UNA FINESTRA SULL’ITALIA. San Ginesio

Il balcone dei Sibillini
Sono solito dice qualcuno fare dei viaggi strani, non abitudinari, non scelgo di andare all’estero ma di godermi l’Italia, l’Italia dei paesi meno conosciuti ma tanto apprezzati e credo che come me molti amino i borghi e la storia del nostro Paese.
Adagiato su un colle con una spettacolare vista sui monti poi verso le colline per poi perdere lo sguardo fino al mare, questa è San Ginesio, definita anche il “balcone dei Sibillini”. Eh già, incantevoli vedute che vanno dall’Adriatico al Gran Sasso, dal Monte Conero ai Sibillini, quei “monti azzurri” così cari al poeta marchigiano, Giacomo Leopardi.
Un piccolo borgo medievale, circondata da una possente cinta muraria, che racchiude storia, tradizioni e sapori dell’entroterra marchigiano. Sfortunatamente colpito dal sisma del 2016 il quale ha provocato enormi danni.
Il nome di questo incantevole borgo è legato a San Ginesio patrono degli attori e dei musici, pensate , la storia ci racconta che Ginesio fu un mimo e musico romano molto apprezzato dall’allora imperatore Diocleziano, lo stesso imperatore nonostante amasse l’arte di Ginesio lo fece decapitare, colpevole di aver abbracciato la religione cristiana. Conosciuto anche come il paese delle 100 chiese, San Ginesio è tra i borghi più belli d’Italia.
Il centro storico tiene ancora intatte le mura di epoca romana, e i capolavori architettonici sono davvero tanti da visitare. Quando si arriva nel pieno centro, nella “piazza” di San Ginesio ci si imbatte subito nella Pieve Colleggiata capolavoro unico nelle Marche per il suo stile “gotico fiorito”, la Colleggiata è dedicata a un “figlio” di San Ginesio, al fondatore del diritto internazionale, maestro di giurisprudenza all’università di Oxford, Alberico Gentili. Vicino alla Colleggiata che domina la piazza c’è la chiesa di San Francesco di epoca romanico-gotico e poi quella di San Michele, tutte con affreschi davvero unici. Purtroppo non bastano le “righe” che ho a disposizione per parlare di tutti i capolavori che ospita San Ginesio.
L’Ospedale dei Pellegrini racchiude in se la storia e la generosità sanginesina, dopo aver oltrepassato la
possente cinta muraria dalla Porta Picena, sulla destra si nota l’Ospedale di San Paolo, detto anche “Ospedale dei Pellegrini”, è un rarissimo esempio di “domus hospitalis“ , che aveva all’origine la funzione di ospitare i pellegrini bisognosi di cibo e riposo diretti verso Loreto o verso Roma. La sua struttura capolavoro di architettura romanica.
Ogni passo tra le strade del borgo ti fanno respirare storia e trasudano tradizione, camminando per il borgo si viene rapiti e quasi il tempo si ferma, ogni vicolo può raccontare una storia, ogni scorcio apre una finestra sui monti sibillini, c’è pace, davvero tanta pace.
Il borgo medievale di San Ginesio è molto legato alla tradizione come dicevo e le rievocazioni storiche sono davvero tante e molto belle, in abiti dell’epoca aiutano a ricordare e a rivi- vere i vari avvenimenti dell’epoca, tra questi:
– “La battaglia della Fornarina”, dove viene narrata la storia di una giovane donna che riuscì a sventare l’attacco dei Fermani al castello di San Ginesio. – “Medievalia” è la settimana dedicata a gare e giochi di rievocazione medioevale e la triennale
– “Il ritorno degli esuli” dove si narrano le vicende di 300 sanginesini esuli per motivi politici. Appuntamenti ricchi di storia che fanno conoscere ai turisti gesta storia e tradizione di San Ginesio.
Ma San Ginesio è anche sinonimo di buon cibo e vini di pregiata fattura. Ho avuto il piacere di assaggiare il polentone di San Ginesio preparato con cinque tipi di carne e ancora oggi dopo 5 anni dalla mia visita a questo splendido borgo ne sento la mancanza. Formaggi e salsicce sono davvero un qualcosa di speciale per i buon gustai.
Tradizione sapori cibo e storia, fanno di questo borgo un qualcosa di unico e regala emozioni da vivere. Purtroppo gli avvenimenti del 2016 e i terremoti che hanno sconvolto la regione Marche hanno creato tantissimi danni a questo borgo incantato, spero vivamente in una sua “rinascita”.
