Una sognante melodia in una Rimini ( in)cantata. Elena Sanchi, un ritorno a casa

Se fosse una fashion blogger, le chiederei dove ha preso quegli occhiali da sole spaziali che ha indosso, a forma di cuore che forse rasserenano il mio animo un po’ nervoso in questa strana mattinata di fine ottobre, sotto un cielo terso e caldo, dove la mia sciarpa di lana fa solo ridere.
Elena Sanchi è un animo dolce e subito alla mano, prevedo una bella chiacchierata. Canta e scrive, scrive e canta, la dovremmo chiamare cantautrice, ma noi la chiameremo avvocaNtessa, come ama definirsi lei stessa e presto scopriremo perché. E’ un talento riminese, scoperto nel 2015 con l’uscita del suo primo album “Cuoremigrante” che le regala una meritata vittoria con la targa Tenco per la “miglior opera prima”. Da quell’inizio incerto, ma ricco di sorprese, inizia un vero e proprio viaggio nella musica che la porta fino ad oggi, 2018, con il suo secondo album “Risveglio” e l’uscita del singolo “Rimini” che con la sua musica un po’ folk, un po’ felliniana, come la definisce lei stessa, rimbalza sui social e su Youtube.
Ma chi è veramente Elena Sanchi?
Se dovessi presentarti a chi non conosce la tua musica e la tua storia, cosa diresti?
<< Cosa direi di me? Sai che è una domanda…Wow.
Direi che sono molto felice del periodo che sto passando, sto per realizzare un sogno che è quello di pubblicare questo secondo album. La musica è il canale attraverso il quale mi riesco ad esprimere e quindi realizzare questo nuovo progetto è una cosa stupenda >>.
Ti definisci: AvvocaNtessa. Quanto la musica ha cambiato la tua vita?
<< AvvocaNtessa significa che in passato ho scelto, sbagliando, delle strade in cui non mi riconoscevo, ma che in famiglia si reputavano piuttosto concrete. È stata la scelta di quel piano B di cui sento parlare spesso gli artisti, che chi lavora nell’ambito della musica è quasi obbligato a fare, studiarsi una strada per poi seguirne un’altra che è la passione. Mi sono laureata in giurisprudenza e da qui il termine avvocaNtessa perché ho capito che non era la mia professione, non mi sentivo di esprimere una parte per me importante. Ho lasciato il tribunale e tutto ciò che ha che fare con quel mondo e ho preso coraggio, mi sono data fiducia >>.
Da questa scelta nel 2015 nasce il tuo primo album “Cuoremigrante” che è stato ispirato da un tuo viaggio in Africa, cosa ti ha lasciato questa esperienza?
<< In realtà i viaggi sono stati sei, sei esperienze diverse in Africa. La prima volta che sono partita sono stata in Zambia, poi in Kenya, in Tanzania, in Madagascar poi sono tornata in Kenya un’altra volta. Sono stati viaggi bellissimi che ho fatto una volta laureata, a seguito di un master in cooperazione internazionale e da lì sono entrata nel mondo delle Ong per capire come funzionasse quella realtà. Durante questi viaggi ho scritto molto, la scrittura mi è sempre appartenuta forse avendo anche una mamma insegnante che mi ha cresciuto con le lettere, quindi la scrittura è un po’ come un’eredità. Da questi appunti di viaggio, di esperienze ricche, dove ho conosciuto persone bellissime, orizzonti, prospettive e modi di vivere diversi, sono nate canzoni che sono riuscita a mettere insieme solo dopo la nascita di mio figlio >>.
La nascita di tuo figlio è stata anche la nascita della tua musica?
<< La nascita di mio figlio mi ha messo davanti a quella che ho sempre sentito di essere e mi ha dato il coraggio di esserlo. Mi piaceva pensare che avrei dovuto essere io un esempio piuttosto che solo tante parole. Se dovessimo tornare alla prima domanda che mi hai posto, penso di potermi presentare un po’ come una matta (ride), non seguo scelte facili, ma sicuramente queste mi hanno dato più fiducia in me stessa, poi chissà come andrà, intanto io sono contenta di aver realizzato questo >>.
Prima e dopo Cuoremigrante, dove ti ha portato il tuo viaggio nella musica?
<< A 15 anni ho fatto un’esperienza di canto da un insegnante che forse non mi ha capita, io sono sempre stata timida e forse il suo modo mi ha inibito. Quindi dai 15 anni ai 25 non ho più cantato, poi ho trovato in un supermercato questo biglietto che parlava di lezioni di interpretazione di canto, così interessata ho chiamato e ho conosciuto quello che è stato per una decina d’anni il mio maestro. Con Daniele di Gregorio, musicista di Paolo conte, è stato l’imprinting. Con lui ho condiviso la nascita di “Cuoremigrante” insieme, anche, a Filippo Fucili con il quale sono iniziati i live, una bellissima esperienza, abbiamo fatto tantissime date in acustico e mi ha messo alla prova davanti al pubblico >>.
Cosa ti ha regalato e cosa ti regala il legame con il pubblico. Qual è il riscontro che hai?
