UNA FINESTRA SULL’ITALIA. FOGGIA CITTÀ

 UNA FINESTRA SULL’ITALIA. FOGGIA CITTÀ

CARI LETTORI OGGI VOGLIO RACCONTARVI UNA STORIA

Mi sono sempre chiesta ma “se una monetina da 1 euro potesse parlare, quante storie potrebbe raccontarci?”..
Ebbene in questo articolo parliamo di Foggia la mia città Natia e volevo occhi diversi dai miei per descrivervela.

Inizia il nostro viaggio filtrato con gli occhi di “Un euro”, la nostra monetina più comune ed anche la coprotagonista della nostra storia.

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Tutto iniziò in un gennaio di un paio di anni fa, un ragazzo nella stazione di Foggia mi cambiò al distributore per acquistare il suo biglietto per ritornare nella sua città universitaria.
Da li ho vissuto un primo momento di prigionia all’interno di questa macchina fatta di acciaio, poi per fortuna arrivò un’altra ragazza e divenni il suo resto, mi mise nel suo portafoglio e mi fece “vedere“ la città. Mi portò lungo il Viale della stazione con ai lati antichi palazzi, alcuni dei quali furono vittime dei bombardamenti del ‘43, passiando per Piazza Cavour dove c’è la fontana del ‘Sele’, che simboleggia l’incrocio con il fiume Sele e dalla quale si creano cinque “raggi” che portano in direzioni diverse: la Villa comunale con un elegante prona o in stile neoclassico che permetaccedervi, la zona pedonale, la stazione, il vecchio cinema e infine Piazza Italia ritrovo dei numerosi giovani all’uscita da scuola.

La ragazza che mi prese, mi mise per un paio di mesi nel suo salvadanaio cosi “ahimè” non potetti vedere molto, solo il bellissimo tramonto che si vedeva dal terrazzo di casa sua.

Arrivato Aprile la ragazza mi portò con se
in giro per la città, era il weekend di “Libando” il festival del cibo di strada che ci permette di te di viaggiare mangiando, quella sera fu molto intensa per me passai dall’essere scambiato per un panino con il polpo allo stand del ristorante “al trabucco di MiMì“ (con sede a Peschici), allo stand degli “scagliozzi” (tranci di polenta fritta) ,per un piatto di orecchiette cime di rapa e “pan cutt”, per finire nella macelleria da Paolo in Piazza Mercato per un panino ai torcinelli e paccanelli (involtini di interiora) .

Il weekend successivo feci un giro folkloristico al mercato di Foggia, dal pesce agli abiti, per finire nelle mani di giovani ragazzi alla sera a prendere lo “shortino” di Borghetti e il cornetto caldo al laboratorio.

Dura la vita da monetina…

Ero davvero stanco quella sera, con quei ragazzi feci l’alba così non so come ma mi ritrovai nel borsellino di un’anziana signora, che come ogni Mercoledì sera foggiano portò me e i suoi nipotini a vedere un cartone animato al cinema ma non cambiò me bensì una banconota; dovetti salutare la dolce nonnina la domenica durante la messa in Cattedrale o anche detta “Chiesa della Santa Maria di Foggia”, che custodisce il celeberrimo dipinto della “Madonna dei sette veli”, Santa protettrice della città. Attorno a questo dipinto vi è una leggenda cioè nessuno ha mai visto il volto della Madonna rappresentato, il ritrovamento miracoloso avvenne grazie a pastori che videro “tre fiammelle” che brillavano sull’acqua. Foggia è una città ricca di storie di grande generosità,ne sono un esempio le numerose iniziative di beneficenza come ,”i fratelli della stazione”, il “centro Villaggio Emmaus”, il “villaggio Don bosco”, che racchiudono la Piccola Comunità Salesiana con Associazione di volontariato ONLUS e Cooperativa Sociale che Gestisce: – Villaggio Emmaus per emarginati – Casa del Giovane per prevenzione – Centro Polivalente per malati AIDS – Villaggio D. Bosco per

Michela Toto

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