Una mamma travel blogger (e non solo). Conosciamo Federica Piersimoni

Alzo gli occhi e la vedo. “ENTRATA”, dice la grande scritta sopra la mia testa. Spingo la porta di quell’enorme bestione che è il Grattacielo di Rimini, e che tanto mi piace, e salgo le scale… Era il 14 luglio ed era la prima volta che incontravo Federica Piersimoni. Era anche la prima volta che partecipavo a un corso su come aprire un blog, e ci partecipavo con un idea ben chiara che poi ho dimenticato di portare avanti.
Comunque.
Da quel sabato, dopo aver conosciuto Federica, dopo aver saputo che da ben dieci anni è una travel blogger (e tanto altro), ho iniziato a seguirla assiduamente sui social e non, scoprendo ogni volta qualcosa di più, stupendo- mi ogni volta un po’ di più. Perché? Perché Federica fa un sacco di cose, le fa bene, le fa belle, le fa da tanto tempo e la passione che ci mette e che trasmette è tanta. E poi è gentile, è sorridente, è disponibile. È abbastanza? Sei mesi dopo, bloccata a letto da una simpaticissima influenza, da un piumone di quarantacinque chili e con un termometro che a momenti esplode, vengo a sapere dalla didascalia di una foto su Instagram dell’uscita del suo libro, Una mamma travel blogger per Flaccovio Editore. Non faccio nemmeno in tempo a pensarci che le sto già chiedendo di fare una chiacchierata. Troppe cose belle per non raccontarle!
Domanda di rito: chi è Federica Piersimoni?
<<Blogger, mamma, imprenditrice, da febbraio autrice di un libro (ma anche apprendista pasticcera, amante dei bei film, lettrice di romanzi e, quando nessuno mi sente, cantante stonata)>>.
Come ti è venuta l’idea, dieci anni fa, quando in Italia i blog erano ancora qualcosa più o meno di sconosciuto, di aprirne uno che parlasse di viaggi low cost?
<<L’idea in realtà è venuta a mio fratello che nel giugno del 2008 mi disse «Devi assolutamente aprire un blog, magari di viaggi low cost e scrivere ogni giorno per almeno un anno». Gli anni sono diventati dieci (undici a giugno 2019) e da allora tantissime cose sono cambiate, e quello che è nato come un passatempo è diventato un lavoro che ha portato a una società e a una redazione di ottantacinque autori. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, da bambina vovelo fare la giornalista. Quella per i viaggi l’ho scoperta tardi, ma non l’ho più abbandonata>>.
Su cosa ti sei concentrata all’inizio e su cosa ti concentri oggi?
<<All’inizio mi sono concentrata sulla SEO, cosa che mi ha ripagato dopo pochi anni, complice il fatto che ci fossero pochissimi blog di viaggio e quasi nessun blog di viaggio low cost. L’essermi concentrata su questo aspetto da subito, dieci anni fa, mi ha dato la possibilità di essere in prima pagina su Google per una delle chiavi di ricerca più importanti “viaggi low cost”, l’unico blog in mezzo a tanti colossi e portali di turismo, una soddisfazione. Oggi mi concentro sui social, ma solo perché so di essere “forte” sul posizionamento. Chi nasce oggi non si rende conto che limitarsi a solo uno dei social network è una pratica inutile che non lascerà niente tra uno o due anni>>.
La passione è stata e continua ad essere di fondamentale importanza in tutto quello che fai. Cos’altro non deve mancare per far funzionare tutto?
<<La costanza. Passione e costanza sono le sole cose che, a mio avviso, servono per far decollare qualsiasi progetto. Qualcuno direbbe che anche i soldi servono, io dico che prima dei soldi ci vuole il tempo, e se hai costanza il tempo lo ricavi e di conseguenza, se la tua idea è vincente, viene anche il guadagno. Se non hai costanza non ti basteranno né i soldi né il tempo>>.
Quali sono stati i passi che hai fatto per arrivare qui, oggi? Da Viaggi Low Cost a Tbnet, mantenendo sempre il tuo blog e non solo quello. Come si sono evolute le cose? Hai sempre avuto le idee chiare a riguardo?
<<Ho sempre avuto le idee chiare finché non è nato Giulio. Un figlio ti da tanto ma ti toglie anche tante cose. Per me che ero abituata a gestirmi tutto il mio tempo, a viaggiare senza “chiedere il permesso” è stata una bella e importante rivoluzione. Il gioco negli anni è diventato serio, non è più un passatempo ma una società che ha bisogno di tempo, investimenti personali ed economici e riflessioni accurate. Le idee chiare non le ho sempre, ma per mantenere tutto in equilibrio cerco sempre di schiarirmele in fretta anche grazie alle persone che mi stanno vicino che mi aiutano non poco nell’organizzazione delle mie giornate>>.
A proposito di Giulio, che vi segue da quando è nato, com’è stata quest’avventura? Come l’hai vissuta e come la gestisci?
