UNA FINESTRA SULL’ITALIA. URBINO

SEMBRA CHE IL TEMPO SI SIA FERMATO.
Domenica mattina ,treno da Rimini a Pesaro, bus Pesaro Urbino.
Durante l‘ora di bus, c’è questo gioco di curve, di paesaggi e paesini che
ti ricorda che si sta per arrivare in un luogo incantato,dove sembra che “il tempo si sia fermato”. Per me Urbino ha il volto di un studentessa di Farmacia, sul procinto di laurearsi. Vedo la città attraverso le lenti spesse dei suoi occhiali, ed è proprio lei la mia “Guida “ in questo viaggio; esattamente come un Virgilio nella Divina commedia questo viaggio sarà fatto anche di cali di pressioni e
svenimenti, causati però non da cambi di gironi ma dalle ripide salite. Piazza Mercatale accoglie i numerosi turisti, che hanno voglia di farsi catapultare in un mondo rinascimentale ed è proprio qui che la mia guida mi accoglie, ha gli occhi verdi, con la luce del sole brillano cosi come il suo sorriso mentre mi accoglie e mi dice che l’arco che ho di fronte è la “porta” della città, detta “Valbona”, dalla quale si può salire per ammirare il panorama circostante il paese incantato.
Ha la bocca piena di vita mi dice che questa città la sente sua, perché è la città che l’ha accolta cinque anni fa.
La prima volta che arrivò aveva il cuore in petto, come molti degli studenti che Urbino ospita circa 15000, con la paura del vivere sola per la prima volta, con la paura di non farcela, con la paura che questo luogo non l’avrebbe accolta e fatta sua; invece, al contrario, è stata abbracciata da questo borgo rinascimentale dai suoi vicoli ai suoi monti attorno. “Mi ha fatto Rinascere e Riscoprirmi!”, mi dice.
Prima di iniziare il nostro viaggio, mi fa una promessa: “Michi nonostante viva qui da anni ormai, non sono in grado di dirti tutte le bellezze del paese perché ogni volta per me è una continua scoperta, dal vicolo arido e spento in inverno che in primavera per merito dell’anziana signora che ci abita si trasforma in una “serra” colorata e fiorata, dal contrasto dei colori dei mattoncini marroni, caffe, mogano, biscotto, beige, sabbia”.
Poi camminando “Piola dopo piola”, delle specie di scalini fatti in passato per evitare di far scivolare gli animali con neve o pioggia, mi ritrovo ai lati, due vicoli come a metaforizzare una scelta “A sinistra il vicolo della vita a destra quello della morte”, e tu da che parte decidi di stare?”.
I numerosi studenti sicuramente sceglieranno il vicolo a sinistra, infatti c’è da fare una parentesi sulla vita universitaria dove: c’è chi ha dato il suo primo bacio nella Data, le antiche stalle ducali lungo la rampa elicoidale, chi sopra nel giardino del palazzo ducale ha festeggiato la sua laurea, c’è chi in Piazza della Repubblica, con al centro la fontana a forma esagonale che richiama il dipinto della “città ideale”, ha messo su il suo primo comizio politico, c’è chi per ritrovare la pace interiore fa la passeggiata “Carlo Bo” o torroncini verso il Pincio; lungo questa passeggiata ci sono delle mura che fanno ad angolo delle piazzole molto panoramiche dalle quali si possono vedere i monti limitrofi innevati e lunghe distese di verde. C’è chi ha preparato l’ultimo esame,
l’esame che decide la data della tua laurea in fortezza. Una lunga e larga distesa verde, che fa sognare e allo stesso tempo desiderare dato che per arrivarci bisogna “arrampicarsi” nel senso che la strada d’arrivo è una ripida salita che mette alla prova le vostre gambe, glutei e respiro; da qui si può ammirare tutto il borgo, dove il vento ti accarezza lieve il volto come fosse una carezza come se ti dicessi “tu studente fuori sede, fuori casa, lontano” tranquillo ci sono io “. E dolcemente ti sussurra all’orecchio “studia!” un po’ come fosse tua mamma, dove in primavera è teatro dei numerosi picnic o giochi all’aperto degli studenti, dove c’è il cinguettio degli uccelli che vanno a ritmo con lo strimpellio di un provetto chitarrista.
C’è chi ha il frisbee che puntualmente perde, c’è chi è sdraiato su un telo e accanto alla persona amata guarda il cielo e guardando insieme le stesse nuvole immaginano il loro futuro. Dalla fortezza si scende in Piazza verso il Duomo con accanto l’ingresso del Palazzo Ducale, custode del tesoro urbinate. Alcune tra le più importanti maestranze dell’epoca furono coinvolte nella costruzione del palazzo, oggi sede della Galleria Nazionale delle Marche.
La mia “Virgilio”, mi racconta che settembre è in festa con la “Festa dell’aquilone” dove ogni contrada presenta il proprio aquilone e si dichiara il più bello, poi in Estate si svolge una sfilata per la “festa del duca” con i costumi dell’epoca. Il borgo non è solo mura e verde a è anche cibo tipo la crescia ,che a differenza della piadina che è sottile,questa ha un impasto impasto sfogliato elievitato,poi come formaggio vi è la casciotta di urbino ,tartufo proveniente dalle zone di Acqualagna e cinghiale.
Urbino città incantata ,ricca di giovani vite e speranze;- quindi se volete perdervi un un luogo oltretempo Grazie alla mia Virgilio e in bocca a lupo per la laurea.