WAVEROCK RIMINI CLIMBERS. Arrampicare a Rimini si puo’

La società sportiva WAVEROCK RIMINI nasce nel 2005 (con il primo nome dell’associazione Arco A.S.D.) nella piccola e gloriosa sala di Piazza Mazzini nel centro storico di Rimini, per volontà di un gruppo di amici appassionati di montagna ed arrampicata. La crescita negli anni è costante, fino ad arrivare nel 2018 all’apertura di una nuova sala d’arrampicata che raddoppia le dimensioni delle sale precedenti, aggiungendo anche le pareti d’arrampicata con la corda.
Oggi la società sportiva WAVEROCK RIMINI conta oltre mille iscritti e gestisce corsi d’avviamento all’arrampicata per adulti, attività di gioco-arrampicata per bambini e ragazzi, attività di sport adattato con bambini e ragazzi diversamente abili o con problemi cognitivo-relazionali, progetti ed attività nelle scuole, uscite su roccia in per i corsisti, gruppi agonistici con i ragazzi iscritti alla FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana). Lo staff dell’Associazione è altamente qualificato: istruttori ed allenatori FASI, laureati in scienze motorie con anni di attività e passione verticale, formazione continua e grande esperienza nel rapporto con bambini e ragazzi di ogni età. Chi oggi mi farà strada in questo mondo in verticale sarà Guido, uno tra i climber più esperti della Romagna. Guido pratica arrampicata libera ed alpinismo ad alto livello da oltre trent’anni, è ingegnere di professione, nonché Istruttore ed Allenatore Federale di arrampicata sportiva.
Ciao Guido! Grazie per avermi incontrata. Non ero mai stata in una sala d’arrampicata… È bellissima!
Ciao Gloria, benvenuta nella casa di WAVEROCK RIMINI e in quella di tutti i climbers riminesi.
Comincio subito con il chiederti in cosa consiste una sala d’arrampicata.
Qui siamo nella classica sala da arrampicata indoor. La struttura che vedi attorno a te serve per gli allenamenti e come vedi è costituita da pareti con diverse inclinazione, tappezzate di “prese” colorate che simulano gli appigli della roccia. Sono di colori diversi perché segnano dei percorsi che ogni arrampicatore può seguire.
Ci sono diversi stili di arrampicata?
Certamente. Intanto devi sapere che l’obiettivo dei climbers non è tanto conquistare la cima, almeno non per tutti: quello che cerchiamo di fare qui dentro è piuttosto superare un percorso, una sequenza di prese più o meno difficili. Questa qui a sinistra è una struttura boulder dove si casca sui materassi da altezza ridotta, uno stile d’arrampicata che consiste nell’eseguire particolari sequenze di movimenti, a volte dinamici, e spesso estremamente difficili. Quella che vedi alle tue spalle è la struttura lead, la classica salita su pareti più alte, dove la caduta a terra è evitata dalla corda. In alcuni casi l’obiettivo è essere veloci. – mi indica la parete verticale che arriva al soffitto – è per la specialità chiamata speed, una competizione agonistica che punta tutto sulla velocità d’arrampicata. Boulder, Lead e Speed sono anche le tre specialità olimpiche: l’arrampicata è sport olimpico, confermato con grande enfasi anche a Parigi 2024, oltre che per Tokio 2021 (sperando si faccia…).
La prossima domanda è da babbani. Si inizia da qui per arrampicare poi fuori?
Non per forza. Chi arrampica indoor non è detto che poi decida di arrampicare anche outdoor, così come chi arrampica outdoor non è detto che abbia iniziato indoor. Sono due mondi che io ritengo complementari. Diciamo che iniziare qui può dare un bel vantaggio per quanto riguarda le basi e i fondamentali della progressione tecnica, l’uso dell’attrezzatura e gli aspetti atletici, ma quando ti sposti all’esterno la sensazione è come ricominciare da zero: occorre qualche giorno per abituarsi alle nuove sensazioni. Se poi scali su roccia, allenarsi e migliorare atleticamente qui dentro è fondamentale per migliorare anche le performance outdoor.
Mi hai detto che WAVEROCK ha raggiunto i mille iscritti, di cui un quinto minorenni, una cifra della quale vantarsi! Come spieghi la notorietà che l’arrampicata ha raggiunto negli ultimi anni?