<< Il riscontro che ho è positivo, mi piace molto il contatto con il pubblico, infatti più che una scuola accademica è stata la strada e il pubblico a darmi qualcosa in più, ovviamente insieme alle lezioni di Daniele sull’interpretazione che vertevano più sullo studio del gesto, della parola che mi hanno insegnato un modo di vedere e di cantare che mi ha permesso di aprirmi strade diverse. Non sono sicuramente la cantante tipica, ma per me è importante comunicare delle cose quando canto e forse questo arriva di più piuttosto che fare una nota perfetta. Magari a volte è meglio una cosa sbagliata, ma vera >>.
Elena non sarà una cantante “tipica” come dice lei, ma le sue esperienze e il suo percorso rendono la sua musica ricca e profonda. Penso che siano proprio queste le sue più essenziali caratteristiche che fanno di lei una cantautrice con il coraggio di essere sé stessa e non una brutta copia omologata al resto. La sua capacità di vedere oltre il superficiale, la rende anche sensibile a temi più importanti e difficili da riportare in musica.
Hai dedicato la tua voce ad una causa importante come la violenza sulle donne, cosa vuoi dirci a proposito di Insolita tour?
E oggi, “Rimini”, il tuo nuovo singolo. Cosa significa per te?
<< ”Rimini” apre le porte al mio nuovo album, scritto in questi anni durante “Insolita tour”. “Rimini” per me è stato un po’ un ritorno a casa. Mi sono sempre sentita un po’ straniera, ma non in quanto la città di Rimini che mi ha escluso, ma in quanto era una realtà in cui mi specchiavo e non mi ritrovavo perché ho fatto delle scelte diverse che non erano le mie. Una volta fatto tutto il viaggio, vissuto “Cuoremigrante”, una volta tornata a casa, ho trovato questa Rimini, dentro di me, che mi appartiene perché ora ho fatto delle scelte che il mio cuore condivide >>.
Quindi possiamo dire che la musica è stata un ponte per tornare a casa?
<< Sì, la musica è il canale in cui riesco ad esprimere le mie emozioni, attraverso la quale ho scritto delle cose che poi mi sono tornate, magari quando scrivo non mi rendo neanche conto, poi le ascolto e dopo quel tempo di maturazione capisco quello che ho dentro >>.
Da dove nasce il tuo amore per la musica?
<< Il mio amore per la musica nasce da un babbo molto appassionato, fa mercatini con strumenti musicali, dischi, per cui la musica non è mai mancata in casa. I miei genitori si sono separati quando io ero molto piccola, quindi per me la musica è stato anche il canale per relazionarmi con lui, è forse anche un amore nato da un dolore che ho dovuto affrontare da piccola e poi è stato uno sfogo anche per dissolvere la rabbia o le tensioni che mi portavo dentro >>.
La musica di Elena parla da sé, frutto di una ricerca interiore e ricca di vita. Le sue scelte raccontano una donna coraggiosa e diversa, di quel diverso bello, che crea ricchezza. Non ostentatrice, ma portatrice di venti nuovi.
Vogliamo conoscere una curiosità sul tuo singolo “Rimini”. Ha un videoclip particolare, una Elena gigante e vera in una Rimini disegnata, perché?
<< Perché non è questa una Rimini reale, ma una Rimini mia. Dove io oggi mi sento di appartenere, dove mi piace tornare, è più un luogo dell’anima. Non è una Rimini reale, ma qualcosa che una persona ha dentro ed è una riflessione sul termine dello straniero. Oggi siamo abituati a collegare questo termine con l’immigrato, in realtà, riflettendo su questa cosa, ho pensato di essere, in realtà, io stessa straniera nella città dove sono nata. Per cui questo concetto doveva essere visto in una forma più aperta, cosi da metterci nei panni anche dell’altro, dello straniero e capire come ci si sente rifiutati, diversi, non capiti e forse questa relazione e questo trasporto nei panni dell’altro può farci ragionare e far capire delle cose per non aver paura >>.
Il 9 novembre, è uscito il tuo album “Risveglio”, cosa ci puoi dire di più?
<< L’album “Risveglio” porta con sé un messaggio universale, quello di lasciar andare la paura e accettarsi. Attraversarsi dentro, un viaggio introspettivo che è un messaggio condiviso. Darsi fiducia, quello che uno sente davvero di essere senza paura di essere giudicato e fare scelte avendo il coraggio di farle. Sarà una musica diversa rispetto a “Cuoremigrante”, in questo disco mi sono rappresentata anche dal punto di vista del suono, c’è una tastiera, infatti ho studiato pianoforte fin da bambina e così ho ritrovato un sound mio >>.
Un album tutto da scoprire, con 9 canzoni, l’animo gentile di Elena mi ha dato l’onore di ascoltarlo in anteprima e non posso negare di avere già dei brani preferiti.
<< Aggiungo che stiamo organizzando varie date e potete seguire gli aggiornamenti sul mio sito www.elenasanchi.it e sulla pagina facebook Elena Sanchi >>.
Grazie Elena, la tua timidezza nasconde qualcosa di molto prezioso: la tua umanità. Continua a divulgarla con le tue note, tutti gli applausi che riceverai sono solo meritati. Un grosso in bocca al lupo.