UN VIAGGIO NELLA NATURALE CREAZIONE DELLA MUSICA: Chiara Raggi, un mosaico di bravura

Sono una persona meteoropatica; alzarmi in una mattina di pioggia e sentire il freddo della città aprendo, in un gesto abituale, la finestra non può significare un buongiorno.
Poi ho ricevuto una telefonata, dall’altra parte del telefono: Chiara Raggi, cantautrice, musicista e compositrice riminese, una vera carezza in questa giornata.
Per chi non la conoscesse perfettamente, Chiara è una vera melodia e i suoi progetti sono onorevoli; si diploma, a soli vent’anni, in Chitarra Classica presso il Conservatorio “Giovanni Lettimi” di Rimini, frequenta il Biennio Sperimentale di Secondo Livello TESPI, in regia musicale e arte scenica, presso il Conservatorio di Torino “Giuseppe Verdi” e si diploma in qualità di “Autore di Testi” al CET Centro Europeo di Toscolano, fondato e diretto da Mogol nel 2009.
Ha all’attivo tre album: Molo 22 (2009), Disordine (2015) e Blua Horizonto (2019), cantato in lingua Esperanto.
Il quarto album è uscito il 10 dicembre 2020: “La natura e la pazienza”.
È, inoltre, founder & director del brand Musica di Seta, dedicato alla musica d’autrice attraverso la creazione di una etichetta discografica, un magazine online e l’organizzazione di eventi. Qui la conosceremo un po’ di più.
<<Chi è Chiara in questo nuovo album?>>
<<La Chiara di questo album è la Chiara che arriva dopo 20 anni di carriera, intesa come percorso musicale, con tre dischi alle spalle; questo è il quarto ed è un po’ l’album in cui comincio a tirare una prima linea e in cui raccolgo i frutti di quello che ho seminato. È un album in cui ho messo tutto il bagaglio artistico, culturale ed emotivo di questi anni.>>
Come lo presenteresti il tuo nuovo album?
<<L’album s’intitola “La natura e la pazienza” ed è un album tutto suonato perché vuole indagare la natura umana intesa come un’indagine verso sé stessi, una citazione di sé, dei propri limiti, delle proprie peculiarità, di ciò che ci rende unici e dall’altra parte la pazienza intesa come l’arte dell’attesa e l’arte di essere pazienti con sé stessi, questo sguardo di compassione e carezza, che tante volte noi cerchiamo dall’altro, ma che prima di tutto dobbiamo essere noi stessi a guardarci così. Per me è stato importante realizzarlo in una maniera diversa da quella solita nel pop, anche se non mi piace dare etichette alla musica in generale, tantomeno alla mia, ma è un disco suonato con la presenza di un’orchestra.>>
Una scelta curiosa e molto interessante quella dell’Orchestra…
<<Registrare con l’Orchestra da camera di Rimini è stata un’esperienza meravigliosa, le parti orchestrali sono state arrangiate da Massimiliano Rocchetta che ha fatto un lavoro straordinario. Quando quello che abbiamo letto su carta, una volta che l’orchestra è entrata in studio e ha cominciato a suonare, mi sono detta: “Questa è la scelta giusta” perché veramente siamo così poco abituati all’umanità del suono, ci siamo abituati a questa sinteticità, a queste produzioni che escono un po’ come se fossero delle basi karaoke e invece per me la musica è un mosaico fatto da note, accordi, persone, mani e cuori che battono in quel momento e riuscire a mantenere vivo questo aspetto di umanità, nel mio percorso e in questo momento, era fondamentale.>>
Come è nato il tuo album?