<<Quando ci penso mi rammarico ancora di aver fatto prendere a Giulio il suo primo aereo solo a 4 mesi. Avevo paura, come spesso accade alle neo mamme, che sarebbe capitato qualcosa, che lui si sarebbe ammalato in viaggio, che noi non saremmo stati bravi genitori. Tutte balle. Il viaggio per noi è stato il miglior modo per essere per la prima volta una famiglia>>.
Qual è la cosa che ti viene chiesta più spesso riguardo ai viaggi con i bimbi piccoli e qual è quella che tu ti senti di dire ai neo genitori?
<<La cosa che mi viene chiesta più spesso è: puoi consigliarmi una meta adatta a questa età? La mia risposta è sempre la stessa, non ci sono mete adatte ad un’età, se i genitori si sentono bene tutto il mondo è adatto ad un bambino. Non posso consigliare il Belgio ai bambini che hanno 3 anni e non a quelli che ne hanno 1, non posso dire che la Giordania va bene ai bambini di 5 anni e non a quelli di 2 mesi. I genitori sono l’unica variabile che in un viaggio fa davvero la differenza, se loro sono tranquilli, si sentono preparati e affrontano le loro normali paure senza farsi dominare da queste, tutto il mondo è a portata di un bambino, che abbia 1 mese o 5 anni>>.
I viaggi prima di Giulio e i viaggi con Giulio, le priorità saranno di certo cambiate…
<<I cambiamenti più grossi li abbiamo notati dai 2 anni in poi. Prima dei 2 anni è semplicissimo viaggiare con un bambino. Tra passeggino, marsupio ergonomico, sonnellini pomeridiani e cibo, tutto è molto semplice, i bambini vanno e fanno quello che dici tu. Dopo è già più complicato, il carattere si forma, le esigenze vengono fuori. Ci siamo accorti che la cosa più difficile sono stati gli on the road. La cosa che è veramente cambiata è stata quella di fare tappe più lunghe in ogni città. Se da sola facevo anche 7 o 8 tappe in un viaggio di 10 giorni, ora ne faccio 3 o 4, non di più. Giulio come ogni bambino ha bisogno dei suoi tempi, ha ritmi più lenti e questo non è un male, anche noi assaporiamo le città in modo diverso, le vediamo con altri occhi, più da local. Per questo motivo abbiamo anche iniziato a viaggiare in modo diverso, fermandoci a dormire in case che mettevano a disposizione una stanza con l’uso delle parti in comune con i padroni di casa, è stato un modo questo per assaporare meglio il viaggio, conoscendo le persone e non solo i luoghi. Adesso ci stiamo orientando sui viaggi on the road. Ci siamo ripromessi di fare almeno un viaggio all’anno in paesi molto diversi dal nostro perché è giusto che Giulio inizi a farsi delle domande a cui poi insieme troveremo delle risposte (o forse no)>>.
In dieci anni turismo e comunicazione sono stati stravolti, qual è stato il cambiamento più grande per te e per il tuo lavoro?
<<Il più grande cambiamento è stata la percezione dell’importanza dei social network rispetto ai blog. Oggigiorno i social network, e mi riferisco in particolare a Instagram, sono una bellissima bolla. Non so se e quando esploderà, ma quello che si tende a fare oggi è trattare i social network come un motore di ricerca, quando non ne hanno ne le sembianze ne le potenzialità. Il cambiamento è inarrestabile, sempre, ma capire il funzionamento di alcuni meccanismi, soprattutto per chi fa questo mestiere o vuole farlo, è importantissimo>>.
Qual è stato l’incontro più importante per la tua carriera? Quello che ti ha fatto decidere di mollare il lavoro, che ti ha fatto capire quale fosse la tua passione… Quell’incontro, se esiste, che ha acceso la miccia.
<<Il primo incontro è stato nel 2010 con le Isole Vergini Britanniche, ho un ricordo incredibile di quel viaggio. Il mio primo viaggio stampa lontan(issm)o da casa, il primo da sola come blogger con altri giornalisti di La Repubblica e altre testate nazionali, il primo viaggio di lavoro che mi ha fatto drizzare le orecchie. Il secondo incontro l’ho fatto proprio la scorsa estate, giugno 2018, ho conosciuto il fondatore di Lonely Planet durante l’Ulissefest a Rimini. Mi sono emozionata e ritrovata nelle sue parole e ho capito, ancora una volta, che per noi viaggiatori il viaggio unisce sempre, mai divide. Da lì sono ripartita con una nuova linfa vitale>>.
Nel mondo del turismo, cosa manca ancora in Italia? Da chi e cosa dovremmo imparare soprattutto?
<<A fornire servizi utili alle famiglie. Dovremmo prendere esempio dai paesi del nord Europa dove le famiglie non si sentono mai a disagio, dove andare al ristorante con due bambini non è difficile perché ci sono i giochi e gli spazi a loro dedicati ovunque, anche in banca. Abbiamo un patrimonio artistico culturale invidiabile, ma per noi è normale e i turisti sono solo da spennare, non da far sentire a proprio agio. L’Italia non è un paese per famiglie>>.
Una difficoltà che quando hai cominciato non c’era e che oggi c’è?
