO MORTALE PER COMBATTERE LE PAURE. Parkour – I discepoli di Assassin’s Creed studiano a Viserba

ll parkour è una disciplina metropolitana nata in Francia all’inizio degli anni 90, riconosciuta già in Francia e Inghilterra come sport.
Consiste nel superamento di qualunque ostacolo posto davanti, con salti, volteggi, arrampicate, ecc…
Nel 2005 nasce la prima associazione italiana, fondata per promuovere raduni nazionali e internazionali.
Il boom arriva dopo l’uscita del famoso videogioco Assassin’s creed, che ha conquistato e affascinato molte persone, giovani soprattutto, facendogli scoprire questa disciplina.
Ma cos’è veramente? Scopriamolo grazie ad Andrei Daniel Savu, atleta ed istruttore presso la palestra “Rimini Gym Team” a Viserba.
Quando hai scoperto il parkour e come?
Nel 2012, per puro caso, guardando dei video su youtube sono capitato nella Chase Scene di Banlieue 13, un film del 2004 con protagonista David Belle, uno degli Yamakasi, fondatori della disciplina chiamata ADD (Art du Déplacement ), comunemente conosciuta come Parkour.
Ti sei appassionato da subito?
E’ stato amore a prima vista. L’idea del superare ogni limite mi è entrata in testa quel giorno e non è mai più uscita.
Come lo definiresti con parole tue?
Il Parkour consiste nell’andare dal punto A al punto B superando ogni ostacolo posto davanti, in minor tempo, in totale sicurezza.
Perché pensi che in Italia non sia riconosciuto come sport?
Siamo sulla strada giusta. Ci sono tantissime associazioni, gruppi, comunità ed enti di promozione sportiva come la UISP che riconoscono questa realtà sportiva e lottano ogni giorno per renderla ufficiale. Molte città hanno una palestra di Parkour Indoor e addirittura negli ultimi tempi a Bologna e Bergamo sono stati costruiti dei veri e propri Parkour Park Outdoor, con l’aiuto del Comune e delle associazioni sportive. Sono sicuro che nei prossimi anni ci saranno dei risvolti positivi sul riconoscimento di questa disciplina.
Ci sono rischi?
L’allenamento vero e proprio è prima di tutto mentale, nulla è casuale, ogni salto è pensato e provato tantissime volte, ogni movimento è studiato e controllato al 100%. Un vero “Traceur” (Tracciatore, praticante del Parkour) mantiene il controllo fisico e mentale al massimo, sapendo che cosa fa ciascun muscolo in ogni momento, in ogni salto, nel più piccolo come nel più grande, così da essere in grado di minimizzare ogni tipo di rischio. Ovviamente un atleta sa bene che allenamento significa anche fallimento. Imparare a cadere, è questa la prima cosa che viene insegnata a chi decide di praticare questa disciplina. Bisogna sapersi salvare in ogni situazione. Ogni sport contiene dei rischi, anche questo. Noi ci alleniamo per affrontare al meglio qualsiasi situazione possa capitarci davanti, con coscienza.
E’ impensabile oggi pensare ad un insegnamento del parkour nelle scuole?
No, in Inghilterra hanno già cominciato. Penso che sia una cosa fantastica. Non si tratta soltanto di superare un muro, si tratta di entrare nella condizione mentale giusta per poter superare quel muro. Questo sport aiuta a crescere come individui poi come atleti, sono convinto che permettergli di ampliarsi anche all’interno delle istituzioni pubbliche scolastiche sia la cosa migliore e più giusta per i giovani del futuro. Crescono meglio, più forti e più consapevoli del loro corpo e di ciò che li circonda.
In cosa consiste fare parkour in palestra?
Fare Parkour Indoor permette a tutti, anche ai più piccoli di provare questa disciplina in totale tranquillità grazie ai materassi, ricreando situazioni e percorsi che si possono incontrare di fuori, sul cemento.
Da quanto insegni? Hai dovuto prendere delle qualifiche specifiche? E come sei riuscito ad introdurre questo corso in palestra?
Insegno da quasi due anni, in realtà non avevo mai preso in considerazione l’ipotesi di insegnare, è successo per caso durante uno dei miei allenamenti. Non ho convinto i gestori della palestra ad aprire il corso, mi è stato proposto. Conoscevano già la disciplina e sono stati più che contenti di lasciarmi uno spazio per allenare. Per poter insegnare in palestra ho preso una qualificaattraverso la UISP.
Esattamente in cosa consistono i raduni ufficiali? Sono come delle gare?
Sì esatto, di solito sono divise in due gruppi, style e Speed. In tutte e due si parte da un punto A ad un punto B come arrivo, nella style ovviamente vince chi crea le migliori combo spettacolari e scenica mentre nella Speed vince chi fa il minor tempo.
Consigli?
Sarebbero tanti, ma il migliore che posso dare a chi inizia è : un passo alla volta.
Molti pensano che il parkour non sia altro che una moda pericolosa e sconclusionata, cosa ne pensi di quest’idea?
Penso che sia l’idea di chi non conosce chi siamo e che cosa facciamo. Per capire meglio basta informarsi.
Avendo conosciuto Daniel e il mondo che gravita intorno a questa realtà ci si accorge che certamente il parkour è una disciplina seria, non uno scherzo.
Il pericolo, tema che spesso crea contrasti e tendenza a demonizzare questo fenomeno, non è tanto diverso dal pericolo intrinseco in qualsiasi altra disciplina e può consistere ad esempio nei classici infortuni muscolari o di ossa degli atleti in generale.
Altra cosa è il fenomeno di emulazione derivato da film d’azione, videogiochi o video in rete; fenomeno che purtroppo non accenna a fermarsi, che non riguarda solo il parkour, penso ad esempio al wrestling o ai “selfie estremi”, e che non può avere un colpevole nella disciplina o nel suo insegnamento semmai subisce evidentemente un problema socio-culturale.
L’emulazione si! è indispensabile fermarla e diventa pericolosa in alcune circostanze, ma è bene puntualizzare che in questo caso spesso ci troviamo difronte a persone che senza avere una preparazione psicofisica adeguata, si avventurano spregiudicatamente ad effettuare salti o acrobazie in condizioni di non sicurezza.
Stefano Perilli – Direttore Editoriale