<<Più o meno quattro anni fa ho avuto un cedimento, è stato un momento in cui tutto mi è sembrato troppo difficile e ho preso in seria considerazione l’ipotesi di smettere di fare quello che già per 15/16 anni avevo fatto. Poi in realtà sono ripartita da un sunto che è diventato un po’ il mio mantra: “La musica non ha bisogno di me, ma io non posso fare a meno della musica” e sono ripartita da lì. Dal fatto che da quando avevo 16/17 anni avevo iniziato a scrivere canzoni e sentivo di non poter vivere senza questo aspetto. Ho recuperato una purezza nei confronti della musica, una sacralità, un rispetto e questo mi ha portato a lavorare molto più di prima, ma senza avere delle aspettative particolari. Per cui togliendo l’aspettativa dal mio raggio di azione, alla fine negli ultimi quattro anni sono successe cose troppo belle, troppo oggettive e sono stata ampiamente ricompensata.>>
Possiamo dire che la “pazienza” del titolo dell’album la possiamo rivedere in questi anni in cui hai lavorato tanto e la “natura” nel fatto che la musica sia un dono naturale in te.
<<Sicuramente qualcosa mi è stato donato, anche se non penso che il talento sia sufficiente, sono fan dello studio, della disciplina, del lavorare duro nelle cose, ma chiaro che se non ci fosse un minimo di talento nemmeno la disciplina potrebbe dare frutti così ricchi.>>
Natura e Pazienza sono anche due parole interessanti e che potrebbero descrivere un sentimento nuovo, maturato in questo anno straordinario, nel senso proprio, di fuori dall’ordinario. Come lo hai vissuto e lo vivi?
<<Ci sono state varie fasi; nel senso che nella prima fase di lockdown siamo stati chiamati e ci siamo sentiti chiamati a ricoprire un ruolo sociale con la musica, abbiamo fatto dirette facebook, dirette instagram, ci siamo dati al mondo in un atto di condivisione reale e concreta, sia perché è stato un trauma vedersi blindati in casa e sia perché abbiamo cercato di portare la bellezza nelle case degli altri. Dopodiché dentro di me è successo qualcosa di particolare, sulla coda delle ceneri ancora fumanti di una pandemia, ho preso questo momento, così drammatico e così difficile, in un’occasione di rilancio: ho pensato “qui o annego o comincio a nuotare veramente forte”. A metà maggio ho iniziato a pensare a Musica di Seta che poi ha preso vita concretamente a livello burocratico a giugno e poi siamo andati online a ottobre. Sto cercando di uscire da questo momento con un qualcosa di costruttivo e da costruire.>>
Cos’è Musica di Seta?
<<È un brand, un marchio dedicato alla musica di autrice che fa diverse cose. Ha un triplice aspetto a cui tengo molto: è un’etichetta discografica, un magazine online e si occupa di organizzazione di eventi ad hoc, quando sarà possibile farli, in collaborazione con altre realtà a livello nazionale. Il magazine online viene curato quotidianamente e propone tante rubriche tenute anche da personaggi che fanno parte del mondo della musica e addetti ai lavori importanti; tra questi una delle nostre firme è Michele Neri, autore Rai e direttore della rivista Vinile e Laura Gramuglia, autrice e speaker di Radio Capital; firme prestigiose insieme a tanti cantautori, cantautrici e musicisti che collaborano alla stesura di questo magazine.>>
Da dove arriva il nome Musica di Seta?
<<È il nome che mi accompagna ormai da vent’anni. Ha valore come nome perché la seta rappresenta qualcosa di raffinato ed elegante, ma è anche un materiale estremamente resistente, ha tantissime trame diverse, alcune più leggere ed altre più pesanti, più importanti. Musica di seta è uno spazio in cui c’è spazio veramente per tutte, senza catalogazioni e senza etichettature. L’ho pensata come una casa che io ho iniziato a costruire per me e per tutte quelle cantautrici che cercano trasparenza nella musica, un approccio che sia rispettoso della musica e della persona, una progettualità a lungo termine, tutte cose che nella mia esperienza sono state mancanti, perciò sto cercando di crearle in questa realtà e per questo definisco Musica di seta una community con tante trame diverse, con tanti tessuti diversi, un po’ come le tessere di un mosaico in cui ogni pezzetto costruisce un pezzo più grande.>>
L’album “La natura e la pazienza” è la prima produzione di Musica di seta come etichetta discografica che vedrà altre due pubblicazioni nel 2021, una già in primavera.