<<La perfezione della fotografia. Mi sono ritrovata di recente a fare una lezione presso un liceo di Rimini. Ho fatto vedere ai ragazzi come è cambiata la comunicazione dal 2008 a oggi. Banalmente, 10 anni fa mentre ero in Polinesia Francese o alle Isole Vergini Britanniche, la fotografia non era di competenza di noi blogger, noi scrivevamo, raccontavamo, al massimo una foto di noi spettinati e sulla spiaggia a mezzo busto la mettevamo, ma niente di più. Oggi la comunicazione è fotografia, passa tutto da lì>>.
Lavorativamente o non, la tua più grande soddisfazione.
<<Essere ancora qui dopo 10 anni. Avere ancora il mio spazio web in cui 3 milioni e mezzo di persone gravitano ogni anno, essere ingaggiata da grandi brand nazionali e internazionali, aver scritto un libro, il sogno di una vita>>.
La cosa più bella che tu abbia mai fatto, quella che ti è piaciuta meno o che ti ha messo in difficoltà.
<<La cosa più bella che ho mai fatto in ambito lavorativo è stata rendere il mio blog un giornale, un’enorme soddisfazione per me che dopo la laurea ho fatto uno stage in una redazione giornalistica. Dopo essermi trovata malissimo, un po’ per gioco mi sono detta: “quasi quasi un giornale come voglio io me lo faccio da me” e da lì… La cosa che mi è piaciuta meno è stata accettare dei lavori non sempre in linea con le mie aspettative. Nella vita però mi piace provare tutto e non dico spesso di no. Ora che ho la possibilità di farlo e che mi conosco bene, so che nessun lavoro vale le mie ansie o le mie paure immotivate e ho imparato a scegliere>>.
La tua esperienza più folle.
<<Potrei dire fare il bagno con gli squali in Polinesia francese, ma mi sono rifiutata. Potrei dire sorvolare i Territori del Nord in Australia in elicottero, ma alla fine non ho fatto nemmeno quello. Non sono un’amante del rischio, il viaggio per me è come la vita, non faccio cose folli solo perché sono dall’altra parte del mondo, mi piace vedere le cose da un punto di vista oggettivo e non falsato, non amo le esperienze che vengono rilegate ai turisti. Fra tutte però potrei dire che l’esperienza più folle è stata avere un bambino!
Bronzo, argento e oro dei viaggi che hai fatto fino ad ora.
Bronzo: Giappone, tornerò appena Giulio inizierà a mangiare sushi
Argento: Australia, terra di grande libertà
Oro: Sudafrica, ci vivrei sei mesi all’anno>>.
Un viaggio che ancora è nel cassetto dei sogni?
<<Troppi: Corea, Maldive, Cina, Turchia, Argentina, Namibia, Marocco, Nuova Zelanda>>.
C’è altro che tieni in quel cassetto?
<<Scrivere un romanzo>>.
Qual è il posto che chiami casa? Se ti dovessi trasferire in un altro paese, quale sceglieresti?
<<Sudafrica>>.
Ultime due domande.
Che consiglio daresti a chi comincia un percorso da travel blogger oggi?
<<Pochi consigli, essere sé stessi, trovare la propria nicchia, avere una visione lunga>>.
A proposito di “casa”, com’è il tuo rapporto con Rimini?
<<Con Rimini ho un bel rapporto! Mi ha accolta (sono marchigiana ma vivo a Rimini da quando avevo 5 anni), cresciuta e nutrita a pane e sogni. Sono anche scappata via per un periodo ma lontana dal mare non riuscivo a stare. Rimini è una città che sempre più si avvicina al mio ideale e sono molto contenta che Giulio crescerà in una città così>>.
E io sono molto contenta di essere capitata in una città come Rimini e di aver incontrato tante persone belle come Federica.
Mentre faccio una stellina sul 15 febbraio per ricordarmi che ci sarà la presentazione di Una mamma travel blogger alla Feltrinelli di Largo Giulio Cesare, a Rimini, penso al viaggio on the road che da qualche settimana mi gira in testa.
Federica, penso che ci sentiremo molto presto…
Da un tuo blog a un tuo libro, Una mamma travel blogger, che uscirà il 14 febbraio…
<<Sì, Una mamma travel blogger uscirà il 14 febbraio nelle librerie, su Amazon, Hoepli e IBS, ma si può già preordinare. Il 15 febbraio invece ci sarà la prima presentazione alla Feltrinelli di Rimini. Il libro è arrivato anche grazie all’editore, Flaccovio Editore, che ha creduto nel mio progetto, quello di aiutare neomamme, donne che vogliono diventare mamme e mamme da tempo, a rimettersi in pista dopo un parto. Una mamma travel blogger da consigli pratici di viaggio con i bambini ma anche consigli pratici su come aprire un blog, curare i social e organizzare una strategia di successo per guadagnare con una nuova attività che non solo include, ma alla cui base c’è la propria famiglia. Devi sapere che quando diventi mamma le cose cambiano e spesso il mondo del lavoro non è clemente>>.