VOCE ALLA MUSICA INDIPENDENTE. LUCA FALL E MOTHER GOES PLASTIC

La prima cosa che cattura l’occhio di un osservatore è sicuramente la copertina del nuovo album Mother goes Plastic. Con questa insolita foto rubata quasi per caso al momento fuggente Luca Fall presenta il suo secondo album.
“La foto è stata realizzata a Berlino, mi ha colpito subito perché il creatore voleva fotografare solo il muro, ma una signora in bicicletta è inaspettatamente passata nel mezzo in quel preciso momento. A volte la casualità è un valore aggiunto.”
Troviamo sul retro la mano di Luca stesso, il quale ha cercato di replicare la medesima dinamica nella foto di retrocopertina.
Dopo questa parentesi visiva, andiamo a scoprire chi è Luca Fallini, in arte LUCA FALL.
“Luca Fall è il mio progetto solista nato con la band, poiché per me la condivisione è tutto. Proporre idee, confrontarsi e crescere. Lavoro con il produttore Antonio Patanè, ormai lo conosco da molto tempo e devo dire che mi ha aiutato e tutt’ora mi aiuta davvero tanto. Mi definisco un cantautore, ora in fase promozionale del nuovo disco uscito il trenta novembre: Mother goes plastic. Stiamo organizzando le prime date in zone come Misano e la Grotta Rossa, poi il calendario è in aggiornamento.”
Che possibilità ci sono per la musica emergente in questo periodo?
“Sicuramente non è semplice per un gruppo simile emergere al giorno d’oggi, avere date ed opportunità. Per le realtà indipendenti è sempre un po’ difficile muoversi e farsi conoscere, c’è più spazio per cover band.”
Luca ancora non vive solo ed esclusivamente della sua musica, ma la passione è il motore di ogni cosa. “Sicuramente dovrò cercare anche strade fuori Rimini. C’è un costante pensiero verso l’estero, ma questo comporta diversi problemi logistici anche a livello di organizzazione di un tour. Col tempo e con una rete allargata di conoscenze, si potrà fare molto di più. Forse in Italia c’è più interesse per la musica emergente scritta in italiano come ci dimostrano alcune realtà. L’importante è macinare e seminare.”
Non possiamo evitare di interrogarci sul titolo inconsueto e curioso dell’album. Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova uscita?
“E’ un disco che racconta molto. In particolare il titolo è ispirato ad una stanza dove lavoro con la band: è un nomignolo affettuoso che ho dato a questa camera utilizzata come luogo spirituale di creatività. E’ qui che strimpellando tiro fuori cose, penso e creo. Il nome si riferisce dunque a questo luogo dove c’è come un flusso di arte e musica.”
Com’è costruito lo scheletro dell’album? Di cosa parli in questa stanza artistica?
“Le canzoni parlano tendenzialmente di episodi personali, situazioni emotive e relazionali, è come uno sfogo totale, quasi delirante a volte. La realtà ci porta molte scelte, in questo disco mi sono ispirato ad una musica più internazionale, nonostante il mio amore per la musica italiana. Diciamo che in questo caso ho attuato una sorta di fusione tra idee retro e contemporanee, io stesso spazio nelle mie passioni musicali dagli anni ’60 agli ’80, dai Beatles alla musica elettronica.”
Il primo album vanta anche brani scritti in precedenza, già durante il periodo delle superiori. Possiamo quindi immaginarci Luca come un fedele amatore della musica, sin dagli anni adolescenziali.
”Ho sempre suonato: alle medie con la batteria, poi ho sperimentato un po’ prima di arrivare ad intraprendere un percorso da solista.”