Il tuo album ha 9 brani, il primo è il singolo “Mosaico” che è uscito a novembre. Sei legata a qualche brano in particolare?
<<Questo album è il “figlio della rinascita” dopo la mia crisi artistica e ho avuto la fortuna di vivere un flusso creativo che nel giro di due mesi ha tirato fuori tutti questi brani. È stata una scrittura molto ravvicinata che poi ha avuto una lunga gestazione, nel senso che ho scritto nel 2016 più o meno e ci ho messo tre anni nel digerire i brani, andare in studio e registrare, però sono tasselli di uno stesso mosaico. L’unica canzone che non ho scritto io, prima volta che mi capita di inserire una canzone non mia nell’album, è la nona traccia, quella che chiude l’album: “Eterico Libero” scritta da Piero Simoncini che è anche il contrabbassista che suona nell’album con cui lavoro da diversi anni. Questo brano è il racconto dell’attesa di un figlio, io non sono madre e non potrei raccontare questa esperienza, ma mi è piaciuta molto la sua visione: attendere questo “eterico alieno” come lo definisce lui, ed è il tassello che va a raccontare quella visione mancante ancora in me, ma che mi piacerebbe raccontare un giorno.>>
L’album è curato in ogni suo dettaglio, dall’immagine della copertina al packaging eco-sostenibile. Vuoi raccontarci come sono nate queste idee?
<<L’immagine di copertina è stata pensata da Carlo Lanzoni, carnettista (autore di diari da viaggio) riminese, a cui ho chiesto di disegnare il viaggio del mio album. Così ha dato vita a questa finestra sul mare che sembra veramente la storia della mia vita, visto che casa mia ha un panorama simile ed è un’immagine molto rappresentativa per me. Inoltre, la copertina è un po’ anche un gioco perché quando ognuno avrà l’album tra le mani e lo potrà ascoltare, potrà giocare a ritrovare le mie canzoni in copertina; Carlo ha fatto un ascolto attento e ha inserito, in questa stanza/casa, vari elementi che si ritrovano nelle canzoni e che sono ricorrenti di fatto nella mia scrittura. Per quanto riguarda la confezione, ho voluto riprendere un valore che fa parte anche di Musica di Seta che è l’attenzione all’ecosostenibilità. Sono convinta che se vogliamo continuare ad abitare questo Pianeta è importante che ognuno di noi nel suo piccolo possa fare qualcosa, non solo nel suo quotidiano, ma anche a livello lavorativo, da qui sono state fatte scelte in questa ottica, come ad esempio il sito di Musica di Seta e quello mio personale sono appoggiati su server alimentati al 100% a energia eolica. Le confezioni dei cd sono tutti in carta riciclata certificata, con zero emissioni di CO2 e senza uso della plastica. Proprio perché la musica non inquina e non deve inquinare. Il tutto acquista un valore etico anche ed è una strada che ci fa sentire bene.>>
Anche a me ha fatto stare bene parlare con Chiara Raggi della sua musica e dei suoi progetti e continuerò a seguire Musica di Seta sul sito e sui suoi canali social.
Non perdetevi il primo podcast lanciato da Musica di Seta: INTREPIDARIA ideato da Chiara Raggi e scritto da Stefania Panighini, la più giovane regista d’opera in Italia e docente di arte scenica al Conservatorio di Como con la voce di Sara Galli, attrice riminese.
Il podcast racconta in 8 puntate le storie di artiste (non solo della musica) dal 1400 ad oggi che hanno avuto una vita straordinaria, ma non abbastanza straordinaria a causa della disparità di genere e quindi: <<Sono storie di “se”, abbiamo voluto raccontare cosa sarebbe potuto succedere, sono storie di persone vere ma con un taglio fiction.>>
Restate in ascolto!