In molti cominciano ad arrampicare come alternativa alla solita palestra, ai pesi e alle panche, soprattutto ultimamente. Molti approdano qui per cercare qualcosa di diverso. Qualcuno arrampica per un periodo, qualcuno evolve, qualcuno smette subito, per qualcun altro diventa una passione. Dietro l’arrampicata c’è un mondo, una comunità salda come la roccia, appunto. Succede spesso che le amicizie strette qui ti portino ad arrampicare fuori e a farne parte, ma senza passione la strada è breve.
Quando dici che quello dell’arrampicata è un mondo, cosa intendi?
Intendo che non è una cosa che inizia e finisce in qualche ora di allenamento, qualcosa che non si può chiudere dentro la sala d’arrampicata. È una cosa che non si scosta da te e di cui semplicemente non puoi fare a meno. È uno stile di vita, uno stile di vita molto spesso scomodo, ma che accomuna tutti i climbers. Gli allenamenti duri, la forma atletica, l’affrontare il vuoto e le emozioni, sapersi fidare di se stessi, delle proprie capacità, del proprio compagno, puntare dritti all’obiettivo.
Nell’arrampicata o sali o cadi, stop. Non hai modo di temporeggiare, e quando hai raggiunto quello che volevi hai pace per qualche giorno ma poi ti ritrovi con un nuovo obiettivo da raggiungere, con una nuova prova da voler affrontare.
Come descriveresti l’arrampicata?
Direi che è intima. L’arrampicata è uno sport lento, che ti costringe a concentrarti su te stesso, è resistenza e concentrazione: se c’è qualcosa che non funziona a casa, o in famiglia, o al lavoro, paghi tutto, non ti puoi portare dietro niente, quindi o risolvi o rimani a terra. L’arrampicata è disciplina: se hai un progetto, non esiste “mi son svegliato tardi”, oppure “sono stanco”, o “non ho voglia”. E’ forse l’unica forma di Arte Marziale elaborata inizialmente in occidente. C’è l’allenamento e il perfezionare il percorso, e quando non arrampichi è perché devi riposare il corpo e la mente, per poterlo fare il giorno dopo e quello dopo ancora.
Chi arrampica è così: molto focalizzato, e il senso di appartenenza della comunità dei climbers è forte, o sposi questo stile di vita o non duri molto.
Ultima domanda. Come risponde il territorio?
Bene. Facciamo tante attività con i ragazzi, i più piccoli hanno 4-5 anni, quali più grandini ne hanno 17, poi ci sono gli adulti e tra questi molte donne. Qui si entra anche da soli di sera per allenarsi, ognuno si gestisce il proprio tempo. I nostri istruttori sono giovani, esperti e appassionati. Come hai detto prima, abbiamo raggiunto i mille iscritti e tra i più giovani ci sono una quindicina di ragazzi davvero bravi che fanno parte del gruppo agonistico e partecipano al circuito agonistico nazionale federale.
Esco dalla sala di arrampicata e dalla chiacchierata con Guido e mi sembra di vivere con una vista ridotta, mi sembra di perdermi qualcosa che non esiste a portata di passeggiata. Non parlo solo di altitudine, oggi ho capito che non per forza si sale molto di quota nell’arrampicata, né ci si arrampica solo all’aperto o per conquistare vette. Parlo piuttosto di una vista che si affaccia su qualcosa di invisibile e interiore, ma che allo stesso tempo riguarda anche gli altri e quella che volgarmente chiamiamo Natura, perché alla fine è quasi sempre Lei a fare da sfondo ai climbers. Parlo di una vista che si riempie di un senso di comunità e di appartenenza, di uno stile di vita e di principi che non conosco ma che mi sembrano sani e forti. Questa è la vista che ho percepito oggi parlando con Guido.
Esco anche con un consiglio che lui ha dato a me e che io a mia volta do a voi (perché l’ho seguito e ne vale la pena): se siete curiosi, se qualcosa di questo mondo vi risuona e vi chiama, prendetevi un’ora e guardate Stone Locals (free su Youtube) un piccolo grande documentario sullo spirito dell’arrampicata, prodotto da Patagonia. Non ve ne pentirete.
E poi se siete interessati alle attività di WAVEROCK RIMINI potete visitare il loro sito e perché no, anche la sala d’arrampicata.